VI Comm: audizioni su pdl valorizzazione dialetti
(ACON) Trieste, 14 lug - DT - Sì alla valorizzazione e alla
promozione del patrimonio dialettale regionale. Sì al dialetto
come espressione viva nella comunicazione e della cultura in
generale. Lo prevede il testo unico che nasce dalla fusione di
tre progetti di legge simili (di PdL e UDC il primo, della LN il
secondo, e di IdV-Citt con SA-PRC l'ultimo) che è stato promosso
a pieni voti di fronte alla VI Commissione consiliare da tutti i
soggetti invitati in audizione.
Tra questi, Angelo Tabaro, della Direzione Cultura della Regione
Veneto che ha anticipato tutti con una normativa specifica
targata 1994. Un provvedimento, ha ricordato Tabaro, che ha
permesso a ladini, cimbri, germanofoni e friulani di sostenere le
loro attività di ricerca e di diffondere la lingua originale - ad
esempio - con spettacoli teatrali o attività editoriali. Ma
parecchio si è insistito sulla scuola: il dialetto veneto è sì
molto parlato, eppure poco conosciuto da un punto di vista
letterario e su questo abbiamo agito, ha annotato Tabaro, sulla
formazione dei docenti, perché venisse considerato patrimonio da
inserire nell'offerta formativa scolastica.
In effetti, sull'importanza di coinvolgere i giovani e la scuola
hanno convenuto in molti, su tutti il Comitato promotore della
cultura giuliana e l'Associazione culturale giuliano-veneta (che
poi ha molto insistito sull'importanza di dotare la legge di
fondi adeguati).
Teatro dialettale con "La Contrada", lo stabile di Trieste che
produce da oltre trent'anni spettacoli in dialetto (e non solo).
Anche per la sua presidente Livia Amabilino è fondamentale che la
conservazione dei dialetti passi attraverso le nuove generazioni.
Con una proposta in più: che il pdl sostenga la produzione, ma
anche la distribuzione degli spettacoli dialettali e favorisca la
coproduzione tra enti teatrali del Friuli Venezia Giulia, Veneto,
Trentino e dell'Istria.
Chiesto, poi, da molte associazioni il sostegno ai festival
musicali e, come ha evidenziato l'Associazione "Antiqua", ai
singoli spettacoli musicali (che devono essere altrettanto citati
in legge e tutelati, specie chi fa ricerca sul patrimonio
musicale antico della regione) mentre l'Istituto di cultura
veneta del Friuli Venezia Giulia, Istria, Dalmazia e Montenegro
punta sulla valorizzazione dell'antica toponomastica, magari con
cartelli stradali specifici.
E se il Comitato promotore del Festival della canzone triestina e
quello del Festival della canzone di Grado descrivono il dialetto
come veicolo di diffusione di valori identitari, il Circolo amici
del dialetto triestino invece parla degli idiomi come
sistema-cultura. I nostri dialetti sono interregionali e
interetnici: si parlano in Friuli Venezia Giulia, ma anche - e a
tutti i livelli sociali - in Veneto, Istria, Dalmazia. E allora,
se parliamo di cultura, questa deve essere sostenuta da mezzi
economici proporzionali alla consistenza numerica di ogni gruppo
etnico che produce cultura. Per questo, conclude il Circolo,
chiediamo le stesse risorse rispetto a quanto stanziato nelle
leggi sulla tutela delle lingue minoritarie (sloveno e tedesco).
Pieno appoggio al provvedimento anche dall'Associazione 13
Casade, dal Centro studi "Biagio Marin" (che ha sollecitato la
presenza del mondo associativo nel Comitato regionale per la
valorizzazione dei dialetti), dall'Associazione culturale bisiaca
e da quella giuliani nel mondo (si mantiene, così, quel
sentimento di vicinanza con chi è emigrato), dall'associazione
teatrale "L'Armonia". E via libera pure delle università di
Trieste e Udine, che hanno fornito alla Commissione dei
suggerimenti tecnici al testo. Presenti anche Bruno Scaramuzza
(esperto del dialetto gradese), la regista e lo scrittore -
entrambi triestini - Alessandra Scaramuzza e Claudio Grisancich.
Esaurite le audizioni, sono intervenuti i consiglieri. Piero
Colussi (IdV-Citt) ha ricordato come si tratti di una legge di
valorizzazione, che non può essere collocata sullo stesso piano
di quelle su sloveno e tedesco. Ci sembrava comunque opportuno
porre mano anche ai dialetti.
Forse all'inizio il provvedimento è stato accolto con un po' di
snobismo, ha ricordato Federico Razzini (LN). Eppure la
valorizzazione del patrimonio culturale è una ricchezza per
tutti.
Questo nostro microcosmo, il Friuli Venezia Giulia, è così
composito e bello, ha annotato Giorgio Brandolin (PD), che deve
essere valorizzato e sostenuto da tutti al di là
dell'appartenenza politica.
Per Roberto Antonaz (SA-PRC), infine, si completa l'iter iniziato
anni fa. La nostra è una Regione all'avanguardia nella tutela
delle lingue e degli idiomi, che deve proprio a loro la sua
specificità.
(immagini tv)