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VI Commissione: visita a Museo ferroviario di Trieste

10.03.2009
18:13
(ACON) Trieste, 10 mar - DT - Un Museo ferroviario sistemato in una stazione vera. Carrozze d'epoca e motrici a vapore su binari che ancora funzionano (sulle direttrici Opicina, Udine e Venezia), la conservazione di un mondo ottocentesco fatto di un viaggiare lento stravolto dall'ingegnarsi della tecnica e dalla storia con i suoi confini mobili. E' una sorta di paese dei balocchi per gli appassionati, il Museo ferroviario di Campo Marzio, a Trieste.

Capolinea della Transalpina (la Trieste-Vienna, del 1906), e della Parenzana (la ferrovia a scartamento ridotto che univa la città all'Istria fino al 1935), il vecchio palazzo asburgico a due passi dalle Rive venne chiuso al servizio passeggeri il 31 dicembre del 1958. Per rifarsi, poi, una nuova vita grazie ai volontari del Dopolavoro ferroviario. Tanto che oggi il Museo è apprezzato in Italia (ma conosciuto soprattutto all'estero), le iniziative non mancano (dai treni storici che scalano il Carso all'ambientazione di film, alla mostra sui tram urbani da inaugurare a fine anno), e la passione nemmeno.

Infatti, proprio il Museo triestino potrebbe divenire il simbolo di una proposta di legge che porta la firma di Giorgio Baiutti, del PD sulla valorizzazione della rete ferroviaria regionale a scopo turistico-culturale. Per questo motivo, la VI Commissione consiliare, con il suo presidente Piero Camber (PdL) e una decina di consiglieri, ha voluto visitare il Museo, che nel 2009 festeggia i 25 anni di vita. Con un annuncio un po' a sorpresa: l'intera area potrebbe essere rilevata, ha affermato Camber, dalla Fiera di Trieste per farne il suo nuovo comprensorio accanto ai costruendi Archivio fotografico Alinari e Museo della scienza.

Perché la spada di Damocle è un possibile sfratto visto che nel 2006 una società trevigiana ha acquisito all'asta l'intero complesso di Campo Marzio di proprietà delle Ferrovie, vincolato comunque - per quanto concerne stazione, binari e collezioni - dalla Sovrintendenza regionale. "Noi paghiamo un affitto di 60 mila euro all'anno, un comodato piuttosto oneroso, ha spiegato il presidente del DLF Claudio Vianello. Il rischio è che Trieste da un lato perda il museo, dall'altro che scompaia un terminal viaggiatori che potrebbe essere rivitalizzato turisticamente e sfruttato per la mobilità verso il centro città ".

"Dobbiamo trattare con le Ferrovie perché si possano acquisire i binari dismessi, ha spiegato Camber, ci serve un tavolo Stato-Regione. Quello che viene abbandonato dalle FS può essere recuperato e Campo Marzio potrebbe essere il primo esempio in Friuli Venezia Giulia. In Austria, in Slovenia, funzionano con successo i treni turistici, perché non fare altrettanto? E poi, c'è l'ipotesi della metropolitana leggera, da realizzare in accordo con l'Autorità portuale, di cui si sta occupando l'assessore ai Trasporti Riccardi".

Debitamente restaurato, tra atrio, sale d'attesa, sala ristorante e un lungo corridoio, il Museo ospita più di mille pezzi: modellini, stampe, disegni tecnici e foto d'epoca di gallerie, ponti, viadotti, la riproduzione in scala del ponte di Salcano (in Slovenia, vicino Nova Gorica), documenti della trenovia Trieste-Opicina (ma anche tram veri, a cavalli ed elettrici), il plastico del sistema ferro-portuale triestino e un altro, enorme e funzionante, che riproduce lo snodo di Opicina nel 1910, una panchina dell'arredo originario della stazione dei primi Novecento, persino la ricostruzione di uno sportello di una biglietteria e di un ufficio-movimento. E poi vecchi orari, biglietti e tessere, timbri, telefoni di servizio, berretti e feluche dell'impero, copricapi britannici, tedeschi, polacchi, italiani, fischi a vapore, un manichino in uniforme da ferroviere austro-ungarico, una valigetta portapranzo e un cesto di vimini utilizzato per caricare il carbone nel carro combustibile.

Le stelle, però, sono loro: locomotive (dieci a vapore, italiane, austro-ungariche, e una da guerra tedesca), motrici elettriche e diesel, carrozze passeggeri, una dozzina di carri e veicoli storici, vagoni merci e un treno armato utilizzato dalle ferrovie del Terzo Reich nella Seconda guerra mondiale. A tutto ciò vanno aggiunte una biblioteca (oltre 1500 volumi), un archivio storico, la fototeca e una videoteca.

(foto; immagini tv)