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PD: Codega, perplessità di metodo per classi con stranieri

11.01.2010
10:52
(ACON) Trieste, 11 gen - COM/AB - Rispetto all'idea delle classi ponte per soli immigrati portate avanti solo un anno fa dalla Lega, la proposta di porre un tetto, il 30%, per la presenza degli alunni stranieri nelle classi, è senz'altro un passo avanti. L'intento è anche condivisibile, quello cioè di evitare di formare classi ghetto. Ma il metodo e le condizioni poste non ci vedono d'accordo.

Lo afferma Franco Codega, consigliere regionale del PD, che ha delle perplessità sul limite del 30%, che può essere troppo alto o troppo basso a seconda dei casi: tutto dipende infatti dalle condizioni interne del personale docente ed educativo delle singole scuole, dalle capacità didattiche, dalle competenze presenti nei vari istituti. Tutti fattori che solo le singole scuole sono in grado di valutare.

Si introduce quindi un appesantimento burocratico eccessivo, quale la richiesta di permesso e successiva autorizzazione, caso per caso, del Direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale, per discostarsi, sia al rialzo come al ribasso, dalla quota del 30%. Si esautora così l'autonomia delle singole scuole che già istituzionalmente, attraverso apposita delibera dei propri Consigli di Istituto e criteri stabiliti dal Collegio docenti, definiscono criteri di formazione delle classi.

Si pongono inoltre grosse difficoltà applicative nella fase di iscrizioni degli alunni per l'anno successivo. La circolare, infatti, prevede esplicitamente che il limite del 30% possa essere innalzato "a fronte della presenza di alunni stranieri già in possesso delle adeguate competenze linguistiche": ma come si può sapere, al momento della iscrizione, il grado di conoscenza della lingua italiana degli alunni che si iscrivono (il 30% infatti degli alunni stranieri parla bene l'italiano)? E senza questo dato è impossibile verificare la quota degli alunni privi delle competenze linguistiche e quindi costituire le classi secondo le nuove rigide regole.

Nei casi più eclatanti, situazioni di scuole con il 30 o 40% di alunni stranieri, si dovrà ricorrere, secondo le nuove norme, ai patti territoriali e ad accordi con gli Enti locali che potrebbe significare, per scuole di singoli paesi o di specifici quartieri di città, il ricorrere al trasferimento di alunni da una scuola all'altra o da un paese all'altro. Questo pone problemi di scuolabus, di sradicamento di alunni che vivono nello stesso paese ma devono frequentare scuole diverse.

Si parla infine di mettere in atto un potenziamento dell'attività didattica mirata: moduli intensivi, laboratori linguistici, percorsi personalizzati di lingua italiana sia in orario curricolare che pomeridiano. E questa è la strada giusta. Ma proprio per percorrere questa strada il ministero non offre né strumenti, né mezzi. Al contrario, proprio in questi anni sta attuando il più massiccio taglio di personale, di monte ore didattico, di fondi per il funzionamento anche solo normale.