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VI Comm: audizioni su pdl valorizzazione dialetti

14.07.2009
17:52
(ACON) Trieste, 14 lug - DT - Sì alla valorizzazione e alla promozione del patrimonio dialettale regionale. Sì al dialetto come espressione viva nella comunicazione e della cultura in generale. Lo prevede il testo unico che nasce dalla fusione di tre progetti di legge simili (di PdL e UDC il primo, della LN il secondo, e di IdV-Citt con SA-PRC l'ultimo) che è stato promosso a pieni voti di fronte alla VI Commissione consiliare da tutti i soggetti invitati in audizione.

Tra questi, Angelo Tabaro, della Direzione Cultura della Regione Veneto che ha anticipato tutti con una normativa specifica targata 1994. Un provvedimento, ha ricordato Tabaro, che ha permesso a ladini, cimbri, germanofoni e friulani di sostenere le loro attività di ricerca e di diffondere la lingua originale - ad esempio - con spettacoli teatrali o attività editoriali. Ma parecchio si è insistito sulla scuola: il dialetto veneto è sì molto parlato, eppure poco conosciuto da un punto di vista letterario e su questo abbiamo agito, ha annotato Tabaro, sulla formazione dei docenti, perché venisse considerato patrimonio da inserire nell'offerta formativa scolastica.

In effetti, sull'importanza di coinvolgere i giovani e la scuola hanno convenuto in molti, su tutti il Comitato promotore della cultura giuliana e l'Associazione culturale giuliano-veneta (che poi ha molto insistito sull'importanza di dotare la legge di fondi adeguati).

Teatro dialettale con "La Contrada", lo stabile di Trieste che produce da oltre trent'anni spettacoli in dialetto (e non solo). Anche per la sua presidente Livia Amabilino è fondamentale che la conservazione dei dialetti passi attraverso le nuove generazioni. Con una proposta in più: che il pdl sostenga la produzione, ma anche la distribuzione degli spettacoli dialettali e favorisca la coproduzione tra enti teatrali del Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino e dell'Istria.

Chiesto, poi, da molte associazioni il sostegno ai festival musicali e, come ha evidenziato l'Associazione "Antiqua", ai singoli spettacoli musicali (che devono essere altrettanto citati in legge e tutelati, specie chi fa ricerca sul patrimonio musicale antico della regione) mentre l'Istituto di cultura veneta del Friuli Venezia Giulia, Istria, Dalmazia e Montenegro punta sulla valorizzazione dell'antica toponomastica, magari con cartelli stradali specifici.

E se il Comitato promotore del Festival della canzone triestina e quello del Festival della canzone di Grado descrivono il dialetto come veicolo di diffusione di valori identitari, il Circolo amici del dialetto triestino invece parla degli idiomi come sistema-cultura. I nostri dialetti sono interregionali e interetnici: si parlano in Friuli Venezia Giulia, ma anche - e a tutti i livelli sociali - in Veneto, Istria, Dalmazia. E allora, se parliamo di cultura, questa deve essere sostenuta da mezzi economici proporzionali alla consistenza numerica di ogni gruppo etnico che produce cultura. Per questo, conclude il Circolo, chiediamo le stesse risorse rispetto a quanto stanziato nelle leggi sulla tutela delle lingue minoritarie (sloveno e tedesco).

Pieno appoggio al provvedimento anche dall'Associazione 13 Casade, dal Centro studi "Biagio Marin" (che ha sollecitato la presenza del mondo associativo nel Comitato regionale per la valorizzazione dei dialetti), dall'Associazione culturale bisiaca e da quella giuliani nel mondo (si mantiene, così, quel sentimento di vicinanza con chi è emigrato), dall'associazione teatrale "L'Armonia". E via libera pure delle università di Trieste e Udine, che hanno fornito alla Commissione dei suggerimenti tecnici al testo. Presenti anche Bruno Scaramuzza (esperto del dialetto gradese), la regista e lo scrittore - entrambi triestini - Alessandra Scaramuzza e Claudio Grisancich.

Esaurite le audizioni, sono intervenuti i consiglieri. Piero Colussi (IdV-Citt) ha ricordato come si tratti di una legge di valorizzazione, che non può essere collocata sullo stesso piano di quelle su sloveno e tedesco. Ci sembrava comunque opportuno porre mano anche ai dialetti.

Forse all'inizio il provvedimento è stato accolto con un po' di snobismo, ha ricordato Federico Razzini (LN). Eppure la valorizzazione del patrimonio culturale è una ricchezza per tutti.

Questo nostro microcosmo, il Friuli Venezia Giulia, è così composito e bello, ha annotato Giorgio Brandolin (PD), che deve essere valorizzato e sostenuto da tutti al di là dell'appartenenza politica.

Per Roberto Antonaz (SA-PRC), infine, si completa l'iter iniziato anni fa. La nostra è una Regione all'avanguardia nella tutela delle lingue e degli idiomi, che deve proprio a loro la sua specificità.

(immagini tv)