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Margh-PD/FI: proposta di legge su ferrovie turistiche

29.01.2008
13:21
(ACON) Trieste, 29 gen - DT - La Meridionale, la Transalpina. E poi la Carnia-Tolmezzo, la Pontebbana, e il vecchio tram di Trieste. Quanto deve il Friuli Venezia Giulia alle ferrovie, quanta energia su quei binari. Basti pensare allo sviluppo che travolse Trieste e il suo porto grazie proprio alla creazione della Meridionale Vienna-Graz-Lubiana-Trieste (inaugurata nel 1857 attraverso il valico del Semmering, oggi patrimonio Unesco), o al boom industriale offerto dall'arrivo del treno da Venezia con la Veneto-Illirica a Pordenone (1855) e poi a Udine e a Gorizia (1860), che tolsero il Friuli e l'Isontino da una condizione di secolare isolamento, proiettando i nostri quattro capoluoghi di provincia su un itinerario internazionale che li avrebbe collegati a Vienna da un lato e a Milano dall'altro.

E' da queste considerazioni che muove la proposta di legge dei consiglieri Giancarlo Tonutti (Margh-PD) e Gaetano Valenti (FI), che intende valorizzare da un punto di vista turistico e culturale la rete ferroviaria regionale.

Tutte queste linee ferroviarie (compresa la trenovia Trieste-Opicina, eccezionale esempio di linea tranviaria extraurbana unica per tecnica costruttiva) e il materiale rotabile circolante (conservato nel Museo storico ferroviario di Campo Marzio, a Trieste) costituiscono una testimonianza di civiltà e come tale possono senz'altro essere annoverati tra i beni culturali da preservare e che la Regione può di conseguenza valorizzare, anche con strumenti normativi, a fini turistici e museali.

La Regione, con questa proposta di legge, potrà pertanto acquisire linee ferroviarie dismesse con l'obiettivo - innanzitutto - di mantenere intatto il tracciato e di adibirle a usi che consentano il mantenimento dell'armamento, l'esercizio saltuario di treni storici e turistici, o il transito di cicli ferroviari, affidandone la gestione a enti locali, associazioni o istituzioni ma non escludendo la possibilità di un loro futuro utilizzo per il traffico ferroviario pubblico, sia passeggeri che merci.

Solo nel caso di impossibilità al riutilizzo ferroviario di queste linee, la Regione potrà progettare piste ciclabili sostitutive, salvaguardando comunque l'architettura originale dei fabbricati ferroviari sorti lungo le linee, contribuendo a creare una rete di mobilità dolce, finalizzata alla fruizione dell'ambiente e del paesaggio. Queste linee progettuali e di intervento saranno oggetto di un Piano regionale annuale e triennale, che definirà anche la spesa dei relativi progetti di recupero.

La proposta, originale nel panorama italiano ma che prefigura un insieme coordinato di servizi turistici e museali con soggetto le ferrovie molto diffusi nel centro Europa e nella cultura anglosassone, vuole da un lato riconoscere nel Museo ferroviario di Trieste una struttura di grande spessore culturale e di forte impatto turistico (peraltro avvicinatasi a questa dimensione nel corso degli ultimi trent'anni grazie allo sforzo di appassionati e volontari affiliati al Dopolavoro ferroviario di Trieste) che merita un intervento urgente di tutela per salvaguardare uno dei più importanti musei italiani su questo tema; dall'altro, sperimentare sul campo la possibilità di recuperare, a fini turistico-culturali, una linea ferroviaria dismessa, la Ferrovia Carnica Carnia-Tolmezzo, che da tempo un'associazione culturale intende gestire con rotabili storici, attrezzando poi un primo impianto ricettivo e museale su ciò che resta di una rete ferroviaria che tra le due guerre percorreva la valle del Tagliamento fino a Villa Santina, quella del But e della Val Degano fino a Comeglians. Il recupero di questo tratto di linea potrà costituire un esempio per successivi ripristini, da concordarsi con associazioni ed Enti locali, quali la Pinzano-Casarsa o la Cervignano-Aquileia-Belvedere, o per la valorizzazione di linee ancora aperte al traffico, ma oggi scarsamente utilizzate quali la Gemona-Pinzano o la Trieste Campo Marzio-Rozzol-Villa Opicina-Monrupino.

Il provvedimento individua anche un primo Centro di documentazione storica sulle ferrovie del Friuli Venezia Giulia: a ospitarlo, sarà la Biblioteca civica Vincenzo Joppi di Udine. Il suo intento, raccogliere documentazione bibliografica e d'archivio per la promozione di studi sull'argomento, coadiuvando nella catalogazione tutti quegli altri centri in regione che posseggono materiali bibliografici e documentari di argomento ferroviario non ancora strutturati in specifiche biblioteche.

Un ruolo invece più apertamente divulgativo e rivolto a sviluppare utili rapporti di collaborazione con gli istituti scolastici promuovendo la cultura storico-ferroviaria nella regione viene riconosciuto all'Archivio storico ferroviario di Casarsa della Delizia che, con specifici progetti di studio e valorizzazione del patrimonio ferroviario regionale, potrà rendere fruibile a una fascia maggiore di cittadini la conoscenza di beni culturali unici in Italia grazie alla presenza di tecnologie originali, edifici e mezzi di trazione specifici appartenuti ad amministrazioni ferroviarie anche diverse da quella italiana. Ma la proposta di legge non dimentica di sostenere progetti innovativi e qualificati per la ricerca storica, nonché attività espositive anche a fini turistico-culturali sulla rete ferroviaria regionale, come si è visto realizzare recentemente con successo dal Centro studi turistici Giorgio Valussi di Gorizia.

Il testo della proposta di legge contribuirà non solo a favorire la valorizzazione dei beni culturali ferroviari della Regione da un punto di vista storico, ma funzionerà anche per la promozione di un diverso modo di concepire il turismo culturale, favorendo azioni sinergiche con musei, teatri, festival ed esposizioni temporanee presenti sul territorio regionale attraverso il raggiungimento - pure nei giorni festivi o in fasce serali laddove non sia tuttora previsto - di importanti centri del Friuli Venezia Giulia utilizzando il treno. Il testo della proposta può funzionare, infine, anche come importante strumento per la tutela ambientale di molti siti della regione, strappando all'incuria diversi sedimi ferroviari di linee dismesse, sia per favorirne il rilancio in chiave turistico-culturale, sia per trasformarli, se non eseguibili i piani di recupero storico-ferroviari, in piste ciclabili o in altre attività di pubblico interesse.