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III Comm: audizione con associazione genitori disabili

21.10.2008
13:53
(ACON) Trieste, 21 ott - DT - "Il disabile è una persona. Prova emozioni, si innamora, soffre, nutre ambizioni e ha aspirazioni. Nella nostra Costituzione viene citata la parola solidale: ecco il punto di partenza per garantire servizi gratuiti a queste persone e alle loro famiglie. Perché una vita quanto più vicina al normale ce l'abbiano tutti". Le parole di Ireneo Bertossi, presidente dell'associazione genitori della Onlus "La nostra famiglia" di Pasian di Prato (Udine), sono chiare: la famiglia deve essere al centro di ogni discorso, programma, risorsa, quando si discute di disabilità. Lo ha ripetuto più volte dinanzi alla III Commissione presieduta da Giorgio Venier Romano (UDC), che lo ha ricevuto e ascoltato assieme ad altri genitori.

"La famiglia, ha spiegato Bertossi, rimane sola. Lontana dalle istituzioni, abbandonata persino dai parenti. Ma è dalla famiglia soprattutto che dipende il percorso riabilitativo e sociale del disabile". I problemi, le difficoltà, le lotte quotidiane, sono tante. A partire dalla necessità di una diagnosi precoce, "perché solo così può iniziare tempestivamente la riabilitazione". E poi, ai centri riabilitativi il bambino accede troppo tardi, con il risultato di lunghissime liste d'attesa, centri intasati, e un servizio che non può essere dei migliori".

In più, se alla nascita indubbiamente il bisogno primario è il servizio sanitario, crescendo c'è la necessità di puntare invece su quello sociale-assistenziale. Invece non capita nulla di tutto ciò e il rischio è di rendere adulti bambini ghettizzati. Ma anche i genitori vanno aiutati nell'accettare una realtà quanto mai difficile, così come vanno responsabilizzati nell'individuazione dei servizi sul territorio a loro utili. Altro problema: i ragazzi disabili devono essere supportati anche a casa tenendo presente però che attualmente le figure professionali del servizio socio-assistenziale sono troppo specifiche, non prevedono cioè quella pluralità di interventi fondamentale per la crescita.

E poi c'è il capitolo scuola: disabili e normodotati devono andare in classe insieme. Poi, a ciascun alunno va assegnato un monte ore di sostegno a seconda dei bisogni e delle potenzialità del bimbo. La Regione dovrebbe intervenire pure per sensibilizzare il personale Ata per quei piccoli aiuti come accompagnare ai servizi il piccolo, o dargli da mangiare la merenda. Certo, bisognerebbe anche ampliare l'orario dei centri riabilitativi diurni (oggi sono aperti dalle 8 alle 15.30), altrimenti per forza di cose le mamme non possono fare a meno di rinunciare al lavoro.

Dopo la scuola, il ragazzo va accompagnato nel mondo del lavoro. Una ragione di vita e una questione di dignità per il disabile, a prescindere dalla sua redditività. E poi c'è il grande problema del dopo-genitori: in regione strutture di questo tipo sono carenti. Ultima nota, le risorse: spesso vengono destinate non ai servizi, ma a progetti fini a se stessi (convegni, sportelli). Il risultato è che non fanno rete, né sistema e sono quindi di scarsa utilità alla famiglia.

Dopo l'audizione, gli interventi dei consiglieri. Se Paolo Ciani (PdL) ha rimarcato come "la Regione dovrebbe intervenire per distinguere la patologia dai bisogni, puntando proprio su questi ultimi", Sergio Lupieri (PD) ha sottolineato come "le istituzioni non sono lontane dalle famiglie, e la legge che ha istituito il Fondo per la migliore autonomia possibile lo ha dimostrato". Paolo Menis (PD) si è posto il dubbio che "forse c'è qualche problema di relazione e comunicazione tra le Aziende sanitarie e le famiglie o le loro associazioni", mentre per Massimo Blasoni (PdL) "dobbiamo ammettere l'inadeguatezza degli strumenti normativi. Serve una revisione legislativa".

(immagini tv)