V Comm: documento per la cooperazione internazionale
(ACON) Trieste, 10 mar - RC - Il documento pluriennale di
indirizzi generali in materia di cooperazione e attività
internazionali della Regione ritornerà per l'ultima volta
all'attenzione della V Commissione consiliare la prossima
settimana, poi anch'esso sarà posto all'attenzione dell'intero
Consiglio.
Al presidente Roberto Marin (PdL) il compito di riassumerne i
contenuti, che vanno dal definire una norma di attuazione
statutaria che disciplini i rapporti tra Stato e Regione e con
l'Unione europea per quanto concerne i rapporti internazionali al
rafforzare l'autonomia negoziale della Regione, ciò anche in
vista della costituzione di organismi di diritto pubblico (GECT,
ovvero Gruppi europei di collaborazione territoriale, oppure
Euroregione da istituire con Veneto e Carinzia, in attesa che la
Slovenia regolarizzi il proprio assetto istituzionale);
dall'affermare che l'Assemblea legislativa dovrà essere
preventivamente informata delle decisioni che la Giunta intende
prendere a livello internazionale al potenziamento delle
strutture e del personale che oggi operano presso l'Ufficio della
Regione a Bruxelles; dal coinvolgere maggiormente gli enti locali
ai programmi europei inerenti il pacchetto clima-energia, ciò
affinché non vadano persi cospicui fondi comunitari per la lotta
all'emissione di anidride carbonica, al favorire l'allargamento
dell'UE ai Paesi balcanici attraverso i gemellaggi istituzionali
quali pre-adesione.
E ancora: si sottolineano alcuni settori chiave tra cui
soprattutto la libera circolazione dei servizi sanitari e la
politica comune della pesca; si auspicano maggiori rapporti con
Paesi emergenti quali Marocco, Tunisia, Egitto, Siria, Giordania,
India, Viet Nam e Brasile, ma anche con quelli caratterizzati per
una forte presenza di corregionali come accade in Canada (più
difficile, invece, anche per questioni nazionali, avere rapporti
fruttuosi con la Cina); si chiede il potenziamento di Informest e
Finest per il sostegno delle piccole e medie imprese, per
garantire loro nuovi strumenti di garanzia ma anche personale
qualificato che le aiuti ad internazionalizzarsi.
All'estero non conoscono cosa il Friuli Venezia Giulia offra a
livello di poli intermodali - ha proseguito Marin citando
l'Adriatico quale via verso il Centro e il Nord Europa. Infine,
ha definito i distretti industriali una formula tra le migliori
per resistere alla crisi economica, e dunque la necessità di
rafforzarli.
Durante il dibattito, Mauro Travanut (PD) aveva sottolineato come
non sia il caso che nell'Euroregione entrino realtà quali la
Lombardia piuttosto che l'Emilia Romagna, anche perché Trieste
non potrebbe certo ambire ad essere il centro di una tale
Euroregione. Ma Marin gli aveva fatto presente che il presidente
Tondo, espressione di tutte le forze di maggioranza, nella sua
relazione programmatica aveva parlato di Veneto, Laender
austriaci, Slovenia e Contee croate, ma di nessun altra Regione
italiana.
Credere oppure no nell'Euroregione non è cosa da poco - aveva
rimarcato Alessandro Tesini (PD) chiedendo alla maggioranza se
intendeva andare sino in fondo, perché ci sono questioni ancora
aperte con Parlamento e Governo. Aveva però riconosciuto che la
Regione può agire solo a livello di GECT, dove non è importante
tanto chi vi fa parte quanto gli obiettivi comuni e il loro
raggiungimento. Ecco che affiancare un ordine del giorno
approvato dall'Aula al documento preparato dalla Commissione,
permetterà alla Giunta di agire con maggior forza a livello
nazionale.
Non sono un entusiasta dell'Euroregione - aveva affermato Antonio
Pedicini (PdL), a detta del quale non c'è spazio per individuare
nuove identità, specie oggi che l'UE è allargata in maniera
smisurata e inopportuna, e non pensa alla Croazia che anzi
ritiene dovrebbe entrarci. Anche sua la convinzione che sia poco
significativo sapere quanto si estenda l'Euroregione se si pensa
ai GECT quali strumenti operativi. La Regione scarseggia quanto
ad obiettivi europei. Trieste ha avuto un ruolo che deve
riscoprire guardando ai Balcani. L'ufficio di Bruxelles non può
essere di mera rappresentanza, ma deve possedere le conoscenze
adeguate per fornire le nozioni di cui la Regione ha bisogno.
Alessandro Corazza (IdV-Citt) aveva fatto presente che mentre
Tondo citava le Contee croate, il documento della Commissione no.
Aveva poi chiesto si ponesse più enfasi alla partecipazione dei
Comuni al pacchetto clima; che si prevedesse un monitoraggio
della Regione sulla partecipazione ai progetti e ai fondi europei
chiedendo relazioni periodiche in tal senso; che non si parlasse
di Euroregione solo in termini di rapporti economici ma anche
culturali, magari attraverso la mobilità tra i giovani, tra gli
studenti.
Non me lo sento di dire che il distretto industriale che noi oggi
abbiamo sia effettivamente il modello da presentare per superare
la crisi - aveva concluso Igor Kocijancic (SA). Facciamo un
documento che non sia solo un elenco di indirizzi vuoti, ma
questi contengano un valore applicativo delle proposte che la
Giunta si troverà a fare a livello nazionale.