News


Comitato controllo: illustrata relazione su rete ospedaliera

15.07.2010
14:42
(ACON) Trieste, 15 lug - DT - Una missione valutativa, un approfondimento su 15 anni di sanità, dal 1995 a oggi, da quando è stata approvata la norma che ha riorganizzato la rete ospedaliera. E' quello che ha analizzato il Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione, presieduto da Giorgio Baiutti (PD) e alla presenza dell'assessore alla Salute Vladimir Kosic, in una relazione voluta dai consiglieri Antonio Pedicini (Pdl) e Stefano Pustetto (SA).

Trentasette pagine per rispondere a tre domande: se le politiche di revisione della rete ospedaliera abbiano consentito di ridurre o eliminare i doppioni (il che vuol dire, ad esempio, offrire meno posti letto per potenziare i distretti, accorpare le strutture sottodimensionate e diminuire i piccoli ospedali, e mettere in comune spazi, personale e strumenti tra reparti), in che misura si siano ottenuti i risparmi previsti (e il riferimento è il limite, imposto per legge, alla spesa ospedaliera che non può superare il 55% di quella corrente destinata alla sanità), e se sia giustificata sul territorio regionale la presenza di un Centro trapianti a fronte di altre strutture analoghe in Regioni vicine (in Veneto c'è Padova).

Primo argomento, l'offerta ospedaliera: nel 1994 avevamo 22 ospedali in Friuli Venezia Giulia e 8.365 posti letto nel pubblico (889 nel privato), nel 2008 sono 16 i nosocomi con 4.581 posti letto pubblici e 732 privati. Però, 13 strutture sono sotto i 250 posti letto, mentre la classificazione della legge prevedeva che un ospedale non potesse avere una dotazione inferiore a quella cifra. Mediamente siamo poco sotto al target dei 4,5 posti letto per 1.000 abitanti. In pratica, si è passati dai circa 7 posti letto del 1995 ai 4,3% di oggi (come offerta pubblica, il Friuli Venezia Giulia si colloca al sesto posto dopo Molise, Abruzzo, Sardegna, Liguria e Lazio, dati 2007).

Tasso di occupazione dei posti letto: la soglia è l'80%, dieci ospedali rimangono sotto (Burlo 55%, CRO 68%, Gorizia 65%, Pordenone 78%, Tolmezzo 67%, per citarne alcuni). La degenza media, invece, non dovrebbe superare i dieci giorni: sforano Trieste (11,1) e Maniago (13,8). Tutti gli altri sono ben al di sotto del limite.

Sono diminuiti i reparti di chirurgia e i tassi operatori (soglia minima 70%) vedono sotto Cattinara (64%) e il Burlo (68%) a Trieste, Udine (69%), Gorizia (66%), Palmanova (64%). Infine, il numero annuo di parti deve superare i 400, tutti promossi (Gorizia un po' al limite con 405).

E qui si conclude la prima domanda. Seconda: si è rispettato il limite del 55%? Su un costo totale della spesa sanitaria - nel 2008 - di 2 miliardi 459 milioni e 338 mila euro, l'incidenza di quella ospedaliera è del 49,73% (era del 51,19% nel 2004, primo dato disponibile). Siamo, dunque, sotto la soglia prevista.

Terza domanda, quella relativa alla presenza del Centro regionale trapianti di Udine, che ha un budget di 1 milione di euro. Il bacino di utenza per garantire sicurezza ed efficienza - come ha stabilito nel 1994 il Consiglio superiore della sanità - deve aver un minimo di 1,5 milioni di abitanti per il trapianto di rene e 3 milioni per cuore e fegato. In realtà questo modello in tutto il nord Italia non è stato proprio applicato, l'esperienza internazionale mostra infatti che esiste una relazione tra diffusione dei centri e disponibilità di organi: più strutture, più donatori, e il Friuli Venezia Giulia ha - in rapporto al milione di abitanti - il maggior numero di donatori (35,2) dopo la Toscana (35,4), dati 2009.

Risultato: la dismissione di questa attività, che non determina grosse spese aggiuntive all'ordinario, finirebbe per produrre un aumento dei costi visto che crescerebbero i rimborsi da corrispondere fuori regione.

A commentare questi dati, innanzitutto il consigliere Pustetto. Dobbiamo pensare a una riforma equa partendo dalle criticità prodotte da questa norma. Non sempre i numeri vanno presi come unico riferimento: se il parametro di sicurezza dei 250 posti letto fosse vero, si salverebbero soltanto Trieste, Udine e Pordenone. E comunque il primato spetta alla politica.

Secondo Pedicini la raccolta dati, sotto qualche aspetto, è manchevole perché disomogenea. Per questo, soprattutto la Direzione della salute dovrà individuare i parametri con cui contabilizzare la spesa ospedaliera. Il Centro trapianti? Era necessario.

Dopo 15 anni è necessaria una rivisitazione della rete ospedaliera, ma si tenga conto anche della sanità territoriale che, sebbene non ugualmente rappresentata, è importante, ha annotato Sergio Lupieri, PD. Vista la crisi, bisognerà pensare alla sostenibilità economica del sistema, ma l'ultima cosa da fare è ridurre il personale.

Per Sandro Della Mea, PD, è una legge che non risponde alle attuali esigenze, prima ci mettiamo mano meglio è.

Il Comitato tornerà a riunirsi giovedì 22 luglio, all'ordine del giorno la discussione della relazione che, come ultimo atto, verrà trasmessa alla Commissione consiliare competente, la III.

(immagini tv)