CR: mozione solidarietà a Benedetto XVI, il dibattito (10)
(ACON) Trieste, 31 gen - RC - Non stracciamoci le vesti - ha
detto Giancarlo Tonutti (Margh-PD) - perché si è toccato un
singolo, mentre rispettiamo il ruolo di ciascuno. Anche se
arrivasse Bush, non potremmo garantire che non lo fischino, ed è
bene sia così perché sarebbero garanzie di altri regimi. Alla
"Sapienza", il papa non sarebbe andato per parlare della dottrina
della pace o confrontarsi con il tema della scienza e della fede.
Bisogna ricordare che la chiesa è stata intollerante per molto
tempo. Oggi la sua tolleranza significa sopportazione, cosa
diversa. Sono per un testo che afferma che noi siamo per il
dialogo e per le situazioni di confronto, aperte al papa così
come a chiunque altro.
I miseri tentativi di recupero sono stati anche peggio
dell'errore - ha esordito Bruno Di Natale (AN). Dopo quel fatto,
anche il nome "La Sapienza" è divenuto un errore. Abbiamo avuto
occasione di conoscere due grandi interpreti della Chiesa
cattolica: papa Giovanni Paolo II (che probabilmente alla
"Sapienza" sarebbe andato comunque) e ora papa Benedetto XVI.
L'ospite è così grande - ha aggiunto Di Natale - in quanto
ministro di Dio, che non si può accettare che qualcuno gli abbia
detto di no, oppure si deve affermare che non si crede in Dio. Ha
infine criticato il fatto che l'ordine del giorno Malattia
(Citt), Travanut (DS-PD) e Degano (Margh-PD) sia stato scritto
solo oggi, raffazzonando la mozione dell'UDC.
E' mai possibile - ha detto Mauro Travanut (DS-PD) - che 67
docenti universitari siano tutti impazziti improvvisamente o c'è
un retropensiero che va compreso? Quei docenti non sono assurdi e
non hanno nulla contro il papa, mentre hanno evidenziato
un'incongruenza del rettore, che aveva chiamato il papa a fare
una prolusione. Una prolusione non è parlare di un oggetto
scientifico, ma parlare del senso di quell'oggetto. La prolusione
dà il via, dandone il senso totale, a tutto un anno accademico.
Il papa non può fare delle ipotesi, può solo esprimere - per
ruolo - delle verità. Il pontefice è uomo saggio e va ascoltato,
ma una cosa è chiamarlo per una lezione all'Università - come ha
fatto il rettore Honsel - altro è chiamarlo per una prolusione.
Per Kristian Franzil (PRC-SE) la questione non è stabilire quanto
bravo sia o meno papa Ratzinger, ma se sia vero o meno che gli
viene tolto il diritto di parlare. Affermare, in Italia, una
censura della Santa Sede o del papa è una grande mistificazione.
Il papa interviene anche troppo nella vita degli italiani; semmai
c'è da chiedersi come possa fare un laico a difendersi dal sapere
ogni giorno ciò che il pontefice fa, dove va, cosa dice. Che
docenti abbiano criticato qualcuno, è accaduto anche verso dei
laici. La ragione per cui Ratzinger non è andato alla "Sapienza"
è perché non accetta il dialogo, perché pretende di dire la sua
verità senza possibilità di contraddizione.
La questione, per Bruno Marini (FI), è che non è garantita la
libertà di diritto e la libertà di parola. Inutile dire se al
papa sia stato o meno suggerito dal Governo di non recarsi
all'Università. Certo la sua incolumità sarebbe stata garantita,
ma attraverso un tale spiegamento di forze, che avrebbe sollevato
solo critiche; le immagini di poliziotti e carabinieri in stato
di sommossa per tutelare il papa avrebbero fatto il giro del
mondo, assieme a quelle delle immondizie di Napoli, dando
dell'Italia un'immagine pessima. Perciò bene ha fatto il papa a
rinunciare. Marini ha, quindi, sottolineato l'incongruenza tra
l'esclusione del "professor" Ratzinger a parlare e le ovazioni
per Sofri.
(segue)