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CR. dibattito mozione tutela lingue slavofone (2)

16.12.2008
12:00
(ACON) Trieste, 16 dic - COM/DT - Ad aprire il dibattito sulla mozione, Piero Colussi di IdV-Citt. Oggi ci si chiede di aggiungere alle 12 minoranze storiche linguistiche italiane (di cui ben 3 presenti in Friuli Venezia Giulia) riconosciute dalla 482, ancora delle altre. Ma quell'elenco fu il frutto di studi approfonditi, mentre oggi rischiamo di far venir meno un faticoso equilibrio e riaprire così un dibattito che vedrebbe coinvolte molte altre comunità linguistiche. Dietro a questa mozione si celano obiettivi politici finalizzati a mettere in discussione antiche consuetudini di buona convivenza, realtà comunque oggi superate dalla realizzazione della nuova Europa alla quale la nostra regione e la Slovenia partecipano convintamene.

Sulla stessa lunghezza d'onda Igor Gabrovec (PD). L'Associazione degli slavisti italiani, ha annotato, si è già espressa: in provincia di Udine ci sono dialetti sloveni che appartengono alla lingua slovena, molto arcaici, certo, ma comunque appartenenti a quella lingua e non ad altre. Questa mozione non può essere adottata perché chi scrive le leggi deve basarsi su dati certi, scientifici. Se poi qualcuno ha qualche dubbio ancora, può proporre di istituire una commissione che approfondisca questo problema. La politica non si deve sostituire alla scienza, altrimenti ogni dialetto potrebbe diventare lingua.

Di parere opposto Luigi Ferone. Per l'esponente del Partito Pensionati le lingue slavofone della provincia di Udine vanno salvaguardate, non ha senso riconoscerle nell'ampio bacino della comunità slovena. Anzi, sarebbe un non riconoscimento che potrebbe portare alla morte delle tre comunità. E invece bisogna dare giustizia e dignità a queste popolazioni, oltre che contributi autonomi.

Per Igor Kocijancic (SA) non si può, in base a una mozione, decidere che resiano, natisoniano e po-nasen siano lingue che derivano da una cosa diversa dello sloveno. Risiedono lì, il ceppo è comune. Poi, chi parla questi dialetti può sentirsi italiano o sloveno, la nazionalità è un'altra cosa. Suggerisco, come prevede l'ordine del giorno che ho presentato, di organizzare il prossimo anno un convegno per approfondire seriamente questo tema.

Ha svolto il suo intervento prima in tedesco e poi in italiano Franco Baritussio, PdL. Possiamo esprimerci nelle parlate locali, ha spiegato, ma tutti comprendiamo l'italiano. Con questa crisi, sarebbe il caso di risparmiare qualche euro evitandoci la traduzione, senza ledere i diritti di nessuno. Riguardo alla mozione, lascio agli storici e ai linguisti stabilire se queste parlare siano di origine slavofona o derivino dallo sloveno. Ma se queste popolazioni vogliono che le loro parlate vengano estrapolate dal quadro di tutela della minoranza slovena, perché non consentirglielo? Infine, questa Regione ha disciplinato e tutelato sloveno e friulano, soltanto il tedesco, la terza lingua del Friuli Venezia Giulia, non ha avuto una sua legge specifica.

(segue)