Ballaman come Tutore a convegno integrazione minori islamici
(ACON) Udine, 21 mag - DT - "Non basta conoscere l'Islam,
occorre uno sforzo maggiore: bisogna comprenderlo, possedere gli
strumenti giusti per evitare il pericolo che negli ambienti più
fondamentalisti maturino Stati musulmani in altri Stati, com'è
successo nelle periferie di Parigi". Parla a una sala gremita il
presidente del Consiglio del Friuli Venezia Giulia e Tutore
pubblico dei minori Edouard Ballaman. Il tema, d'altra parte, è
tanto delicato quanto attuale: l'Ufficio del Tutore, infatti, ha
promosso a Udine, nella sede della Regione, una due giorni
dedicata al tema dell'integrazione dei minori di origine islamica
in Friuli Venezia Giulia, invitando al convegno i tutori legali
volontari, i docenti di elementari, medie e superiori, assistenti
sociali e pedagogisti.
In Friuli Venezia Giulia ci sono 94.976 stranieri, con una
percentuale di minori del 38,9%. Nell'anno scolastico 2008/2009
gli studenti figli di genitori non italiani sono aumentati del
7%: uno ogni sei è marocchino, uno su sette è egiziano. Si tratta
di alunni stranieri per modo di dire, perché quasi quattro su
dieci (il 37%) sono nati in Italia e del nostro Paese si
considerano cittadini.
Tutto cambia, però, come dimostrano i dati dell'Ufficio del
Tutore, se ci si rivolge a ragazzi figli di genitori islamici:
allora si considerano musulmani nati in Italia, spesso per loro
la lingua non costituisce un ostacolo, una divisione, ma certo la
paura di apprendere una nuova cultura, quella italiana,
rappresenta sì un pericolo, un motivo di separazione con gli
altri-noi italiani, per le loro famiglie. Un disagio che si
riscontra soprattutto nelle ragazze che desiderano proseguire gli
studi, il che porta a frequenti strappi con la famiglia - e le
tradizioni - d'origine.
Un disagio che tocca anche gli insegnanti, che non sanno come
intervenire. Ecco il perché dell'iniziativa (la prima di un ciclo
d'incontri in tutto il Friuli Venezia Giulia) per far acquisire
una maggiore conoscenza della cultura islamica, per favorire una
corretta integrazione e il reale inserimento di questi ragazzi.
"Per confrontarsi con un mondo sempre più presente è necessario
diffondere la sua stessa conoscenza, ha sottolineato Ballaman. Il
primo problema, per uno straniero, è la lingua, ha aggiunto.
Difficoltà che ho vissuto in prima persona da insegnante di
economia: perciò, quando parliamo di classi ponte, nessuno pensa
a una sorta di segregazione, ma certo i ragazzi non possono
venire a scuola in base all'età, debbono avere strumenti
cognitivi precisi. Se poi alla grammatica ci aggiungiamo certi
argomenti legati a una religione diversa, occorre tatto: non si
può affrontare Dante, ad esempio, come se davanti alla cattedra
si avesse uno studente italiano".
Insomma, per affrontare l'Islam, bisogna conoscerlo. A partire
dalla scuola. "Ogni insegnante deve carpire, in senso positivo,
la fiducia del suo studente. Se il ragazzo percepirà il suo
professore come un estraneo, il rischio è che finisca nelle mani
di altri soggetti, figure negative per lui,ma anche per noi
italiani", ha concluso Ballaman.
Al convegno sono intervenuti la direttrice dell'Ufficio
scolastico regionale Daniela Beltrame, il giornalista e storico
Andrea Sartori (che ha parlato della storia dell'Islam), la
psicologa marocchina Dounia Ettaib, presidente dell'associazione
Donne arabe d'Italia, che ha trattato della donna e della
famiglia in alcuni Paesi islamici, dell'Islam a scuola e
dell'universo culturale islamico. E' seguita una discussione cui
ha partecipato anche l'imam di Milano nonché vicepresidente della
Comunità religiosa islamica italiana Yahe Yahya Sergio
Pallavicini.
Domani (sabato) invece, alle 9.15, aprirà i lavori Pallavicini
(Islam europeo o Europa islamizzata e l'imam per la comunità
islamica immigrata, i temi del suo intervento) mentre alle 10.45
sarà la volta della presentazione di casi pratici da parte della
Ettaib, che dalle 11.45 fino alle 13 si confronterà con Sartori e
l'imam.
(foto; immagini tv)