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II Comm: audizioni accesso al credito per le imprese (1)

16.04.2012
18:32
(ACON) Trieste, 16 apr - RC - Una trentina in rappresentanza dei Consorzi garanzia fidi (Confidi), commercio, industria, artigianato, istituti di credito privati e società finanziarie pubbliche della regione, tutti chiamati in audizione dalla II Commissione consiliare. Lo scopo - ha spiegato il presidente, Federico Razzini (LN) - capire come poter affrontare la crisi che colpisce l'economia anche del Friuli Venezia Giulia, con una recessione conclamata del 2% del PIL nazionale, nonché capirne alcune delle concause. Alla Commissione sono giunte numerose segnalazioni da parte del mondo dell'impresa, dell'artigianato e del commercio, sempre più in difficoltà ad ottenere quei finanziamenti indispensabili per sopravvivere: abbiamo voluto verificare se le cose stanno veramente così.

Primi a prendere la parola, i rappresentanti dei Confidi provinciali, che all'unisono hanno puntato il dito contro il sistema bancario accusandolo di non sostenere a sufficienza le imprese. Se è vero che queste investono di meno - anche perché i fatturati sono calati - e dunque c'è una minore richiesta di credito, anche la disponibilità di credito stesso da parte delle banche si è ridotta. Pur portando le garanzie dal 50% al 80%, spesso non si riesce a portare a casa il finanziamento, soprattutto se è a medio-lungo termine, e non manca la richiesta di sottoscrivere in affiancamento polizze assicurative.

Altre richieste dei Confidi, che i soldi non siano distribuiti a pioggia ma concessi solo per progetti imprenditoriali mirati, ma anche siano distribuiti in tempi più celeri da parte della Regione, che oggi agisce per via troppo burocratica: se riuscirà ad accorciare i tempi di erogazione, sarà già un buon inizio per riavviare gli investimenti; al pari, le si chiede di accorciare i tempi dei pagamenti delle fatture, così come lo si chiede a tutta l'Amministrazione pubblica.

Se però per i Consorzi di garanzia, ma anche per il settore dell'artigianato, sono due i canali principali di intervento pubblico (i fidi, appunto, e i fondi di rotazione) e la Regione deve dire chiaramente quanto intende investire su questi due canali, per le cooperative si deve andare oltre attraverso una serie programmata di azioni quali la riduzione dell'Irap; sgravi fiscali; incentivazioni agli investimenti non solo in conto capitale ma anche in conto interessi; sburocratizzazione delle pratiche; tempi ridotti di pagamento da parte del soggetto pubblico verso le imprese.

Un allarme è giunto, poi, dalle Camere di commercio che segnalano una moria di imprese nel primo semestre di quest'anno, e da pare della Cciaa di Trieste una richiesta: che i Confidi si aggreghino perché oggi sono ben 107. Una richiesta accolta da alcuni rappresentanti, ma non da tutti per la paura di perdita di rappresentatività sul territorio e di creazione di un ulteriore carrozzone difficile da far funzionare.

E dopo tante accuse, a parlare è stata l'Associazione bancaria italiana (ABI), che ha portato dati della Banca d'Italia: i finanziamenti delle banche all'economia regionale, nel 2011 sono arrivati a 34 miliardi, registrando quindi una sostanziale tenuta rispetto all'anno prima; il credito alle imprese è inferiore all'1% in meno rispetto al 2010 a fronte di un fatturato calato del 5,8%; esaminando il periodo dall'inizio della crisi, ovvero da dicembre 2007, si vede che il sistema delle imprese oggi beneficia dello stesso volume di credito da parte delle banche, mentre il fatturato è sceso di quasi il 17%: ciò conferma che le banche, in Friuli Venezia Giulia, continuano ad essere vicine alle aziende nonostante queste siano spesso sottocapitalizzate e in un contesto recessivo, con consumi stagnanti.

Ma ABI soprattutto ha sottolineato che la domanda di finanziamento per investimenti è in calo notevole, mentre è cresciuta l'esigenza di copertura del capitale circolante e il ricorso ad operazioni di ristrutturazione e consolidamento del debito. Inoltre, a febbraio scorso ha aderito all'accordo "Nuove misure per il credito alle PMI", ovvero la sospensione del pagamento dei mutui, un numero di banche che copre l'83,5% degli sportelli del territorio nazionale: grazie alla moratoria 2009-2010, in regione sono state sospese circa 6.500 operazioni per un importo di 345 milioni.

È poi vero che le banche sono più caute, oggi, nell'erogare prestiti, ma ciò è dovuto alla crescita delle sofferenze e del rischio. L'operazione che hanno fatto nell'acquistare i titoli di Stato non è in concorrenza con la liquidità per famiglie e imprese; soprattutto guai se non avessero acquistato: con la loro operazione, le banche aiutano a tenere sotto controllo lo spread. Non da ultimo, le banche italiane non sono state sostenute né dal Governo né dal cittadino, come invece avvenuto all'estero.

(foto; immagini tv)

(segue)