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PD: Marsilio, riforma Comunità montane, una minestra riscaldata

09.02.2012
16:21
(ACON) Trieste, 9 feb - COM/AB - Zearo è stato indicato amministratore temporaneo dell'Unione montana della Carnia all'unanimità, e cioè da tutti, perché faccia il navigatore del cambiamento da super partes. Purtroppo però, a giudicare dalle sue prime mosse, pare che invece di guardare agli obiettivi comuni continui a perseguire interessi di parte. Per costituire la cabina di regia prevista dalla riforma ha giustamente chiesto alle Associazioni intercomunali del comprensorio di indicare i loro nominativi di riferimento. Nel frattempo, ha convocato una riunione della Cabina di regia, ma quando ha scoperto che i sindaci non avrebbero svolto il compitino come indicato, ha pensato bene di fare ciò che più conveniva, in barba agli accordi intercorsi, ma soprattutto in deroga alle regole elementari di democrazia.

La denuncia giunge dal consigliere del PD Enzo Marsilio, che entra nel merito della questione.

Ecco allora che in rappresentanza della Val Degano convoca il sindaco di Comeglians invece del sindaco di Rigolato come invece avrebbe indicato quell'Associazione, e per la Val Chiarsò invita il sindaco di Zuglio, quando per protesta quell'area aveva comunicato di non fare alcuna designazione.

Per poter fare qualcosa - commenta Marsilio - l'attuale maggioranza ha da tempo dimostrato di rinunciare al confronto per preferire l'arroganza di decisioni calate dall'alto che offrono la comodità di non dover rendere conto a nessuno. La condivisione e la concertazione sono diventate parole desuete. Infatti, una delle prime decisioni prese dal neo amministratore temporaneo dell'Unione dei comuni montani è stata la nomina di Giuseppe Mareschi a direttore dei servizi sociali dell'Ente. Sarà pure una persona qualificata, ma non sarebbe stato opportuno coinvolgere anche i sindaci in una scelta destinata a modificare in maniera significativa il sistema della dotazione organica dei comuni?

Il neo direttore, poi, si è già messo al lavoro convocando tutta una serie di riunioni per tracciare nuove strategie e nuovi organici, ma cosa resterà da fare ai sindaci cui spetterebbe il compito di proporre uno statuto che dovrebbe regolare il funzionamento delle Unioni quando ci ha pensato il direttore? Anche gli statuti, di punto in bianco, sono forse diventati dei pro forma?

Di male in peggio - conclude Marsilio. Ci sono voluti tre anni per elaborare un progetto che più che una riforma si rivela sempre di più come una improponibile minestra riscaldata, tanto indigesta che per poterla attuarla è necessario ricorrere all'arroganza e all'imposizione.