Difensore civico: la forza della persuasione e del consiglio
(ACON) Trieste, 28 gen - COM/RC - Il Difensore civico
regionale, Caterina Dolcher, è intervenuta alla cerimonia di
inaugurazione dell'anno giudiziario 2008 in merito all'importanza
della mediazione nella soluzione dei piccoli e grandi conflitti a
cui il sistema giustizia è chiamato a rispondere.
La funzione del Difensore civico non comporta alcun potere - fa
presente la Dolcher in una nota. Egli agisce solo attraverso la
capacità di persuasione, informazione, sollecitazione e
consiglio. Eppure serve. C'è da chiedersi perché le istituzioni
facciano così poco affidamento sugli strumenti di persuasione e
di mediazione. Il Difensore civico è una figura complementare
nella tutela dei diritti nella misura in cui ne promuove il
rispetto, perché la tutela dei diritti delle persone passa
anzitutto dal compimento dei doveri di buona amministrazione e
dalla solidarietà tra i cittadini nel nome del bene comune.
In tutte le moderne e avanzate democrazie - prosegue la nota - al
crescere della quantità e complessità delle funzioni pubbliche
nelle relazioni sociali, si definisce l'esigenza per le persone
di una tutela anche non giurisdizionale (e perciò concomitante e
non successiva, persuasiva) nei confronti di atti o comportamenti
lesivi dei diritti, specie da parte delle pubbliche
amministrazioni. La pratica dei diritti è, infatti, altro, e
viene prima rispetto alla loro tutela. Se l'esercizio dei diritti
entra nelle coscienze civili così come la cultura del rispetto,
della fiducia e della comunicazione, e così come la cultura della
conciliazione e della mediazione, possiamo sperare che non ogni
conflitto divenga lite, quando non addirittura lotta di
sopraffazione. Non è proprio la cultura della diffidenza e del
sospetto che alimenta la solitudine e la paura dei nostri
contemporanei?
E' esperienza che la giurisdizione, anche quando raggiunge alti
gradi di efficienza, non ce la fa a dare risposte efficaci - così
ancora la Dolcher. La situazione patologica dell'amministrazione
della giustizia in Italia è la conseguenza di una molteplicità di
fattori, tra i quali c'è sicuramente la disinvolta propensione
all'instaurazione di giudizi per il riconoscimento dei propri
diritti. Sistema costoso: non se ne avvantaggiano i più forti,
coloro che hanno le risorse per sfruttare abilmente le pieghe del
diritto. Così, specie nelle controversie di valore patrimoniale
medio/basso, la complessità del sistema giustizia si riflette sul
cittadino meno abbiente: i tempi del processo uniti ai costi
della difesa non sono compensati dai benefici che può apportare
un provvedimento giurisdizionale favorevole. Ecco che il
cittadino e il consumatore sono spesso indotti a rinunciare
alimentando la sfiducia nel sistema che gli appare
complessivamente ingiusto.
Il Difensore civico ha auspicato, perciò, una cultura giuridica
che rivaluti, a tutti i livelli, sia "prima del" sia "nel"
giudizio, il ruolo preventivo di chi cerca di dirimere il
conflitto prima che il danno sia avvenuto e prima della lite, un
ruolo di contemperamento, di equilibrio, di attenuazione e una
cultura giuridica dove accanto alla tutela dei diritti si lavori
per la pratica dei doveri: far divenire i diritti attraverso il
compimento dei doveri di ciascuno - amministratori e funzionari
per primi - ciascuno per la propria parte. In una società di
crescente insicurezza e intensa conflittualità, le istituzioni
hanno sempre più il compito di individuare gli strumenti per
contribuire alla pacificazione. La mediazione attua una
ricomposizione del rapporto meglio dell'esito della lite, che
lascia inevitabilmente la cicatrice dello scontro e tanta voglia
di ritorsione nella parte soccombente.
La Dolcher confida in una più intensa collaborazione dell'Ufficio
del Difensore civico con la classe forense per contribuire
all'insostituibile funzione dell'avvocato di assistenza e
consiglio nella fase stragiudiziale, e nel suo compito di evitare
la lite mediante gli strumenti della trasparenza e della
mediazione.