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Colautti presenta progetto per riutilizzo alimenti e farmaci

31.05.2010
15:46
(ACON) Udine, 31 mag - ET - Ogni giorno imprese e enti pubblici non riescono a vendere o utilizzare tutto il cibo che producono o distribuiscono. Queste scorte possono costituire un costo sia per chi le produce che per la società, che non riesce a consumarle entro le scadenze previste. In quanto rifiuti il loro smaltimento comporta, infatti, esborsi economici e va a gravare sul bilancio ambientale globale.

Il presidente della IV Commissione consiliare, Alessandro Colautti (Pdl), ha promosso un incontro tra un gruppo di Comuni della provincia di Udine e la Last Minute Market (LMM), società spin off dell'Università di Bologna, nata da una ricerca svolta dalla facoltà di agraria. Obiettivo dell'incontro: verificare la possibilità di trasformare il cibo (ma anche farmaci, frutta e verdura non raccolta, sementi fuori standard, pasti pronti e libri) in risorse per la comunità. Dando il via a un progetto pilota si potrebbe verificare la possibilità di estendere eventualmente l'iniziativa sul territorio regionale.

"Si tratta di tutela dell'ambiente, che incrocia i bisogni del mercato e genera un effetto educativo sulla società, trasformando un potenziale spreco in risorse", ha spiegato Colautti ai rappresentanti dei Comuni di Campoformido, Codroipo, Pavia di Udine, Pozzuolo del Friuli, Reana del Rojale, Povoletto, S. Maria la Longa, Gonars, San Daniele del Friuli e Flaibano.

Il meccanismo proposto è molto semplice. Le Amministrazioni locali, singolarmente oppure in rete, avviano un progetto con la collaborazione di LMM e il partner locale Coworking di Udine, con lo scopo di comprendere con le aziende (i supermercati, o le aziende agricole) e gli enti pubblici (mense scolastiche o degli ospedali) la quantità di cibo invenduto o non utilizzato a ridosso della data di scadenza e senza valore commerciale, ma ancora idoneo per il consumo. Nello stesso momento si svolge un'indagine con le realtà del mondo del sociale, per verificare i bisogni locali. Ottenuti questi dati, domanda e offerta vengono incrociati e le scorte non vendute possono essere ridistribuite in loco tramite le associazioni non lucrative (il III settore), a chi ne ha più bisogno e non può accedervi, con ricadute sociali, economiche e ambientali non irrilevanti.

I beni donati sono, infatti, resi disponibili a enti e associazioni che danno aiuto a persone in condizioni di disagio sociale, portando le imprese a risparmiare sullo smaltimento, gli enti o associazioni benefiche sulle spese di acquisto del cibo, le amministrazioni pubbliche sui costi per il sociale e sui rifiuti, con forti ricadute anche sull'ambiente e lo stesso meccanismo può essere attivato anche per i medicinali, per le produzioni ortofrutticole - perché danneggiate da intemperie - e per i libri invenduti e destinati al macero.

Diversi e importanti gli esempi portati dopo dieci anni di attività con 40 progetti attualmente in corso in 12 regioni. Un supermercato con meno di 2000 metri quadri sta aiutando 2 ONLUS, 25 persone bisognose al giorno, evitando 15 mila chilogrammi annui di rifiuti e innescando un processo che fa recuperare 45 mila euro di valore di prodotti. E ancora: i pochi pranzi che quotidianamente non vengono consumati in 10 scuole, annualmente diventano 15 mila pasti pronti per chi ne ha più bisogno, un mercato ortofrutticolo può contribuire (e non dover smaltire) 60 tonnellate di prodotti.

"Una possibilità in più - ha concluso il presidente Colautti - per risparmiare sull'ambiente e guadagnare in solidarietà".

(immagini tv)