Citt: Colussi, piano attività estrattive
(ACON) Trieste, 3 feb - COM/AB - "Dopo 26 anni di colpevole
vuoto normativo è arrivato in Aula un provvedimento di
straordinaria importanza per il futuro assetto del territorio
regionale. Anche perché questo vuoto normativo ha permesso, dal
1994 al 2008, l'estrazione di quasi 80 milioni di metri cubi di
materiali diversi e il proliferare di cave (una settantina),
tanto che un giornalista ha coniato la poco lusinghiera frase di
territorio ridotto a una forma di groviera sulla quale hanno
banchettato troppi topolini".
Lo afferma Piero Colussi, consigliere regionale del Cittadini,
che aggiunge.
"Non c'è dubbio, poi, che la realizzazione di grandi opere quali
la terza corsia dell'autostrada, la Tav, la Sequals-Gemona,
avranno bisogno di enormi quantità di ghiaia. Ben venga, perciò,
l'approvazione della nuova legge sulle attività estrattive e le
risorse geotermiche, però è altrettanto indispensabile perseguire
il miglior equilibrio tra le esigenze di tutela del territorio e
quelle delle imprese che operano in questo settore così
redditizio.
"E meno male che non è andato a buon fine il tentativo di
inserire il provvedimento nella legge di manutenzione approvata
lo scorso ottobre, poiché l'argomento è così delicato che non
solo ha bisogno di approfondimenti, ma deve necessariamente
raccordarsi con altri Piani in corso di redazione quali il
disegno di legge sulla difesa del suolo e il Pur.
"Perciò, pur comprendendo le legittime esigenze dell'economia,
non possiamo licenziare un documento che, in presenza di un
quadro di riferimento generale ancora indeterminato, rischia di
provocare gravi ed irreversibili squilibri nel territorio".
Queste le correzioni proposte da Colussi:
- rivedere il ruolo degli Enti locali, di fatto espropriati dal
processo pianificatorio decisionale;
- definire tempi certi per l'adozione del Prae per non incorrere
in una nuova e pericolosa fase transitoria;
- affermare il principio che vieta l'estrazione di materiale dai
corsi d'acqua salvo per interventi di difesa e sistemazione
idraulica finalizzati al buon regime delle acque e alla loro
rinaturalizzazione;
- ripensare alle modifiche introdotte al regime fidejussorio in
grado di assicurare la preminenza dell'interesse pubblico su
quello privato.