CR: ddl manutenzione, relatore minoranza Brandolin (8)
(ACON) Trieste, 28 set - MPB - Il disegno di legge di
manutenzione, al di là dell'intenzione di semplificare,
correggere e aggiornare alcune norme in vigore, nasconde una
chiara volontà di modificare norme importanti evitando il normale
iter legislativo di qualsiasi legge regionale, rispolverando le
omnibus di antica memoria, in contrasto con le affermazioni di
"qualità legislativa della regolazione" e di "recupero di
efficienza della pubblica amministrazione e semplificazione dei
sistemi normativi" quali fattori di competitività e sviluppo
della comunità regionale.
E' il giudizio che il consigliere del PD Giorgio Brandolin,
relatore di minoranza, dà del provvedimento, ricordando che il
suo gruppo aveva già fatto presente nelle singole Commissioni di
merito che il testo dal punto di vista formale non trovava
collocazione alcuna secondo il Regolamento di funzionamento del
Consiglio regionale attualmente in vigore: si è fatta diventare
la IV Commissione, competente per una parte importante del
disegno di legge, la sede deliberativa del provvedimento e le
altre Commissioni solo sedi di parere di merito. Questo disegno
di legge tratta di molte materie e norme diverse, è un calderone
in cui c'è di tutto, ha insistito Brandolin secondo il quale
sarebbe stato corretto optare per alcuni provvedimenti di settore
da passare nelle Commissioni di competenza, mentre ora si
provocherà inevitabilmente una stratificazione legislativa.
Per cui, il relatore ha ribadito la richiesta che per alcune
materie si accantonino gli articoli per un riesame più
approfondito, e ha indicato in particolare la necessità di
stralciare alcuni articoli in materie relative a autorizzazioni,
valutazioni di impatto ambientale, attività estrattive e risorse
geotermiche, di per sé delicate e complesse andando a incidere
pesantemente sulle modificazioni che possono intervenire sul
territorio, sul suo tessuto urbanistico e sullo sviluppo
economico.
Brandolin ha ricordato che la principale critica riguarda
l'espropriazione dei Comuni delle loro competenze e quindi del
controllo diretto del loro territorio. La precedente norma
prevedeva che i Comuni fossero protagonisti nella regolazione
dell'attività estrattiva attraverso i propri strumenti
urbanistici, mentre ora la previsione è che, in deroga ai piani
regolatori comunali, la Regione autorizzi direttamente le cave
sulla base dei soli piani regionali, senza che le Amministrazioni
comunali possano in alcun modo esprimersi, con il grave rischio
di un uso dissennato del territorio aggravato dall'assenza degli
strumenti di pianificazione regionale per almeno i prossimi due
anni necessari per la predisposizione del PRAE e dei PRA.
Il relatore ha anche evidenziato come siano state assunte prese
di posizione da parte dei singoli assessori che mal si conciliano
con gli emendamenti presentati, e approvati dalla sola
maggioranza, su diverse materie. E a esempio cita l'approvazione
di una proposta che fa slittare da 3 a 6 anni il termine per la
progettazione di opere da parte dei Consorzi di bonifica con
dilatazione dei tempi per l'utilizzo di fondi cospicui già a
disposizione, che invece dovrebbero essere impiegati urgentemente
per opere pubbliche non più procrastinabili, soprattutto
nell'attuale momento di crisi economica.
Infine, ha chiesto alla maggioranza di non utilizzare gli
emendamenti per inserire vere e proprie riforme di settore non
previste dalla logica della legge di manutenzione, e di accettare
il confronto anche sulle proposte del PD partendo dal testo
uscito dalla IV Commissione.
(segue)