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PD: Menis, welfare: le nuove sfide del mondo globale

25.07.2009
13:38
(ACON) Trieste, 25 lug - COM/MPB - La proposta di legge 39 approda in III commissione, e si ricomincia a discutere di questioni che parevano ormai risolte, in merito all'integrazione - scrive in una lunga nota il consigliere regionale del PD Paolo Menis che ricorda che il percorso di accoglienza è stato chiesto dalle stesse realtà produttive (piccole e medie imprese, industria e settore agricolo in particolare) che sono il tessuto economico della nostra realtà e avevano bisogno di forza lavoro per la loro stessa esistenza. E sottolinea come la nostra condizione non possa essere paragonata a quella di realtà come Milano, Padova o altre città del Nord che necessitano di provvedimenti più incisivi in materia di immigrazione.

Menis, autore della missiva di qualche giorno fa rivolta a tutte le parrocchie della Diocesi per sensibilizzarle sul problema, sottolinea che nelle linee guida del programma di Tondo si legge tra l'altro che "anche l'immigrazione, se correttamente gestita, va considerata come capitale umano" e, ancora, che "il Friuli Venezia Giulia da terra di emigrazione è diventata terra d'immigrazione. Una sfida complessa nella quale si intrecciano opportunità e problemi che va governata con equilibrio e lungimiranza valorizzando lo spirito di solidarietà che da sempre contraddistingue la nostra comunità".

Come si concilia tutto questo con quanto abbiamo sotto gli occhi oggi? Come si pensa di ottenere questo inserimento nel tessuto sociale, quando una giovane mamma immigrata non potrà godere per i propri figli delle stesse condizioni d'accesso all'asilo nido o alla scuola per studiare? Quali extracomunitari potranno mai diventare una "vera risorsa" se una volta che avranno bisogno d'aiuto chiederemo loro 15 anni di residenza? Sono gli interrogativi che pone il consigliere evidenziando il diverso atteggiamento quando le stesse persone da assistiti diventano assistenti, come nel caso delle badanti.

Un welfare dalla doppia faccia, due facce per due categorie di cittadini, anzi forse tre o ancora di più - commenta Menis - perché i nostri extracomunitari sono anche i tanti ricercatori dell'Area di Ricerca di Trieste, i cervelli venuti da lontano a cui forse, però, non vorremmo riservare lo stesso trattamento dei normali immigrati per paura che tornino da dove sono venuti.

Giova ribadire - prosegue ancora l'esponente del PD - che stiamo distruggendo un lavoro lungo trent'anni. Stiamo minando la base delle nostre tradizioni, di un metodo basato sull'incontro con l'altro, illudendoci che basti una risposta falsa, mascherata, d'immagine per risolvere la grana dell'integrazione. Come se per risolvere l'emarginazione, l'immigrazione o la disabilità fosse sufficiente cercare di rendere la vita impossibile a chi ne fa parte, tagliare le risorse, cercare di escluderle, tanto prima o poi spariranno. È la sindrome del "penultimo", di chi ha bisogno di scaricare paure e responsabilità su qualcun'altro, e i più deboli si prestano bene a questo ruolo, a cui attribuire le colpe di tutti gli insuccessi. Tutto ha un'unica e semplice spiegazione: l'immigrazione. Non esistono distinzioni, tra chi lavora e chi delinque, chi contribuisce alla comunità civile e chi invece non ne accetta volutamente le regole.

Non è possibile vincere la sfida della globalizzazione - conclude Menis - senza mettere in campo il dialogo, la comprensione, l'ascolto. Servono regole chiare, che diano importanza alla nostra identità culturale e sociale, e allo stesso tempo aprano alla diversità senza paura di un confronto paritario. Un momento di rinnovata coscienza civile per parlare di immigrazione riconoscendone diritti e doveri, risorse e criticità, con l'obiettivo di lavorare insieme per trovare la soluzione.

In Commissione questo si è concretizzato nella richiesta di una serie di audizioni, sia perché la materia di per sé stessa coinvolge più assessorati (Famiglia, Salute, Istruzione, Casa...) sia perché sarebbe inaccettabile e sciocco prescindere dall'esperienza dei tanti soggetti che vivono quotidianamente a contatto con l'altro: sia Enti locali, Province e Comuni in testa con i loro servizi e uffici, che saranno anche chiamati a dare applicazione alle norme che approveremo e che quindi è opportuno che esprimano le loro osservazioni anche di carattere pratico; sia le diffuse comunità di accoglienza del territorio.

Ascoltiamoli - è l'esortazione finale di Menis - anche correndo il rischio che a qualcuno venga qualche dubbio, e proviamo, dopo averli sentiti, a rifarci le prime domande, chissà che qualcuno non cambi idea.