III Comm: audizione con associazione genitori disabili
(ACON) Trieste, 21 ott - DT - "Il disabile è una persona. Prova
emozioni, si innamora, soffre, nutre ambizioni e ha aspirazioni.
Nella nostra Costituzione viene citata la parola solidale: ecco
il punto di partenza per garantire servizi gratuiti a queste
persone e alle loro famiglie. Perché una vita quanto più vicina
al normale ce l'abbiano tutti". Le parole di Ireneo Bertossi,
presidente dell'associazione genitori della Onlus "La nostra
famiglia" di Pasian di Prato (Udine), sono chiare: la famiglia
deve essere al centro di ogni discorso, programma, risorsa,
quando si discute di disabilità. Lo ha ripetuto più volte dinanzi
alla III Commissione presieduta da Giorgio Venier Romano (UDC),
che lo ha ricevuto e ascoltato assieme ad altri genitori.
"La famiglia, ha spiegato Bertossi, rimane sola. Lontana dalle
istituzioni, abbandonata persino dai parenti. Ma è dalla famiglia
soprattutto che dipende il percorso riabilitativo e sociale del
disabile". I problemi, le difficoltà, le lotte quotidiane, sono
tante. A partire dalla necessità di una diagnosi precoce, "perché
solo così può iniziare tempestivamente la riabilitazione". E poi,
ai centri riabilitativi il bambino accede troppo tardi, con il
risultato di lunghissime liste d'attesa, centri intasati, e un
servizio che non può essere dei migliori".
In più, se alla nascita indubbiamente il bisogno primario è il
servizio sanitario, crescendo c'è la necessità di puntare invece
su quello sociale-assistenziale. Invece non capita nulla di tutto
ciò e il rischio è di rendere adulti bambini ghettizzati. Ma
anche i genitori vanno aiutati nell'accettare una realtà quanto
mai difficile, così come vanno responsabilizzati
nell'individuazione dei servizi sul territorio a loro utili.
Altro problema: i ragazzi disabili devono essere supportati anche
a casa tenendo presente però che attualmente le figure
professionali del servizio socio-assistenziale sono troppo
specifiche, non prevedono cioè quella pluralità di interventi
fondamentale per la crescita.
E poi c'è il capitolo scuola: disabili e normodotati devono
andare in classe insieme. Poi, a ciascun alunno va assegnato un
monte ore di sostegno a seconda dei bisogni e delle potenzialità
del bimbo. La Regione dovrebbe intervenire pure per
sensibilizzare il personale Ata per quei piccoli aiuti come
accompagnare ai servizi il piccolo, o dargli da mangiare la
merenda. Certo, bisognerebbe anche ampliare l'orario dei centri
riabilitativi diurni (oggi sono aperti dalle 8 alle 15.30),
altrimenti per forza di cose le mamme non possono fare a meno di
rinunciare al lavoro.
Dopo la scuola, il ragazzo va accompagnato nel mondo del lavoro.
Una ragione di vita e una questione di dignità per il disabile, a
prescindere dalla sua redditività. E poi c'è il grande problema
del dopo-genitori: in regione strutture di questo tipo sono
carenti. Ultima nota, le risorse: spesso vengono destinate non ai
servizi, ma a progetti fini a se stessi (convegni, sportelli). Il
risultato è che non fanno rete, né sistema e sono quindi di
scarsa utilità alla famiglia.
Dopo l'audizione, gli interventi dei consiglieri. Se Paolo Ciani
(PdL) ha rimarcato come "la Regione dovrebbe intervenire per
distinguere la patologia dai bisogni, puntando proprio su questi
ultimi", Sergio Lupieri (PD) ha sottolineato come "le istituzioni
non sono lontane dalle famiglie, e la legge che ha istituito il
Fondo per la migliore autonomia possibile lo ha dimostrato".
Paolo Menis (PD) si è posto il dubbio che "forse c'è qualche
problema di relazione e comunicazione tra le Aziende sanitarie e
le famiglie o le loro associazioni", mentre per Massimo Blasoni
(PdL) "dobbiamo ammettere l'inadeguatezza degli strumenti
normativi. Serve una revisione legislativa".
(immagini tv)