Presidente Franz: stato servizi idrici, informare i cittadini
(ACON) Trieste, 3 mar - RC - Il cittadino deve essere
informato su quali sono le esigenze per un servizio migliore o
non capirà perché una tassa come quella sull'acqua è destinata ad
aumentare anche se le risorse sono più che sufficienti a
soddisfare il fabbisogno della comunità. Mi impegnerò per una
maggiore informazione capillare sul territorio, cosa alla quale
devono concorrere i Comuni. L'acqua è un bene vitale e interessa
tutti.
Il commento è del presidente del Consiglio regionale, Maurizio
Franz, durante la presentazione della relazione annuale
dell'Autorità regionale per la vigilanza sui servizi idrici
(Arvisi) da parte di Lucio Cinti.
Nata con la legge regionale n. 13 del 2005, Arvisi ha lo scopo
principale, infatti, di concorrere a garantire l'efficacia e
l'efficienza dei servizi legati al ciclo idrico, con particolare
riguardo all'applicazione delle tariffe, nonché alla tutela dei
consumatori. I dati raccolti si riferiscono al Sistema idrico
integrato (SII) sviluppatosi in tutto il Friuli Venezia Giulia
sino al 12 dicembre 2009 e analizzati secondo i singoli Ambiti
territoriali integrati (ATO) che in pratica corrispondono ai
territori provinciali più un quinto ATO interregionale, detto del
Lemene, che comprende la Bassa Pordenonese (15 Comuni con quasi
92mila abitanti) e il Portogruarese (11 Comuni con 85mila
abitanti), organizzato in consorzio.
Siamo stati l'ultima Regione a dotarsi dell'Arvisi - ha reso noto
Cinti. La legge nazionale che la impone è del 1994, ma questo ha
fatto sì che ci siamo potuti avvalere delle esperienze di altri.
Prima della LR del 2005, la nostra risorsa idrica era nelle mani
di 18 gestori e di 55 Comuni che la gestivano in economia, ovvero
in proprio. Oggi i gestori sono scesi a 10 mentre il numero dei
Comuni è rimasto invariato.
Posto che gli investimenti complessivi in Italia sono valutati in
64,12 miliardi di euro, quelli trentennali attesi in regione sono
pari a circa 2 miliardi.
Guardando alle tariffe, oggi quelle medie italiane parlano di
1,49 euro per metro cubo d'acqua (dati al 2008), costo che ci
vede al di sotto di Paesi come Germania, Polonia, Francia,
Svizzera, Belgio, Spagna, Giappone, al pari del Regno Unito e più
cari di Grecia, Croazia, Hong Kong, Argentina. La nostra tariffa
regionale è inferiore a quella nazionale.
La nota dolente, però, arriva dall'età dei nostri impianti e
tubature, davvero osboleti, al punto che l'ATO goriziano fa
registrare quasi il 50% del volume d'acqua immesso in rete che si
disperde prima di arrivare ai rubinetti: 12,82 milioni di metri
cubi d'acqua che si disperdono su 25,52 milioni immessi. E non va
molto meglio agli altri tre Ambiti, dove quello triestino vede il
41,2% di dispersione, il 31,44% quello udinese e il 21,4% il
pordenonese. Nonostante le perdite, la produzione è tale - è
stato rassicurato il presidente Franz dal rappresentante
dell'Autorità, Cinti - da essere sufficiente per ricoprire il
fabbisogno, ma dobbiamo andare verso la direttiva nazionale di
non dispersione di un bene primario come l'acqua, per motivi di
anti-spreco e di maggiore qualità dell'acqua stessa.
La cosa è senza dubbio necessaria - ha sottolineato il presidente
- ma certo non sarà a costo zero. Ecco perché il cittadino deve
essere consapevole e dunque informato della situazione. Se
l'acqua è prodotta gratuitamente, certo così non è per la sua
depurazione e distribuzione, ma i costi devono essere chiari.
Le tariffe degli ATO - ha aggiunto Cinti - comunque già tengono
conto dell'età degli utenti, del loro numero e reddito per nucleo
familiare. Ma certo l'informazione è fondamentale e a questo
scopo stiamo già organizzando due convegni rivolti ai cittadini e
per i quali confidiamo nella collaborazione dei sindaci.
(foto-immagini tv)