IV Commissione: audizione su rigassificatore a Zaule (Ts)
(ACON) Trieste, 7 set - COM/AB - WWF e Legambiente Trieste
hanno esposto alla IV Commissione del Consiglio regionale,
presieduta da Alessandro Colautti (Pdl), le motivazioni tecniche
e scientifiche che stanno alla base della contrarietà al progetto
di rigassificatore a Zaule, tra Trieste e Muggia, così come è
stato predisposto.
Vi è innanzitutto una perplessità di fondo dovuta al fatto che
l'approvvigionamento di metano non ha cadenze e tempi certi. Gli
attuali gasdotti, più quelli in costruzione, rispondono già
ampiamente alla richiesta di questa fonte energetica, tanto da
rendere inutili e fuori dal tempo impianti fissi di
rigassificazione. Impianti che, oltre a essere obsoleti e
superati, hanno pesanti ripercussioni sull'ambiente, sono
soggetti ai normali problemi di sicurezza dovuti alle strutture,
ma anche a pericoli più recenti, come gli attacchi di hacker che
potrebbero paralizzare la loro gestione.
Tra i maggiori danni ambientali sono stati citati quelli
derivanti dal mercurio depositato sui fondali che verrebbe
rimesso in circolo dal passaggio e dalle manovre delle navi
gasiere e l'immissione di cloro in mare. Il cloro, infatti, viene
aggiunto all'acqua di mare che riscalda il gas liquido e serve a
evitare il formarsi di incrostazioni all'interno delle condutture
dell'impianto di rigassificazione. Il mare Adriatico è uno dei
luoghi a maggior produzione di planton, che verrebbe distrutto
dal cloro.
Una perdita consistente poi, porterebbe la formazione di una nube
di gas molto freddo, che quindi stazionerebbe a livello del
suolo, e che potrebbe espandersi per chilometri, a seconda della
direzione del vento, verso Muggia o verso Trieste.
Ritornando all'inquinamento del mare, le associazioni
ambientaliste hanno ricordato che nel 2010 è stato accertato che
la schiuma che si era formata dall'impianto offshore di Porto
Viro (Rovigo), costruito nel 2009 12 miglia al largo della costa,
era dovuta al circuito di scambio termico dell'impianto. Per dare
un'immagine del volume di acqua che viene impiegata ogni giorno
da un impianto di questo genere - è stato detto - basta
immaginare un palazzo di 20 piani avente come base piazza Unità
d'Italia a Trieste.
Ci sono anche soluzioni alternative. La prima è data da navi
gasiere di ultima generazione, dotate di impianti di
rigassificazione interni, che non hanno quindi bisogno di
impianti di rigassificazione o di serbatoi di stoccaggio. Serve
solo un gasdotto di piccole dimensioni al quale allacciarsi
quando arrivano.
La seconda è più complessa e riguarda il dibattito ancora aperto
tra impianti a circuito aperto (acqua e cloro) e a circuito
chiuso. Questi ultimi traggono da altre fonti il calore
necessario alla rigassificazione, ad esempio bruciando l'1,3 %
del volume complessivo del gas trasportato per rigassificarlo.
(foto-immagini tv)