Colautti presenta progetto per riutilizzo alimenti e farmaci
(ACON) Udine, 31 mag - ET - Ogni giorno imprese e enti pubblici
non riescono a vendere o utilizzare tutto il cibo che producono o
distribuiscono. Queste scorte possono costituire un costo sia per
chi le produce che per la società, che non riesce a consumarle
entro le scadenze previste. In quanto rifiuti il loro smaltimento
comporta, infatti, esborsi economici e va a gravare sul bilancio
ambientale globale.
Il presidente della IV Commissione consiliare, Alessandro
Colautti (Pdl), ha promosso un incontro tra un gruppo di Comuni
della provincia di Udine e la Last Minute Market (LMM), società
spin off dell'Università di Bologna, nata da una ricerca svolta
dalla facoltà di agraria. Obiettivo dell'incontro: verificare la
possibilità di trasformare il cibo (ma anche farmaci, frutta e
verdura non raccolta, sementi fuori standard, pasti pronti e
libri) in risorse per la comunità. Dando il via a un progetto
pilota si potrebbe verificare la possibilità di estendere
eventualmente l'iniziativa sul territorio regionale.
"Si tratta di tutela dell'ambiente, che incrocia i bisogni del
mercato e genera un effetto educativo sulla società, trasformando
un potenziale spreco in risorse", ha spiegato Colautti ai
rappresentanti dei Comuni di Campoformido, Codroipo, Pavia di
Udine, Pozzuolo del Friuli, Reana del Rojale, Povoletto, S. Maria
la Longa, Gonars, San Daniele del Friuli e Flaibano.
Il meccanismo proposto è molto semplice. Le Amministrazioni
locali, singolarmente oppure in rete, avviano un progetto con la
collaborazione di LMM e il partner locale Coworking di Udine, con
lo scopo di comprendere con le aziende (i supermercati, o le
aziende agricole) e gli enti pubblici (mense scolastiche o degli
ospedali) la quantità di cibo invenduto o non utilizzato a
ridosso della data di scadenza e senza valore commerciale, ma
ancora idoneo per il consumo. Nello stesso momento si svolge
un'indagine con le realtà del mondo del sociale, per verificare i
bisogni locali. Ottenuti questi dati, domanda e offerta vengono
incrociati e le scorte non vendute possono essere ridistribuite
in loco tramite le associazioni non lucrative (il III settore), a
chi ne ha più bisogno e non può accedervi, con ricadute sociali,
economiche e ambientali non irrilevanti.
I beni donati sono, infatti, resi disponibili a enti e
associazioni che danno aiuto a persone in condizioni di disagio
sociale, portando le imprese a risparmiare sullo smaltimento, gli
enti o associazioni benefiche sulle spese di acquisto del cibo,
le amministrazioni pubbliche sui costi per il sociale e sui
rifiuti, con forti ricadute anche sull'ambiente e lo stesso
meccanismo può essere attivato anche per i medicinali, per le
produzioni ortofrutticole - perché danneggiate da intemperie - e
per i libri invenduti e destinati al macero.
Diversi e importanti gli esempi portati dopo dieci anni di
attività con 40 progetti attualmente in corso in 12 regioni. Un
supermercato con meno di 2000 metri quadri sta aiutando 2 ONLUS,
25 persone bisognose al giorno, evitando 15 mila chilogrammi
annui di rifiuti e innescando un processo che fa recuperare 45
mila euro di valore di prodotti. E ancora: i pochi pranzi che
quotidianamente non vengono consumati in 10 scuole, annualmente
diventano 15 mila pasti pronti per chi ne ha più bisogno, un
mercato ortofrutticolo può contribuire (e non dover smaltire) 60
tonnellate di prodotti.
"Una possibilità in più - ha concluso il presidente Colautti -
per risparmiare sull'ambiente e guadagnare in solidarietà".
(immagini tv)