III-IV Comm: audizioni Ferriera Servola, gli assessori (1)
(ACON) Trieste, 27 apr - DT - Una legge specifica per la
Ferriera di Trieste per non trovarsi impreparati quando chiuderà,
per ricollocare in tempo i 490 lavoratori, per riqualificare
l'area da un punto di vista ambientale: su questi obiettivi sta
lavorando la Giunta Tondo, come è emerso nell'audizione degli
assessori al Lavoro Alessia Rosolen e all'Ambiente Elio De Anna
dinanzi alla seduta congiunta della III e IV Commissione
consiliare presiedute, rispettivamente, dal vicepresidente
Sergio Lupieri (PD) e da Alessandro Colautti (Pdl). Assenti,
invece, pur essendo stati invitati, gli assessori Vladimir Kosic
(alla Salute) e Luca Ciriani (alle Attività produttive). Assenza
stigmatizzata tanto da Lupieri che dal capogruppo del PD
Gianfranco Moretton, che hanno chiesto una nuova audizione per
sentire proprio i due assessori.
"Monitoriamo e teniamo sotto controllo la Ferriera, ha affermato
De Anna. Tanto che per la prima volta, assieme all'ASS, si è
pensato a uno studio epidemiologico sulle ripercussioni del
benzoapirene, in particolar modo nella sua incidenza sui tumori
al polmone: la responsabilità di questo idrocarburo c'è, se
parzialmente o totalmente va dimostrata.
Ma soprattutto, ha annunciato De Anna, la Regione andrà avanti,
senza attendere la pronuncia del TAR sul ricorso avanzato dalla
proprietà, la Lucchini-Severstal, in merito al riesame dell'AIA,
l'autorizzazione integrata ambientale". Una richiesta, questa,
avanzata dal Comune di Trieste che la Regione ha accolto.
"Riteniamo di dare un'accelerata alla verifica e revisione
dell'AIA - ha spiegato De Anna - convocheremo una Conferenza dei
servizi preparatoria con la Provincia e il Comune di Trieste,
l'ARPA e l'Azienda per i servizi territoriali: quando la sentenza
ci sarà, noi avremo già stabilito la nostra azione. La volontà
politica, ha aggiunto, è di giungere alla riconversione con un
protocollo d'intesa. E sullo sviluppo dell'area, il mio sforzo -
ha concluso De Anna - è che in quel protocollo ci sia la centrale
di cogenerazione, ci sia il polo per la produzione delle funi, e
non ci sia la Ferriera. A ogni modo, sull'AIA chi mi ha preceduto
non operato scelte superficiali".
"Finora si è vissuti di emergenze, una strada non più
perseguibile se si vuole immaginare il futuro di quella zona", ha
affermato aprendo il suo articolato intervento l'assessore
Rosolen, che ha ricordato l'istituzione di tre tavoli (con le
forze sociali, gli enti locali e le parti datoriali) che
serviranno a programmare i tempi della riconversione, anticipare
tutta una serie di interventi il giorno in cui lo stabilimento
verrà chiuso, coinvolgere tutti gli attori in un percorso
occupazionale condiviso.
"L'idea è di arrivare a una legge regionale specifica sulla
riconversione con l'individuazione di fondi per supportare questo
processo. Norma che verrà costruita da un comitato ristretto che
riceverà le indicazioni dai tre tavoli voluti dalla Regione, che
riguardano il programma di riconversione professionale e
occupazione (guidato dalla Direzione Lavoro), le bonifiche (con a
capo l'Amministrazione provinciale assieme agli assessori
regionali De Anna a Savino), e lo sviluppo di nuovi insediamenti
produttivi (c'è il Comune di Trieste con gli assessori regionali
Savino e Ciriani). Tutto per giungere con lo Stato a un accordo
quadro in cui venga stabilito un cronoprogramma operativo e gli
investimenti, che dovranno essere regionali e statali, in
previsione, nel 2015, della cessazione delle attività della
Lucchini-Severstal.
"E se vogliamo - ha sottolineato - che nessuno esca sconfitto, la
riqualificazione professionale deve essere anticipata rispetto
alla chiusura, la sua data certa ci permetterà di spalmare in 5-6
anni tipo e quantità di misure a favore dei lavoratori. Dobbiamo
assumerci in anticipo la riqualificazione - ha ricordato la
Rosolen - accompagnare chi verrà espulso in un percorso che veda
l'utilizzo delle risorse anche del Fondo sociale europeo.
L'anticipazione del programma di formazione ci permetterà di far
partire subito quello che verrà individuato dal tavolo gestito
dal Comune. La Regione, da parte sua, dovrà fare in modo di
integrare il reddito, far incrociare, magari con una task force,
lo sviluppo di altri insediamenti produttivi con chi è in
esubero. E poi dobbiamo incentivare le assunzioni, mentre per
permettere a chi lascerà Servola di avere un reddito pari a
quello che aveva percepito, si può immaginare l'uso dei lavori
socialmente utili negli anni della mobilità e della cassa
integrazione".
Ma quali sono i numeri? Su 513 lavoratori 400 sono operai e 104
impiegati, il 62% ha solo la licenza media, 17% il diploma. Una
stima sui potenziali esuberi generati dalla riconversione parla
di 650 unità di cui meno di 500 sono gli occupati diretti (a oggi
alla Ferriera lavorano in 490 contro i 513 del 2009) e 150
provengono dall'indotto. Indotto che raccoglie 24 imprese tra
fornitrici e utilizzatrici della ghisa liquida per un numero di
lavoratori complessivi di poco inferiore alle 400 unità,
manodopera generale semiqualificata e con una quota significativa
di extracomunitari. Dei 200 occupati nelle imprese fornitrici 1/3
è destinato alla perdita del posto di lavoro, 1/3 invece verrà
ricollocato internamente. Altro dato: per queste persone non ci
può essere un accompagnamento veloce alla pensione, la fascia più
presente è quella 35-44: con due anni di cassa integrazione e tre
di mobilità a smettere di lavorare non si superano, infatti, le
venti unità.
E poi c'è la Sertubi, su cui si sono ipotizzate due soluzioni,
una avanzata dalla proprietà (ed è l'utilizzo della ghisa solida
da portare a liquida con due nuovi forni fusori, e in questo caso
la diminuzione dell'occupazione riguarderebbe 60 unità), l'altra
prevedrebbe l'installazione di strutture per la fusione del
rottame di ghisa, e in questo caso invece verrebbero assunti
ulteriori lavoratori (una decina).
La strada, dunque, del futuro occupazionale di Trieste - ha
ricapitolato la Rosolen - porta alla centrale elettrica da 400
megawatt della Lucchini-Severstal, al rigassificatore di Gas
Natural, al polo mondiale per la produzione di funi d'acciaio
(l'iniziativa è della Redaelli Tecna, sempre gruppo Severstal),
un investimento totale da un miliardo di euro. Ma c'è anche la
partita delle bonifiche e della logistica inserita nelle aree di
proprietà della Lucchini, e c'è il progetto di sviluppo del porto
di Trieste integrato al potenziamento del sistema portuale del
Friuli Venezia Giulia (progetto Unicredit). Sullo smantellamento
della stabilimento bisogna immaginare, per quanto concerne l'area
demaniale della Ferriera, a un'anticipata rinuncia delle
concessioni oggi in essere o alla gestione di queste aree
attraverso una società terza.
(immagini tv)
(segue)