PD: Pupulin, a luglio in aumento domande cassa integrazione
(ACON) Trieste, 5 ago - COM/AB - Diversamente dai dati
nazionali, che segnalano a luglio il consolidamento della
flessione delle richieste di cassa integrazione con un calo del
2,1% rispetto al mese precedente, le domande in Friuli Venezia
Giulia hanno subito uno straordinario rimbalzo del 35% rispetto a
giugno. Le ore autorizzate sono infatti tornate a livelli
superiori ai 2 milioni (2.037.298 complessive) rispetto alle
1.292.178 ore di giugno di quest'anno. Si tratta della punta più
elevata nel corso dei primi sette mesi del 2011, seconda solo a
quella di maggio, quando si raggiunse il record di 2.162.211 ore.
L'analisi è del consigliere regionale del PD Paolo Pupulin, che
prosegue.
Scomponendo il dato complessivo, emerge un'unica situazione
migliorativa rispetto al mese precedente, che qualche speranza
aveva fatto emergere di incominciare a uscire da una condizione
di notevole difficoltà, quella della cassa in deroga che si
riduce a sole 109.227 ore autorizzate rispetto alle 217.142 di
giugno, e anche meglio rispetto a maggio, quando si erano fermate
a 168.671.
Tutti gli altri dati sono pesanti. In particolare, la cassa
integrazione straordinaria legata alle crisi e ristrutturazioni
produttive, è balzata a 1.461.847 dalle 699.199 di giugno, con
una crescita di oltre il 100%, ma fortunatamente inferiore al
livello record di maggio, quando raggiunse il picco annuale di
1.621.076.
Chiaro il senso: tante rimangono le aziende che stanno operando
ristrutturazioni con riduzioni negli organici reali e altrettante
in crisi sottoposte a concordato o messe in liquidazione, che
fatalmente tagliano o licenziano il personale. Una situazione che
si manifesta più pesante nei territori dove la presenza
industriale è più ampia.
Occorre inoltre riflettere seriamente sul dato della CIG
ordinaria: è in crescita ormai da tre mesi consecutivi. A luglio
è arrivata a 466.224 ore autorizzate rispetto alle 375.837 di
giugno e alle 369.464 di maggio. Non si tratta di aumenti
considerevoli, ma dimostra la sofferenza chiara dei mercati e
degli ordinativi, che impediscono una ripresa che viene sempre
annunciata, ma che la gran parte delle imprese non intravede.
Ragionando con i piedi per terra, senza drammatizzazioni inutili,
si comprende che il continuismo e l'assistenzialismo che
caratterizzano l'azione del Governo Tondo non è sufficiente a
stimolare la necessaria nuova competitività del sistema economico
e produttivo regionale. Neppure la manovra di assestamento del
bilancio, appena approvata dalla maggioranza di centro destra, si
è distinta dalle tradizionali forme di finanziamento e
incentivazione.
Continuano a mancare le azioni indispensabili sul versante del
dimensionamento delle imprese, troppo piccole in media per
competere sui mercati mondiali e per innovare fortemente i loro
prodotti. Poche o nessuna azione per semplificare un'onerosa e
insopportabile burocrazia, che mette in difficoltà anche le
imprese più dinamiche. Tanti velleitarismi sui processi di
riorganizzazione delle società regionali, che operano spesso non
in sintonia e che comunque continuano ad agire senza un quadro
chiaro di politica industriale, di cui si è persino dimenticato
il senso. Ritardi si continuano ad accumulare sul versante del
sostegno ai consorzi e alle reti di imprese, che collaborano per
esportare soprattutto verso nuovi mercati, dove però il rischio
dei mancati pagamenti è più alto.
Infine, sul piano del mercato del lavoro, tanti annunci, ma
niente o poco viene fatto rispetto alle figure più esposte alle
intemperie della crisi: i giovani, i lavoratori anziani e le
donne che perdono il lavoro (caso eclatante la fine degli 83 ex
dipendenti della Luvata, di cui 70 donne, che in due anni di
sospensione dal lavoro non si è riusciti a ricollocare). Ma anche
delle nuove figure delle partite IVA, costituite per lo più da
giovani professionisti che sono divenuti gli invisibili di un
mercato del lavoro, quasi senza diritti e con entrate da
sottopaga operaia.
Anche in Friuli Venezia Giulia si sente dunque il bisogno di una
forte scossa da parte delle istituzioni. La maggioranza di centro
destra, invece di promuovere un fase di condivisione
istituzionale e sociale, pare invece puntare sulla propria
inutile idea di autosufficienza e di divisione delle parti
sociali, che tanti danni è destinata a produrre in regione.