PD: Menis, welfare: le nuove sfide del mondo globale
(ACON) Trieste, 25 lug - COM/MPB - La proposta di legge 39
approda in III commissione, e si ricomincia a discutere di
questioni che parevano ormai risolte, in merito all'integrazione
- scrive in una lunga nota il consigliere regionale del PD Paolo
Menis che ricorda che il percorso di accoglienza è stato chiesto
dalle stesse realtà produttive (piccole e medie imprese,
industria e settore agricolo in particolare) che sono il tessuto
economico della nostra realtà e avevano bisogno di forza lavoro
per la loro stessa esistenza. E sottolinea come la nostra
condizione non possa essere paragonata a quella di realtà come
Milano, Padova o altre città del Nord che necessitano di
provvedimenti più incisivi in materia di immigrazione.
Menis, autore della missiva di qualche giorno fa rivolta a tutte
le parrocchie della Diocesi per sensibilizzarle sul problema,
sottolinea che nelle linee guida del programma di Tondo si legge
tra l'altro che "anche l'immigrazione, se correttamente gestita,
va considerata come capitale umano" e, ancora, che "il Friuli
Venezia Giulia da terra di emigrazione è diventata terra
d'immigrazione. Una sfida complessa nella quale si intrecciano
opportunità e problemi che va governata con equilibrio e
lungimiranza valorizzando lo spirito di solidarietà che da sempre
contraddistingue la nostra comunità".
Come si concilia tutto questo con quanto abbiamo sotto gli occhi
oggi? Come si pensa di ottenere questo inserimento nel tessuto
sociale, quando una giovane mamma immigrata non potrà godere per
i propri figli delle stesse condizioni d'accesso all'asilo nido o
alla scuola per studiare? Quali extracomunitari potranno mai
diventare una "vera risorsa" se una volta che avranno bisogno
d'aiuto chiederemo loro 15 anni di residenza?
Sono gli interrogativi che pone il consigliere evidenziando il
diverso atteggiamento quando le stesse persone da assistiti
diventano assistenti, come nel caso delle badanti.
Un welfare dalla doppia faccia, due facce per due categorie di
cittadini, anzi forse tre o ancora di più - commenta Menis -
perché i nostri extracomunitari sono anche i tanti ricercatori
dell'Area di Ricerca di Trieste, i cervelli venuti da lontano a
cui forse, però, non vorremmo riservare lo stesso trattamento dei
normali immigrati per paura che tornino da dove sono venuti.
Giova ribadire - prosegue ancora l'esponente del PD - che stiamo
distruggendo un lavoro lungo trent'anni. Stiamo minando la base
delle nostre tradizioni, di un metodo basato sull'incontro con
l'altro, illudendoci che basti una risposta falsa, mascherata,
d'immagine per risolvere la grana dell'integrazione. Come se per
risolvere l'emarginazione, l'immigrazione o la disabilità fosse
sufficiente cercare di rendere la vita impossibile a chi ne fa
parte, tagliare le risorse, cercare di escluderle, tanto prima o
poi spariranno. È la sindrome del "penultimo", di chi ha bisogno
di scaricare paure e responsabilità su qualcun'altro, e i più
deboli si prestano bene a questo ruolo, a cui attribuire le colpe
di tutti gli insuccessi. Tutto ha un'unica e semplice
spiegazione: l'immigrazione. Non esistono distinzioni, tra chi
lavora e chi delinque, chi contribuisce alla comunità civile e
chi invece non ne accetta volutamente le regole.
Non è possibile vincere la sfida della globalizzazione - conclude
Menis - senza mettere in campo il dialogo, la comprensione,
l'ascolto. Servono regole chiare, che diano importanza alla
nostra identità culturale e sociale, e allo stesso tempo aprano
alla diversità senza paura di un confronto paritario. Un momento
di rinnovata coscienza civile per parlare di immigrazione
riconoscendone diritti e doveri, risorse e criticità, con
l'obiettivo di lavorare insieme per trovare la soluzione.
In Commissione questo si è concretizzato nella richiesta di una
serie di audizioni, sia perché la materia di per sé stessa
coinvolge più assessorati (Famiglia, Salute, Istruzione, Casa...)
sia perché sarebbe inaccettabile e sciocco prescindere
dall'esperienza dei tanti soggetti che vivono quotidianamente a
contatto con l'altro: sia Enti locali, Province e Comuni in testa
con i loro servizi e uffici, che saranno anche chiamati a dare
applicazione alle norme che approveremo e che quindi è opportuno
che esprimano le loro osservazioni anche di carattere pratico;
sia le diffuse comunità di accoglienza del territorio.
Ascoltiamoli - è l'esortazione finale di Menis - anche correndo
il rischio che a qualcuno venga qualche dubbio, e proviamo, dopo
averli sentiti, a rifarci le prime domande, chissà che qualcuno
non cambi idea.