PD: Menis, urgente un Piano regionale d'emergenza migranti
(ACON) Trieste, 11 ago - COM/RC - Ormai sono quasi 400 gli
stranieri giunti da Lampedusa e inseriti nel Piano per
l'accoglienza dei migranti varato dal Governo nell'aprile scorso
e affidato alla Protezione civile, perciò - fa presente Paolo
Menis, consigliere regionale del PD - sarebbe opportuno che la
Regione varasse quanto prima un Piano d'emergenza coinvolgendo le
associazioni territoriali per coordinare gli interventi.
Oltre al semplice vitto e alloggio e all'assistenza sanitaria,
cui questi migranti hanno diritto in base all'articolo 20 del
Testo unico sull'immigrazione, per Menis bisogna agire quanto
prima per organizzare altre attività di assistenza, istruzione e
soprattutto promozione di quelle socialmente utili a cui le
persone si sono dette disponibili.
Finora - così ancora il consigliere del PD - l'assessore Luca
Ciriani ha cercato di delegare ai sindaci questo compito, che
invece potrebbe essere preso in carico meglio dalle associazioni
specializzate che operano da anni sul territorio, utilizzando il
modello del "Sistema di protezione per richiedenti asilo e
rifugiati" (SPRAR), attivo in Friuli Venezia Giulia dal 2001 e ha
già dato prova di ottimi risultati.
Per questo motivo, in sede di legge sull'assestamento di
bilancio, Menis aveva presentato all'Aula un emendamento
chiedendo l'attivazione di un Fondo straordinario per l'emergenza
immigrazione, che con un impegno finanziario di 30.000 euro
avrebbe potuto sostenere le spese logistiche e organizzative dei
primi interventi. Il Fondo avrebbe dovuto prevedere la
presentazione di progetti solo da parte di enti qualificati
(Caritas, i Consorzi di solidarietà o le associazioni di provata
esperienza nel settore) a cui affidare il coordinamento delle
iniziative.
Oltre alla prima accoglienza, con questa regia si sarebbero
potuti attivare progetti di alfabetizzazione per i più piccoli,
approfondimento della lingua italiana e dei diritti/doveri di
cittadinanza, prevenzione sanitaria, ma anche avvio di percorsi
di formazione e riqualificazione professionale, il supporto
all'integrazione lavorativa, i servizi di accompagnamento
all'integrazione abitativa. Insomma, un modello di accoglienza a
360 gradi, non assistenziale ma di integrazione attiva,
sollevando da questo compito gli amministratori locali.