PD: Marsilio, riforma Comunità montane, una minestra riscaldata
(ACON) Trieste, 9 feb - COM/AB - Zearo è stato indicato
amministratore temporaneo dell'Unione montana della Carnia
all'unanimità, e cioè da tutti, perché faccia il navigatore del
cambiamento da super partes. Purtroppo però, a giudicare dalle
sue prime mosse, pare che invece di guardare agli obiettivi
comuni continui a perseguire interessi di parte. Per costituire
la cabina di regia prevista dalla riforma ha giustamente chiesto
alle Associazioni intercomunali del comprensorio di indicare i
loro nominativi di riferimento. Nel frattempo, ha convocato una
riunione della Cabina di regia, ma quando ha scoperto che i
sindaci non avrebbero svolto il compitino come indicato, ha
pensato bene di fare ciò che più conveniva, in barba agli accordi
intercorsi, ma soprattutto in deroga alle regole elementari di
democrazia.
La denuncia giunge dal consigliere del PD Enzo Marsilio, che
entra nel merito della questione.
Ecco allora che in rappresentanza della Val Degano convoca il
sindaco di Comeglians invece del sindaco di Rigolato come invece
avrebbe indicato quell'Associazione, e per la Val Chiarsò invita
il sindaco di Zuglio, quando per protesta quell'area aveva
comunicato di non fare alcuna designazione.
Per poter fare qualcosa - commenta Marsilio - l'attuale
maggioranza ha da tempo dimostrato di rinunciare al confronto per
preferire l'arroganza di decisioni calate dall'alto che offrono
la comodità di non dover rendere conto a nessuno. La condivisione
e la concertazione sono diventate parole desuete. Infatti, una
delle prime decisioni prese dal neo amministratore temporaneo
dell'Unione dei comuni montani è stata la nomina di Giuseppe
Mareschi a direttore dei servizi sociali dell'Ente. Sarà pure una
persona qualificata, ma non sarebbe stato opportuno coinvolgere
anche i sindaci in una scelta destinata a modificare in maniera
significativa il sistema della dotazione organica dei comuni?
Il neo direttore, poi, si è già messo al lavoro convocando tutta
una serie di riunioni per tracciare nuove strategie e nuovi
organici, ma cosa resterà da fare ai sindaci cui spetterebbe il
compito di proporre uno statuto che dovrebbe regolare il
funzionamento delle Unioni quando ci ha pensato il direttore?
Anche gli statuti, di punto in bianco, sono forse diventati dei
pro forma?
Di male in peggio - conclude Marsilio. Ci sono voluti tre anni
per elaborare un progetto che più che una riforma si rivela
sempre di più come una improponibile minestra riscaldata, tanto
indigesta che per poterla attuarla è necessario ricorrere
all'arroganza e all'imposizione.