II Comm: audizioni accesso al credito per le imprese (1)
(ACON) Trieste, 16 apr - RC - Una trentina in rappresentanza
dei Consorzi garanzia fidi (Confidi), commercio, industria,
artigianato, istituti di credito privati e società finanziarie
pubbliche della regione, tutti chiamati in audizione dalla II
Commissione consiliare. Lo scopo - ha spiegato il presidente,
Federico Razzini (LN) - capire come poter affrontare la crisi che
colpisce l'economia anche del Friuli Venezia Giulia, con una
recessione conclamata del 2% del PIL nazionale, nonché capirne
alcune delle concause. Alla Commissione sono giunte numerose
segnalazioni da parte del mondo dell'impresa, dell'artigianato e
del commercio, sempre più in difficoltà ad ottenere quei
finanziamenti indispensabili per sopravvivere: abbiamo voluto
verificare se le cose stanno veramente così.
Primi a prendere la parola, i rappresentanti dei Confidi
provinciali, che all'unisono hanno puntato il dito contro il
sistema bancario accusandolo di non sostenere a sufficienza le
imprese. Se è vero che queste investono di meno - anche perché i
fatturati sono calati - e dunque c'è una minore richiesta di
credito, anche la disponibilità di credito stesso da parte delle
banche si è ridotta. Pur portando le garanzie dal 50% al 80%,
spesso non si riesce a portare a casa il finanziamento,
soprattutto se è a medio-lungo termine, e non manca la richiesta
di sottoscrivere in affiancamento polizze assicurative.
Altre richieste dei Confidi, che i soldi non siano distribuiti a
pioggia ma concessi solo per progetti imprenditoriali mirati, ma
anche siano distribuiti in tempi più celeri da parte della
Regione, che oggi agisce per via troppo burocratica: se riuscirà
ad accorciare i tempi di erogazione, sarà già un buon inizio per
riavviare gli investimenti; al pari, le si chiede di accorciare i
tempi dei pagamenti delle fatture, così come lo si chiede a tutta
l'Amministrazione pubblica.
Se però per i Consorzi di garanzia, ma anche per il settore
dell'artigianato, sono due i canali principali di intervento
pubblico (i fidi, appunto, e i fondi di rotazione) e la Regione
deve dire chiaramente quanto intende investire su questi due
canali, per le cooperative si deve andare oltre attraverso una
serie programmata di azioni quali la riduzione dell'Irap; sgravi
fiscali; incentivazioni agli investimenti non solo in conto
capitale ma anche in conto interessi; sburocratizzazione delle
pratiche; tempi ridotti di pagamento da parte del soggetto
pubblico verso le imprese.
Un allarme è giunto, poi, dalle Camere di commercio che segnalano
una moria di imprese nel primo semestre di quest'anno, e da pare
della Cciaa di Trieste una richiesta: che i Confidi si aggreghino
perché oggi sono ben 107. Una richiesta accolta da alcuni
rappresentanti, ma non da tutti per la paura di perdita di
rappresentatività sul territorio e di creazione di un ulteriore
carrozzone difficile da far funzionare.
E dopo tante accuse, a parlare è stata l'Associazione bancaria
italiana (ABI), che ha portato dati della Banca d'Italia: i
finanziamenti delle banche all'economia regionale, nel 2011 sono
arrivati a 34 miliardi, registrando quindi una sostanziale tenuta
rispetto all'anno prima; il credito alle imprese è inferiore
all'1% in meno rispetto al 2010 a fronte di un fatturato calato
del 5,8%; esaminando il periodo dall'inizio della crisi, ovvero
da dicembre 2007, si vede che il sistema delle imprese oggi
beneficia dello stesso volume di credito da parte delle banche,
mentre il fatturato è sceso di quasi il 17%: ciò conferma che le
banche, in Friuli Venezia Giulia, continuano ad essere vicine
alle aziende nonostante queste siano spesso sottocapitalizzate e
in un contesto recessivo, con consumi stagnanti.
Ma ABI soprattutto ha sottolineato che la domanda di
finanziamento per investimenti è in calo notevole, mentre è
cresciuta l'esigenza di copertura del capitale circolante e il
ricorso ad operazioni di ristrutturazione e consolidamento del
debito. Inoltre, a febbraio scorso ha aderito all'accordo "Nuove
misure per il credito alle PMI", ovvero la sospensione del
pagamento dei mutui, un numero di banche che copre l'83,5% degli
sportelli del territorio nazionale: grazie alla moratoria
2009-2010, in regione sono state sospese circa 6.500 operazioni
per un importo di 345 milioni.
È poi vero che le banche sono più caute, oggi, nell'erogare
prestiti, ma ciò è dovuto alla crescita delle sofferenze e del
rischio. L'operazione che hanno fatto nell'acquistare i titoli di
Stato non è in concorrenza con la liquidità per famiglie e
imprese; soprattutto guai se non avessero acquistato: con la loro
operazione, le banche aiutano a tenere sotto controllo lo spread.
Non da ultimo, le banche italiane non sono state sostenute né dal
Governo né dal cittadino, come invece avvenuto all'estero.
(foto; immagini tv)
(segue)