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IV Commissione: audizione su rigassificatore a Zaule (Ts)

07.09.2011
17:20
(ACON) Trieste, 7 set - COM/AB - WWF e Legambiente Trieste hanno esposto alla IV Commissione del Consiglio regionale, presieduta da Alessandro Colautti (Pdl), le motivazioni tecniche e scientifiche che stanno alla base della contrarietà al progetto di rigassificatore a Zaule, tra Trieste e Muggia, così come è stato predisposto.

Vi è innanzitutto una perplessità di fondo dovuta al fatto che l'approvvigionamento di metano non ha cadenze e tempi certi. Gli attuali gasdotti, più quelli in costruzione, rispondono già ampiamente alla richiesta di questa fonte energetica, tanto da rendere inutili e fuori dal tempo impianti fissi di rigassificazione. Impianti che, oltre a essere obsoleti e superati, hanno pesanti ripercussioni sull'ambiente, sono soggetti ai normali problemi di sicurezza dovuti alle strutture, ma anche a pericoli più recenti, come gli attacchi di hacker che potrebbero paralizzare la loro gestione.

Tra i maggiori danni ambientali sono stati citati quelli derivanti dal mercurio depositato sui fondali che verrebbe rimesso in circolo dal passaggio e dalle manovre delle navi gasiere e l'immissione di cloro in mare. Il cloro, infatti, viene aggiunto all'acqua di mare che riscalda il gas liquido e serve a evitare il formarsi di incrostazioni all'interno delle condutture dell'impianto di rigassificazione. Il mare Adriatico è uno dei luoghi a maggior produzione di planton, che verrebbe distrutto dal cloro.

Una perdita consistente poi, porterebbe la formazione di una nube di gas molto freddo, che quindi stazionerebbe a livello del suolo, e che potrebbe espandersi per chilometri, a seconda della direzione del vento, verso Muggia o verso Trieste.

Ritornando all'inquinamento del mare, le associazioni ambientaliste hanno ricordato che nel 2010 è stato accertato che la schiuma che si era formata dall'impianto offshore di Porto Viro (Rovigo), costruito nel 2009 12 miglia al largo della costa, era dovuta al circuito di scambio termico dell'impianto. Per dare un'immagine del volume di acqua che viene impiegata ogni giorno da un impianto di questo genere - è stato detto - basta immaginare un palazzo di 20 piani avente come base piazza Unità d'Italia a Trieste.

Ci sono anche soluzioni alternative. La prima è data da navi gasiere di ultima generazione, dotate di impianti di rigassificazione interni, che non hanno quindi bisogno di impianti di rigassificazione o di serbatoi di stoccaggio. Serve solo un gasdotto di piccole dimensioni al quale allacciarsi quando arrivano.

La seconda è più complessa e riguarda il dibattito ancora aperto tra impianti a circuito aperto (acqua e cloro) e a circuito chiuso. Questi ultimi traggono da altre fonti il calore necessario alla rigassificazione, ad esempio bruciando l'1,3 % del volume complessivo del gas trasportato per rigassificarlo.

(foto-immagini tv)