Comitato controllo: illustrata relazione su rete ospedaliera
(ACON) Trieste, 15 lug - DT - Una missione valutativa, un
approfondimento su 15 anni di sanità, dal 1995 a oggi, da quando
è stata approvata la norma che ha riorganizzato la rete
ospedaliera. E' quello che ha analizzato il Comitato per la
legislazione, il controllo e la valutazione, presieduto da
Giorgio Baiutti (PD) e alla presenza dell'assessore alla Salute
Vladimir Kosic, in una relazione voluta dai consiglieri Antonio
Pedicini (Pdl) e Stefano Pustetto (SA).
Trentasette pagine per rispondere a tre domande: se le politiche
di revisione della rete ospedaliera abbiano consentito di ridurre
o eliminare i doppioni (il che vuol dire, ad esempio, offrire
meno posti letto per potenziare i distretti, accorpare le
strutture sottodimensionate e diminuire i piccoli ospedali, e
mettere in comune spazi, personale e strumenti tra reparti), in
che misura si siano ottenuti i risparmi previsti (e il
riferimento è il limite, imposto per legge, alla spesa
ospedaliera che non può superare il 55% di quella corrente
destinata alla sanità), e se sia giustificata sul territorio
regionale la presenza di un Centro trapianti a fronte di altre
strutture analoghe in Regioni vicine (in Veneto c'è Padova).
Primo argomento, l'offerta ospedaliera: nel 1994 avevamo 22
ospedali in Friuli Venezia Giulia e 8.365 posti letto nel
pubblico (889 nel privato), nel 2008 sono 16 i nosocomi con 4.581
posti letto pubblici e 732 privati. Però, 13 strutture sono sotto
i 250 posti letto, mentre la classificazione della legge
prevedeva che un ospedale non potesse avere una dotazione
inferiore a quella cifra. Mediamente siamo poco sotto al target
dei 4,5 posti letto per 1.000 abitanti. In pratica, si è passati
dai circa 7 posti letto del 1995 ai 4,3% di oggi (come offerta
pubblica, il Friuli Venezia Giulia si colloca al sesto posto dopo
Molise, Abruzzo, Sardegna, Liguria e Lazio, dati 2007).
Tasso di occupazione dei posti letto: la soglia è l'80%, dieci
ospedali rimangono sotto (Burlo 55%, CRO 68%, Gorizia 65%,
Pordenone 78%, Tolmezzo 67%, per citarne alcuni). La degenza
media, invece, non dovrebbe superare i dieci giorni: sforano
Trieste (11,1) e Maniago (13,8). Tutti gli altri sono ben al di
sotto del limite.
Sono diminuiti i reparti di chirurgia e i tassi operatori (soglia
minima 70%) vedono sotto Cattinara (64%) e il Burlo (68%) a
Trieste, Udine (69%), Gorizia (66%), Palmanova (64%). Infine, il
numero annuo di parti deve superare i 400, tutti promossi
(Gorizia un po' al limite con 405).
E qui si conclude la prima domanda. Seconda: si è rispettato il
limite del 55%? Su un costo totale della spesa sanitaria - nel
2008 - di 2 miliardi 459 milioni e 338 mila euro, l'incidenza di
quella ospedaliera è del 49,73% (era del 51,19% nel 2004, primo
dato disponibile). Siamo, dunque, sotto la soglia prevista.
Terza domanda, quella relativa alla presenza del Centro regionale
trapianti di Udine, che ha un budget di 1 milione di euro. Il
bacino di utenza per garantire sicurezza ed efficienza - come ha
stabilito nel 1994 il Consiglio superiore della sanità - deve
aver un minimo di 1,5 milioni di abitanti per il trapianto di
rene e 3 milioni per cuore e fegato. In realtà questo modello in
tutto il nord Italia non è stato proprio applicato, l'esperienza
internazionale mostra infatti che esiste una relazione tra
diffusione dei centri e disponibilità di organi: più strutture,
più donatori, e il Friuli Venezia Giulia ha - in rapporto al
milione di abitanti - il maggior numero di donatori (35,2) dopo
la Toscana (35,4), dati 2009.
Risultato: la dismissione di questa attività, che non determina
grosse spese aggiuntive all'ordinario, finirebbe per produrre un
aumento dei costi visto che crescerebbero i rimborsi da
corrispondere fuori regione.
A commentare questi dati, innanzitutto il consigliere Pustetto.
Dobbiamo pensare a una riforma equa partendo dalle criticità
prodotte da questa norma. Non sempre i numeri vanno presi come
unico riferimento: se il parametro di sicurezza dei 250 posti
letto fosse vero, si salverebbero soltanto Trieste, Udine e
Pordenone. E comunque il primato spetta alla politica.
Secondo Pedicini la raccolta dati, sotto qualche aspetto, è
manchevole perché disomogenea. Per questo, soprattutto la
Direzione della salute dovrà individuare i parametri con cui
contabilizzare la spesa ospedaliera. Il Centro trapianti? Era
necessario.
Dopo 15 anni è necessaria una rivisitazione della rete
ospedaliera, ma si tenga conto anche della sanità territoriale
che, sebbene non ugualmente rappresentata, è importante, ha
annotato Sergio Lupieri, PD. Vista la crisi, bisognerà pensare
alla sostenibilità economica del sistema, ma l'ultima cosa da
fare è ridurre il personale.
Per Sandro Della Mea, PD, è una legge che non risponde alle
attuali esigenze, prima ci mettiamo mano meglio è.
Il Comitato tornerà a riunirsi giovedì 22 luglio, all'ordine del
giorno la discussione della relazione che, come ultimo atto,
verrà trasmessa alla Commissione consiliare competente, la III.
(immagini tv)