PD: Pupulin, fare del lavoro un importante centro di crescita
(ACON) Trieste, 16 nov - COM/AB - Più di 63 milioni di ore di
cassa integrazione registrate in tre anni, dall'ottobre del 2008,
quando la crisi finanziaria si riversò sull'economia reale della
nostra regione, a ottobre di quest'anno. Una mole enorme,
ripartita tra 22 milioni di ore di cassa ordinaria, 33,7 milioni
di straordinaria e 7,8 in deroga, che ha inciso sul reddito dei
quasi 22.000 lavoratori mediamente coinvolti in questi tre anni
per una cifra che si avvicina al mezzo miliardo, circa 22.000
euro in meno nel salario di ogni singolo lavoratore in cassa.
Questi i riflessi dei 36 mesi di crisi economica sull'apparato
produttivo e sui lavoratori del Friuli Venezia Giulia che vengono
messi in evidenza dal consigliere regionale del PD Paolo Pupulin.
Fino a poco tempo fa c'era pure qualcuno, come il presidente
Tondo e l'assessore Brandi, che quasi rischiavano di sostenere
che gli effetti della crisi generale fossero marginali e che
toccassero poco le aziende e le tasche dei lavoratori della
nostra regione. Purtroppo la realtà si è dimostrata diversa,
senza che nel frattempo si siano messe in campo tutte le misure
possibili per arginarla e per approntare una nuova politica
industriale e di sviluppo che affrontasse i nodi strutturali e le
mancate riforme del sistema economico regionale.
Bisogna ritornare alle misure anti crisi del maggio 2009,
approvate con il concorso generale delle forze consiliari e non
completamente utilizzate in tutti gli strumenti adottati, per
trovare un minimo di azione finalizzata a contrastare una crisi
che, fuori dai cori ottimistici della maggioranza di centro
destra, si manifesta ancora con tutta la sua durezza.
Anzi, i dati della CIG del mese di ottobre ci devono far
comprendere che il Friuli Venezia Giulia, proprio per la sua
forte vocazione industriale e manifatturiera, è immerso in una
situazione di stagnazione pericolosa.
Siamo, in un quadro generale che registra un leggero calo sul
mese precedente, una delle poche regioni che invece si confronta
con un nuovo balzo significativo del ricorso alla cassa
integrazione. Complessivamente si arriva a ben 2.847.899 ore
autorizzate di cassa integrazione, in forte aumento rispetto a
quelle richieste nel mese di settembre, quando erano risultate
1.727.086 e ancor più rispetto allo stesso mese dell'anno scorso,
quando si erano ridotte a solo 1.070.151. Un rimbalzo pari a
circa più 70% sul mese precedente e più 140% sul corrispondente
mese dell'anno 2010.
Dunque, senza esagerare, un campanello di allarme che deve essere
ascoltato e affrontato seriamente, pena dover fare i conti con
una stagnazione più pesante di quella annunciata. Tra l'altro,
cosa imprevedibile sino a poco tempo fa, ci stiamo
pericolosamente avvicinando alla situazione dell'anno scorso,
anno considerato il peggiore possibile da tanto tempo a questa
parte. Continuano a crescere in progressione inarrestabile il
numero delle imprese in crisi, che sono arrivate a ben 222 nei
primi 10 mesi di questo anno rispetto alle 158 del periodo
corrispondente del 2010 (aumento del più 40,51% e 23 nuove crisi
nell'ultimo mese). I motivi risultano i più differenti: dalle
crisi, ristrutturazioni e riorganizzazioni che rappresentano la
parte più rilevante (143 società interessate), ai fallimenti,
amministrazioni controllate, concordati preventivi, liquidazioni
coatte (coinvolgono 40 società), ai contratti di solidarietà
(arrivati a ben 39 casi). In totale, gli stabilimenti interessati
arrivano a 373 unità produttive.
Un quadro che forse si tende a sottovalutare, mentre è opportuno
che venga in chiaro, per comprendere sino in fondo che non
saranno misure palliative, come la piccola riduzione dell'IRAP
regionale, a rappresentare la spinta per il necessario rilancio.
Ci vuole ben altro. Ci vogliono misure e azioni strutturali sul
versante dell'innovazione, ricerca, dimensione delle aziende e
sostegno all'export.
Meglio sarebbe, invece della propaganda sul taglio dell'IRAP,
pagato dalle piccole e medie imprese con la riduzione degli altri
capitoli di intervento per le imprese, riversare sui fondi di
rotazione e sui consorzi di garanzia fidi a favore del tessuto
delle piccole e medie aziende quelle decine di milioni di euro
dispersi senza alcuna finalizzazione.
Puntando, come si sta cercando con le ultime misure adottate a
livello nazionale sulla base della spinta dell'Unione europea,
alla creazione in Friuli Venezia Giulia d'un'intero territorio a
"zero burocrazia". Un pacchetto di semplificazioni, introdotto
con il maxi emendamento, che ha tra i vari obiettivi quello di
ridurre gli oneri amministrativi per il cittadino e le imprese.