PD: Gabrovec, le proposte per la scuola slovena in FVG (1)
(ACON) Trieste, 10 set - COM/AB - Igor Gabrovec, consigliere
regionale del gruppo del PD-Slovenska skupnost, ha presentato le
proposte della sua parte politica in merito alla riforma Gelmini
per le scuole con lingua d'insegnamento slovena del Friuli
Venezia Giulia nel corso di una conferenza stampa.
L'applicazione della riforma Gelmini sul sistema scolastico della
comunità slovena del Friuli Venezia Giulia rischia di alterare in
maniera irreversibile il già di per se delicato equilibrio del
sistema scolastico pubblico con lingua d'insegnamento slovena,
che va dalle scuole materne fino alle secondarie superiori nelle
province di Trieste e Gorizia, alle quale si aggiunge la scuola
bilingue a San Pietro al Natisone in provincia di Udine. La
riforma scolastica, come formulata, va a ridurre il livello di
tutela della comunità slovena, sancito da trattati internazionali
e dalla legislazione nazionale e regionale.
L'inizio dell'anno scolastico pone quindi molti interrogativi sul
futuro assetto della scuola slovena in Italia. La Slovenska
skupnost (Unione Slovena) aveva interessato della questione anche
i parlamentari europei Lojze Peterle e Herbert Dorfmann che hanno
presentato già a giugno un documento congiunto.
La scuola è di fondamentale importanza per il mantenimento di una
minoranza - come da sempre e giustamente ribadito dalla minoranza
italiana in Slovenia e Croazia - in quanto costituisce veicolo
della lingua e della cultura, per cui dell'identità di ogni
popolo. Ogni azione rivolta a ridurre o addirittura eliminare le
scuole della minoranza slovena, uniche per ogni indirizzo o tipo
in Italia, è rivolta contro l'esistenza della minoranza stessa.
La dirigente dell'Ufficio scolastico regionale ha deciso
unilateralmente e senza alcuna norma giuridica (la riforma
Gelmini lascia libertà di parametri per questo tipo di scuole) di
fissare un limite inferiore di alunni per le scuole slovene (mai
successo in tutto il dopoguerra), accorpando classi, creando
classi doppie e addirittura triple, con notevole perdita di
qualità e di concorrenzialità delle scuole slovene.
Nell'anno scolastico 2009/2010 la dotazione organica delle scuole
con lingua di insegnamento slovena è diminuita di 10 unità, per
l'anno scolastico 2010/2011 è stato, invece, confermato
l'organico di diritto di quest'anno, cioè 457 posti. Tuttavia va
sottolineato che l'aver lasciato lo stesso organico di diritto
per le scuole slovene come l'anno passato, ma annullando ogni
modifica nell'organico, di fatto significa aver messo gli
insegnanti italiani contro quelli sloveni e aver instaurato una
guerra fratricida tra scuole slovene che ora si rubano i posti di
insegnante. Testimone di ciò è l'articolo apparso su un
quotidiano locale che, citando la dirigente scolastica, pone
l'indice sulle scuole slovene e su quelle di montagna,
indicandole quali responsabili per le classi delle scuole
italiane dove si sfora anche i 30 ragazzi.
Nonostante la previsione di legge, lo Stato non vuole riconoscere
il Sindacato autonomo della scuola slovena e si è addirittura
opposto in giudizio nella causa che questo ha iniziato per
ottenere tale diritto. Per ovviare al problema che con il
riconoscimento statale detto sindacato diverrebbe parificato a
quelli maggiormente rappresentativi a livello nazionale,
basterebbe riconoscerlo per le trattative e i diritti sindacali a
livello regionale, come accade in Alto Adige o Valle d'Aosta,
riconoscendo a un suo rappresentante il congedo sindacale con
assegni. La minoranza slovena ha un suo rappresentante di diritto
nel Consiglio superiore della pubblica istruzione ed è quindi
assurdo che non abbia un riconoscimento per il suo sindacato
scolastico, tra l'altro riconosciuto come rappresentativo dalla
giunta regionale FVG e già riconosciuto in passato.
La mancanza di personale ausiliario (non docente) minaccia
l'inizio dell'anno scolastico in ben tre realtà scolastiche a
Dolina-San Dorligo della Valle, a Doberdob-Doberdò del Lago e a
Gorizia-Gorica. In uno dei casi si tratta addirittura di una
scuola tutelata dal Memorandum di Londra, cosa che sposta
nuovamente l'attenzione sull'ipotesi di violazione di un trattato
internazionale in materia di tutela minoritaria.
(segue)