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V Comm: documento per la cooperazione internazionale

10.03.2009
18:41
(ACON) Trieste, 10 mar - RC - Il documento pluriennale di indirizzi generali in materia di cooperazione e attività internazionali della Regione ritornerà per l'ultima volta all'attenzione della V Commissione consiliare la prossima settimana, poi anch'esso sarà posto all'attenzione dell'intero Consiglio.

Al presidente Roberto Marin (PdL) il compito di riassumerne i contenuti, che vanno dal definire una norma di attuazione statutaria che disciplini i rapporti tra Stato e Regione e con l'Unione europea per quanto concerne i rapporti internazionali al rafforzare l'autonomia negoziale della Regione, ciò anche in vista della costituzione di organismi di diritto pubblico (GECT, ovvero Gruppi europei di collaborazione territoriale, oppure Euroregione da istituire con Veneto e Carinzia, in attesa che la Slovenia regolarizzi il proprio assetto istituzionale); dall'affermare che l'Assemblea legislativa dovrà essere preventivamente informata delle decisioni che la Giunta intende prendere a livello internazionale al potenziamento delle strutture e del personale che oggi operano presso l'Ufficio della Regione a Bruxelles; dal coinvolgere maggiormente gli enti locali ai programmi europei inerenti il pacchetto clima-energia, ciò affinché non vadano persi cospicui fondi comunitari per la lotta all'emissione di anidride carbonica, al favorire l'allargamento dell'UE ai Paesi balcanici attraverso i gemellaggi istituzionali quali pre-adesione.

E ancora: si sottolineano alcuni settori chiave tra cui soprattutto la libera circolazione dei servizi sanitari e la politica comune della pesca; si auspicano maggiori rapporti con Paesi emergenti quali Marocco, Tunisia, Egitto, Siria, Giordania, India, Viet Nam e Brasile, ma anche con quelli caratterizzati per una forte presenza di corregionali come accade in Canada (più difficile, invece, anche per questioni nazionali, avere rapporti fruttuosi con la Cina); si chiede il potenziamento di Informest e Finest per il sostegno delle piccole e medie imprese, per garantire loro nuovi strumenti di garanzia ma anche personale qualificato che le aiuti ad internazionalizzarsi.

All'estero non conoscono cosa il Friuli Venezia Giulia offra a livello di poli intermodali - ha proseguito Marin citando l'Adriatico quale via verso il Centro e il Nord Europa. Infine, ha definito i distretti industriali una formula tra le migliori per resistere alla crisi economica, e dunque la necessità di rafforzarli.

Durante il dibattito, Mauro Travanut (PD) aveva sottolineato come non sia il caso che nell'Euroregione entrino realtà quali la Lombardia piuttosto che l'Emilia Romagna, anche perché Trieste non potrebbe certo ambire ad essere il centro di una tale Euroregione. Ma Marin gli aveva fatto presente che il presidente Tondo, espressione di tutte le forze di maggioranza, nella sua relazione programmatica aveva parlato di Veneto, Laender austriaci, Slovenia e Contee croate, ma di nessun altra Regione italiana.

Credere oppure no nell'Euroregione non è cosa da poco - aveva rimarcato Alessandro Tesini (PD) chiedendo alla maggioranza se intendeva andare sino in fondo, perché ci sono questioni ancora aperte con Parlamento e Governo. Aveva però riconosciuto che la Regione può agire solo a livello di GECT, dove non è importante tanto chi vi fa parte quanto gli obiettivi comuni e il loro raggiungimento. Ecco che affiancare un ordine del giorno approvato dall'Aula al documento preparato dalla Commissione, permetterà alla Giunta di agire con maggior forza a livello nazionale.

Non sono un entusiasta dell'Euroregione - aveva affermato Antonio Pedicini (PdL), a detta del quale non c'è spazio per individuare nuove identità, specie oggi che l'UE è allargata in maniera smisurata e inopportuna, e non pensa alla Croazia che anzi ritiene dovrebbe entrarci. Anche sua la convinzione che sia poco significativo sapere quanto si estenda l'Euroregione se si pensa ai GECT quali strumenti operativi. La Regione scarseggia quanto ad obiettivi europei. Trieste ha avuto un ruolo che deve riscoprire guardando ai Balcani. L'ufficio di Bruxelles non può essere di mera rappresentanza, ma deve possedere le conoscenze adeguate per fornire le nozioni di cui la Regione ha bisogno.

Alessandro Corazza (IdV-Citt) aveva fatto presente che mentre Tondo citava le Contee croate, il documento della Commissione no. Aveva poi chiesto si ponesse più enfasi alla partecipazione dei Comuni al pacchetto clima; che si prevedesse un monitoraggio della Regione sulla partecipazione ai progetti e ai fondi europei chiedendo relazioni periodiche in tal senso; che non si parlasse di Euroregione solo in termini di rapporti economici ma anche culturali, magari attraverso la mobilità tra i giovani, tra gli studenti.

Non me lo sento di dire che il distretto industriale che noi oggi abbiamo sia effettivamente il modello da presentare per superare la crisi - aveva concluso Igor Kocijancic (SA). Facciamo un documento che non sia solo un elenco di indirizzi vuoti, ma questi contengano un valore applicativo delle proposte che la Giunta si troverà a fare a livello nazionale.