Conferenza lingua friulana:interventi Franzil,Fontanini,Molinaro(2)
(ACON) Trieste, 24 nov - MPB - Dopo l'intervento introduttivo
del presidente del Consiglio Maurizio Franz, a prendere la parola
sono stati i rappresentanti del Comune e della Provincia di Udine
e l'assessore regionale all'istruzione.
Kristian Franzil, assessore alle lingue minoritarie del Comune di
Udine, portando il saluto del sindaco Furio Honsell, ha ribadito
che il friulano è uno patrimonio importantissimo che ci fa
dialogare con l'Europa; quanto ai passi avanti in tema di tutela
e valorizzazione del plurilinguismo, ha ricordato fra l'altro gli
interventi del Comune per la cartellonistica e per lo sportello
del friulano e ha invitato a investire nella politica linguistica
non solo perchè riguarda la specialità e l'autonomia della
Regione, ma anche cercando di valorizzare associazionismo,
volontariato e organismi di cooperazione che rappresentano
posti di lavoro, impegno personale, scelte di vita.
Per il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini,
impropria l'espressione di minoranza linguistica per il friulano,
la realtà più forte e compatta nel panorama italiano: sui 136
comuni della provincia udinese, 125 si sono dichiarati di lingua
friulana; il 63% dei genitori ha chiesto l'insegnamento della
lingua friulana nella scuola pubblica, due dati che dicono come
in questa realtà forte sia la domanda di tutela da parte di
istituzioni e cittadini e che evidenziano una offerta ancora
insufficiente. Occorrono nuovi strumenti, ha insistito Fontanini,
dichiarandosi critico su come la Regione ha distribuito i fondi
fra le tre Province.
Non solo il punto di quanto fatto, e non fatto, ma anche una
previsione sulla meta futura. Per l'assessore regionale
all'Istruzione Roberto Molinaro occorre però la consapevolezza
che alle spalle abbiamo una lunga strada, che qui il punto di
partenza è stata la legge 15 del 1996, e che anche la legge 29
del 2007 è una tappa, uno strumento nel quadro di una strategia
generale. E i criteri di base sono che lingua e cultura vanno
insieme, che nelle procedure da mettere in campo si deve guardare
alla semplificazione, che l'azione di tutela non può essere un
impegno solo delle istituzioni ma richiede il coinvolgimento di
molti altri soggetti, in primis autonomie locali e forze sociali.
Con la constatazione che le risorse statali sono insufficienti:
in 10 anni di attuazione della legge 492 si sono ridotte a un
decimo dello stanziamento iniziale.
Tre i filoni dell'uso del friulano, pubblico, nei massa media, a
scuola dove da quest'anno è lingua curricolare; su quest'ultimo
punto, ove la competenza è dello Stato, si è cercata l'intesa con
l'Ufficio scolastico regionale e si punta a un rapporto
strutturale con il ministero perchè l'esigenza è estendere
l'insegnamento a tutto l'obbligo scolastico. Misurandosi anche
con la scarsità delle risorse: l'operazione costa 2 milioni di
euro l'anno.
Quanto al rapporti della Regione con l'Università, fondamentale
per la didattica (formazione docenti) e per la ricerca,
l'obiettivo è una convenzione, puntando a far evolvere anche i
rapporti tra Arlef e ateneo.
Parlando del friulano - ha concluso Molinaro - si tocca il
fondamento del nostro essere diversi nel panorama italiano. Una
diversità anche istituzionale e promuovere la tutela di questa
lingua oggi conviene in senso lato perchè attraverso l'autonomia
si possono fare molte cose.
(segue)