News


PD-Ssk: Gabrovec, no a imposizioni su provincia Trieste-Gorizia

08.06.2012
11:29
(ACON) Trieste, 8 giu - COM/AB - L'assessore regionale alla funzione pubblica e autonomie locali Andrea Garlatti ha nuovamente paventato la possibilità di affrontare il nodo più che ingarbugliato del futuro delle Province sostanzialmente proponendo la sola fusione delle due minori, Trieste e Gorizia, forse anche per non attizzare nuovi incendi politici nelle delicate aree friulane. È fin d'ora chiaro che a meno di un anno dalle prossime elezioni regionali poco o nulla verrà più toccato. Soprattutto se si considera la posizione a suo tempo espressa dal presidente Tondo, che demandava ogni scelta in materia alla consultazione referendaria dei cittadini.

A puntualizzarlo è il consigliere regionale Igor Gabrovec (PD-Ssk), che aggiunge.

Innanzitutto va ribadita con forza la necessità di affrontare, una volta per tutte, il riordino degli Enti locali con una legge integrale e non, come in questi ultimi anni, ponendo pezze qua e là. Basti pensare al capitolo inglorioso della soppressione delle Comunità montane, seguita dall'istituzione di un ibrido istituzionale denominato Unioni dei Comuni montani che sostanzialmente non riescono a decollare. Un disastro che, come opposizione consiliare, avevamo chiaramente annunciato già in Aula, purtroppo senza venire ascoltati.

C'è poi il capitolo dei Segretari comunali, fortemente sentito soprattutto dai Comuni minori e da quelli interessati dalla presenza della comunità slovena, con l'esigenza di istituire degli albi regionali e con criteri di selezione conformi alla nostra specificità normativa e culturale, che avremmo dovuto e potuto affrontare per tempo. Ma non si è visto nulla.

Vanno però di moda le Province, da abolire, spezzettare, fondere, riordinare. Partendo forse da chi oppone meno resistenza: non a caso due Province rette dal centro sinistra e numericamente (elettoralmente) minoritarie negli equilibri politici regionali. L'ipotesi di trasformare Trieste (con il francobollo di Monfalcone) in città metropolitana è stata già rifiutata da tutti i Comuni minori - ma anche dai cittadini, stando alla schiacciante sconfitta della proposta metropolitana avanzata alle provinciali 2011 - e quindi, vista la legge istitutiva delle città metropolitane, inapplicabile.

Non da ultimo e non meno insidioso ci sarebbe il capitolo della tutela della comunità slovena e del rispetto degli accordi internazionali, che contemplano anche l'assetto amministrativo del territorio. Non si dimentichi che Trieste è passata formalmente all'Italia quasi dieci anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, costituendo fino al 1954 la Zona A del Territorio libero di Trieste. La logica e gli equilibri anche dell'assetto amministrativo sono stati poi sottolineati con il Memorandum di Londra e ripresi nel Trattato di Osimo del 1975.

Stante a ciò, è fin d'ora chiaro che nessuna modifica né fusione potrà essere imposta. Se ne può certo parlare, ragionando su funzioni e competenze, coinvolgendo però per tempo tutti i soggetti politico-amministrativi e le comunità interessate. È chiaro che ogni modifica deve portare a un miglioramento, altrimenti non ha senso. Da qui una proposta, forse nemmeno troppo infondata: perché non pensare di trasformare la Regione con l'istituzione di due Province autonome, sul modello di Trento e Bolzano, una isontino-giuliana (magari con un allungamento lungo la linea di confine fino al Tarvisiano a tutela della comunità slovena) e un'altra friulana? Potremmo così salvare le rispettive autonomie e creare due territori piuttosto omogenei, migliorando così anche l'efficacia e l'efficienza dei servizi pubblici. È una proposta come tante altre, sulla quale ragionare ormai nella prossima legislatura.