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PD: Lupieri, su riforma sanità sostanziale parere negativo

18.10.2012
17:45
(ACON) Trieste, 18 ott - COM/AB - La III Commissione del Consiglio regionale ha terminato le tre giornate di audizioni sulla riforma della sanità targata Tondo, che hanno evidenziato per la maggior parte un sostanziale parere negativo.

Lo mette in evidenza il consigliere regionale del PD Sergio Lupieri, vicepresidente della III Commissione, che aggiunge.

Se si possono condividere le finalità del riordino, non si condivide l'operazione chirurgica di architettura istituzionale senza che ne siano esplicitati i motivi e i miglioramenti, non si coglie alcuna valutazione dei costi dell'operazione e la previsione di risparmio, mentre appare dannoso il proposito di dimensionare i distretti a 100.000 abitanti, impedendo di fatto la coincidenza ambito-distretto, con criticità sui Piani di zona. Manca un riordino della rete ospedaliera regionale e, in un momento in cui cresce la domanda di salute sul territorio, si riduce il sistema delle cure primarie.

Da più parti è stata richiamata la mancanza di contenuti sulla prevenzione (stili di vita, abitudini alimentari, screening), appropriatezza delle prestazioni e dei servizi erogati, integrazione tra i vari attori del servizio sanitario, ospedali di rete che rispondano al territorio in una dimensione che garantisca qualità, sicurezza, professionalità.

Criticata la mancanza di una sperimentazione della riforma, che demanda invece tutto al 2014/2015, lasciando a chi verrà ogni responsabilità a gestire quanto già deciso e rimandando al futuro una risposta agli attuali bisogni di salute dei cittadini.

Da ricordare, inoltre, le considerazioni espresse dalla Conferenza permanente per la programmazione sanitaria e sociosanitaria regionale, sulla necessità di un ampio e articolato confronto preventivo, di come non vengano esaurite le problematiche presenti che vengono anzi rinviate a successivi provvedimenti attuativi, la preoccupazione per il dimensionamento prospettato per il distretto, e di come possa essere compromesso il ruolo dei Comuni da un ampliamento abnorme del numero degli abitanti per distretto e quindi degli ambiti e, conseguentemente, del numero delle municipalità convergenti all'interno di una unica assemblea dei sindaci.