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CR: mozione solidarietà a Benedetto XVI, il dibattito (10)

31.01.2008
18:36
(ACON) Trieste, 31 gen - RC - Non stracciamoci le vesti - ha detto Giancarlo Tonutti (Margh-PD) - perché si è toccato un singolo, mentre rispettiamo il ruolo di ciascuno. Anche se arrivasse Bush, non potremmo garantire che non lo fischino, ed è bene sia così perché sarebbero garanzie di altri regimi. Alla "Sapienza", il papa non sarebbe andato per parlare della dottrina della pace o confrontarsi con il tema della scienza e della fede. Bisogna ricordare che la chiesa è stata intollerante per molto tempo. Oggi la sua tolleranza significa sopportazione, cosa diversa. Sono per un testo che afferma che noi siamo per il dialogo e per le situazioni di confronto, aperte al papa così come a chiunque altro.

I miseri tentativi di recupero sono stati anche peggio dell'errore - ha esordito Bruno Di Natale (AN). Dopo quel fatto, anche il nome "La Sapienza" è divenuto un errore. Abbiamo avuto occasione di conoscere due grandi interpreti della Chiesa cattolica: papa Giovanni Paolo II (che probabilmente alla "Sapienza" sarebbe andato comunque) e ora papa Benedetto XVI. L'ospite è così grande - ha aggiunto Di Natale - in quanto ministro di Dio, che non si può accettare che qualcuno gli abbia detto di no, oppure si deve affermare che non si crede in Dio. Ha infine criticato il fatto che l'ordine del giorno Malattia (Citt), Travanut (DS-PD) e Degano (Margh-PD) sia stato scritto solo oggi, raffazzonando la mozione dell'UDC.

E' mai possibile - ha detto Mauro Travanut (DS-PD) - che 67 docenti universitari siano tutti impazziti improvvisamente o c'è un retropensiero che va compreso? Quei docenti non sono assurdi e non hanno nulla contro il papa, mentre hanno evidenziato un'incongruenza del rettore, che aveva chiamato il papa a fare una prolusione. Una prolusione non è parlare di un oggetto scientifico, ma parlare del senso di quell'oggetto. La prolusione dà il via, dandone il senso totale, a tutto un anno accademico. Il papa non può fare delle ipotesi, può solo esprimere - per ruolo - delle verità. Il pontefice è uomo saggio e va ascoltato, ma una cosa è chiamarlo per una lezione all'Università - come ha fatto il rettore Honsel - altro è chiamarlo per una prolusione.

Per Kristian Franzil (PRC-SE) la questione non è stabilire quanto bravo sia o meno papa Ratzinger, ma se sia vero o meno che gli viene tolto il diritto di parlare. Affermare, in Italia, una censura della Santa Sede o del papa è una grande mistificazione. Il papa interviene anche troppo nella vita degli italiani; semmai c'è da chiedersi come possa fare un laico a difendersi dal sapere ogni giorno ciò che il pontefice fa, dove va, cosa dice. Che docenti abbiano criticato qualcuno, è accaduto anche verso dei laici. La ragione per cui Ratzinger non è andato alla "Sapienza" è perché non accetta il dialogo, perché pretende di dire la sua verità senza possibilità di contraddizione.

La questione, per Bruno Marini (FI), è che non è garantita la libertà di diritto e la libertà di parola. Inutile dire se al papa sia stato o meno suggerito dal Governo di non recarsi all'Università. Certo la sua incolumità sarebbe stata garantita, ma attraverso un tale spiegamento di forze, che avrebbe sollevato solo critiche; le immagini di poliziotti e carabinieri in stato di sommossa per tutelare il papa avrebbero fatto il giro del mondo, assieme a quelle delle immondizie di Napoli, dando dell'Italia un'immagine pessima. Perciò bene ha fatto il papa a rinunciare. Marini ha, quindi, sottolineato l'incongruenza tra l'esclusione del "professor" Ratzinger a parlare e le ovazioni per Sofri.

(segue)