PD-Ssk: Gabrovec, no a imposizioni su provincia Trieste-Gorizia
(ACON) Trieste, 8 giu - COM/AB - L'assessore regionale alla
funzione pubblica e autonomie locali Andrea Garlatti ha
nuovamente paventato la possibilità di affrontare il nodo più che
ingarbugliato del futuro delle Province sostanzialmente
proponendo la sola fusione delle due minori, Trieste e Gorizia,
forse anche per non attizzare nuovi incendi politici nelle
delicate aree friulane. È fin d'ora chiaro che a meno di un anno
dalle prossime elezioni regionali poco o nulla verrà più toccato.
Soprattutto se si considera la posizione a suo tempo espressa dal
presidente Tondo, che demandava ogni scelta in materia alla
consultazione referendaria dei cittadini.
A puntualizzarlo è il consigliere regionale Igor Gabrovec
(PD-Ssk), che aggiunge.
Innanzitutto va ribadita con forza la necessità di affrontare,
una volta per tutte, il riordino degli Enti locali con una legge
integrale e non, come in questi ultimi anni, ponendo pezze qua e
là. Basti pensare al capitolo inglorioso della soppressione delle
Comunità montane, seguita dall'istituzione di un ibrido
istituzionale denominato Unioni dei Comuni montani che
sostanzialmente non riescono a decollare. Un disastro che, come
opposizione consiliare, avevamo chiaramente annunciato già in
Aula, purtroppo senza venire ascoltati.
C'è poi il capitolo dei Segretari comunali, fortemente sentito
soprattutto dai Comuni minori e da quelli interessati dalla
presenza della comunità slovena, con l'esigenza di istituire
degli albi regionali e con criteri di selezione conformi alla
nostra specificità normativa e culturale, che avremmo dovuto e
potuto affrontare per tempo. Ma non si è visto nulla.
Vanno però di moda le Province, da abolire, spezzettare, fondere,
riordinare. Partendo forse da chi oppone meno resistenza: non a
caso due Province rette dal centro sinistra e numericamente
(elettoralmente) minoritarie negli equilibri politici regionali.
L'ipotesi di trasformare Trieste (con il francobollo di
Monfalcone) in città metropolitana è stata già rifiutata da tutti
i Comuni minori - ma anche dai cittadini, stando alla
schiacciante sconfitta della proposta metropolitana avanzata alle
provinciali 2011 - e quindi, vista la legge istitutiva delle
città metropolitane, inapplicabile.
Non da ultimo e non meno insidioso ci sarebbe il capitolo della
tutela della comunità slovena e del rispetto degli accordi
internazionali, che contemplano anche l'assetto amministrativo
del territorio. Non si dimentichi che Trieste è passata
formalmente all'Italia quasi dieci anni dopo la fine della
seconda guerra mondiale, costituendo fino al 1954 la Zona A del
Territorio libero di Trieste. La logica e gli equilibri anche
dell'assetto amministrativo sono stati poi sottolineati con il
Memorandum di Londra e ripresi nel Trattato di Osimo del 1975.
Stante a ciò, è fin d'ora chiaro che nessuna modifica né fusione
potrà essere imposta. Se ne può certo parlare, ragionando su
funzioni e competenze, coinvolgendo però per tempo tutti i
soggetti politico-amministrativi e le comunità interessate. È
chiaro che ogni modifica deve portare a un miglioramento,
altrimenti non ha senso. Da qui una proposta, forse nemmeno
troppo infondata: perché non pensare di trasformare la Regione
con l'istituzione di due Province autonome, sul modello di Trento
e Bolzano, una isontino-giuliana (magari con un allungamento
lungo la linea di confine fino al Tarvisiano a tutela della
comunità slovena) e un'altra friulana? Potremmo così salvare le
rispettive autonomie e creare due territori piuttosto omogenei,
migliorando così anche l'efficacia e l'efficienza dei servizi
pubblici. È una proposta come tante altre, sulla quale ragionare
ormai nella prossima legislatura.