CR. dibattito mozione tutela lingue slavofone (2)
(ACON) Trieste, 16 dic - COM/DT - Ad aprire il dibattito sulla
mozione, Piero Colussi di IdV-Citt. Oggi ci si chiede di
aggiungere alle 12 minoranze storiche linguistiche italiane (di
cui ben 3 presenti in Friuli Venezia Giulia) riconosciute dalla
482, ancora delle altre. Ma quell'elenco fu il frutto di studi
approfonditi, mentre oggi rischiamo di far venir meno un faticoso
equilibrio e riaprire così un dibattito che vedrebbe coinvolte
molte altre comunità linguistiche. Dietro a questa mozione si
celano obiettivi politici finalizzati a mettere in discussione
antiche consuetudini di buona convivenza, realtà comunque oggi
superate dalla realizzazione della nuova Europa alla quale la
nostra regione e la Slovenia partecipano convintamene.
Sulla stessa lunghezza d'onda Igor Gabrovec (PD). L'Associazione
degli slavisti italiani, ha annotato, si è già espressa: in
provincia di Udine ci sono dialetti sloveni che appartengono alla
lingua slovena, molto arcaici, certo, ma comunque appartenenti a
quella lingua e non ad altre. Questa mozione non può essere
adottata perché chi scrive le leggi deve basarsi su dati certi,
scientifici. Se poi qualcuno ha qualche dubbio ancora, può
proporre di istituire una commissione che approfondisca questo
problema. La politica non si deve sostituire alla scienza,
altrimenti ogni dialetto potrebbe diventare lingua.
Di parere opposto Luigi Ferone. Per l'esponente del Partito
Pensionati le lingue slavofone della provincia di Udine vanno
salvaguardate, non ha senso riconoscerle nell'ampio bacino della
comunità slovena. Anzi, sarebbe un non riconoscimento che
potrebbe portare alla morte delle tre comunità. E invece bisogna
dare giustizia e dignità a queste popolazioni, oltre che
contributi autonomi.
Per Igor Kocijancic (SA) non si può, in base a una mozione,
decidere che resiano, natisoniano e po-nasen siano lingue che
derivano da una cosa diversa dello sloveno. Risiedono lì, il
ceppo è comune. Poi, chi parla questi dialetti può sentirsi
italiano o sloveno, la nazionalità è un'altra cosa. Suggerisco,
come prevede l'ordine del giorno che ho presentato, di
organizzare il prossimo anno un convegno per approfondire
seriamente questo tema.
Ha svolto il suo intervento prima in tedesco e poi in italiano
Franco Baritussio, PdL. Possiamo esprimerci nelle parlate locali,
ha spiegato, ma tutti comprendiamo l'italiano. Con questa crisi,
sarebbe il caso di risparmiare qualche euro evitandoci la
traduzione, senza ledere i diritti di nessuno. Riguardo alla
mozione, lascio agli storici e ai linguisti stabilire se queste
parlare siano di origine slavofona o derivino dallo sloveno. Ma
se queste popolazioni vogliono che le loro parlate vengano
estrapolate dal quadro di tutela della minoranza slovena, perché
non consentirglielo? Infine, questa Regione ha disciplinato e
tutelato sloveno e friulano, soltanto il tedesco, la terza lingua
del Friuli Venezia Giulia, non ha avuto una sua legge specifica.
(segue)