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Presidente Franz: stato servizi idrici, informare i cittadini

03.03.2011
16:11
(ACON) Trieste, 3 mar - RC - Il cittadino deve essere informato su quali sono le esigenze per un servizio migliore o non capirà perché una tassa come quella sull'acqua è destinata ad aumentare anche se le risorse sono più che sufficienti a soddisfare il fabbisogno della comunità. Mi impegnerò per una maggiore informazione capillare sul territorio, cosa alla quale devono concorrere i Comuni. L'acqua è un bene vitale e interessa tutti.

Il commento è del presidente del Consiglio regionale, Maurizio Franz, durante la presentazione della relazione annuale dell'Autorità regionale per la vigilanza sui servizi idrici (Arvisi) da parte di Lucio Cinti.

Nata con la legge regionale n. 13 del 2005, Arvisi ha lo scopo principale, infatti, di concorrere a garantire l'efficacia e l'efficienza dei servizi legati al ciclo idrico, con particolare riguardo all'applicazione delle tariffe, nonché alla tutela dei consumatori. I dati raccolti si riferiscono al Sistema idrico integrato (SII) sviluppatosi in tutto il Friuli Venezia Giulia sino al 12 dicembre 2009 e analizzati secondo i singoli Ambiti territoriali integrati (ATO) che in pratica corrispondono ai territori provinciali più un quinto ATO interregionale, detto del Lemene, che comprende la Bassa Pordenonese (15 Comuni con quasi 92mila abitanti) e il Portogruarese (11 Comuni con 85mila abitanti), organizzato in consorzio.

Siamo stati l'ultima Regione a dotarsi dell'Arvisi - ha reso noto Cinti. La legge nazionale che la impone è del 1994, ma questo ha fatto sì che ci siamo potuti avvalere delle esperienze di altri. Prima della LR del 2005, la nostra risorsa idrica era nelle mani di 18 gestori e di 55 Comuni che la gestivano in economia, ovvero in proprio. Oggi i gestori sono scesi a 10 mentre il numero dei Comuni è rimasto invariato.

Posto che gli investimenti complessivi in Italia sono valutati in 64,12 miliardi di euro, quelli trentennali attesi in regione sono pari a circa 2 miliardi.

Guardando alle tariffe, oggi quelle medie italiane parlano di 1,49 euro per metro cubo d'acqua (dati al 2008), costo che ci vede al di sotto di Paesi come Germania, Polonia, Francia, Svizzera, Belgio, Spagna, Giappone, al pari del Regno Unito e più cari di Grecia, Croazia, Hong Kong, Argentina. La nostra tariffa regionale è inferiore a quella nazionale.

La nota dolente, però, arriva dall'età dei nostri impianti e tubature, davvero osboleti, al punto che l'ATO goriziano fa registrare quasi il 50% del volume d'acqua immesso in rete che si disperde prima di arrivare ai rubinetti: 12,82 milioni di metri cubi d'acqua che si disperdono su 25,52 milioni immessi. E non va molto meglio agli altri tre Ambiti, dove quello triestino vede il 41,2% di dispersione, il 31,44% quello udinese e il 21,4% il pordenonese. Nonostante le perdite, la produzione è tale - è stato rassicurato il presidente Franz dal rappresentante dell'Autorità, Cinti - da essere sufficiente per ricoprire il fabbisogno, ma dobbiamo andare verso la direttiva nazionale di non dispersione di un bene primario come l'acqua, per motivi di anti-spreco e di maggiore qualità dell'acqua stessa.

La cosa è senza dubbio necessaria - ha sottolineato il presidente - ma certo non sarà a costo zero. Ecco perché il cittadino deve essere consapevole e dunque informato della situazione. Se l'acqua è prodotta gratuitamente, certo così non è per la sua depurazione e distribuzione, ma i costi devono essere chiari.

Le tariffe degli ATO - ha aggiunto Cinti - comunque già tengono conto dell'età degli utenti, del loro numero e reddito per nucleo familiare. Ma certo l'informazione è fondamentale e a questo scopo stiamo già organizzando due convegni rivolti ai cittadini e per i quali confidiamo nella collaborazione dei sindaci.

(foto-immagini tv)