PD: Codega, perplessità di metodo per classi con stranieri
(ACON) Trieste, 11 gen - COM/AB - Rispetto all'idea delle
classi ponte per soli immigrati portate avanti solo un anno fa
dalla Lega, la proposta di porre un tetto, il 30%, per la
presenza degli alunni stranieri nelle classi, è senz'altro un
passo avanti. L'intento è anche condivisibile, quello cioè di
evitare di formare classi ghetto. Ma il metodo e le condizioni
poste non ci vedono d'accordo.
Lo afferma Franco Codega, consigliere regionale del PD, che ha
delle perplessità sul limite del 30%, che può essere troppo alto
o troppo basso a seconda dei casi: tutto dipende infatti dalle
condizioni interne del personale docente ed educativo delle
singole scuole, dalle capacità didattiche, dalle competenze
presenti nei vari istituti. Tutti fattori che solo le singole
scuole sono in grado di valutare.
Si introduce quindi un appesantimento burocratico eccessivo,
quale la richiesta di permesso e successiva autorizzazione, caso
per caso, del Direttore generale dell'Ufficio scolastico
regionale, per discostarsi, sia al rialzo come al ribasso, dalla
quota del 30%. Si esautora così l'autonomia delle singole scuole
che già istituzionalmente, attraverso apposita delibera dei
propri Consigli di Istituto e criteri stabiliti dal Collegio
docenti, definiscono criteri di formazione delle classi.
Si pongono inoltre grosse difficoltà applicative nella fase di
iscrizioni degli alunni per l'anno successivo. La circolare,
infatti, prevede esplicitamente che il limite del 30% possa
essere innalzato "a fronte della presenza di alunni stranieri già
in possesso delle adeguate competenze linguistiche": ma come si
può sapere, al momento della iscrizione, il grado di conoscenza
della lingua italiana degli alunni che si iscrivono (il 30%
infatti degli alunni stranieri parla bene l'italiano)? E senza
questo dato è impossibile verificare la quota degli alunni privi
delle competenze linguistiche e quindi costituire le classi
secondo le nuove rigide regole.
Nei casi più eclatanti, situazioni di scuole con il 30 o 40% di
alunni stranieri, si dovrà ricorrere, secondo le nuove norme, ai
patti territoriali e ad accordi con gli Enti locali che potrebbe
significare, per scuole di singoli paesi o di specifici quartieri
di città, il ricorrere al trasferimento di alunni da una scuola
all'altra o da un paese all'altro. Questo pone problemi di
scuolabus, di sradicamento di alunni che vivono nello stesso
paese ma devono frequentare scuole diverse.
Si parla infine di mettere in atto un potenziamento dell'attività
didattica mirata: moduli intensivi, laboratori linguistici,
percorsi personalizzati di lingua italiana sia in orario
curricolare che pomeridiano. E questa è la strada giusta. Ma
proprio per percorrere questa strada il ministero non offre né
strumenti, né mezzi. Al contrario, proprio in questi anni sta
attuando il più massiccio taglio di personale, di monte ore
didattico, di fondi per il funzionamento anche solo normale.