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Conferenza lingua friulana:interventi Franzil,Fontanini,Molinaro(2)

24.11.2012
12:44
(ACON) Trieste, 24 nov - MPB - Dopo l'intervento introduttivo del presidente del Consiglio Maurizio Franz, a prendere la parola sono stati i rappresentanti del Comune e della Provincia di Udine e l'assessore regionale all'istruzione.

Kristian Franzil, assessore alle lingue minoritarie del Comune di Udine, portando il saluto del sindaco Furio Honsell, ha ribadito che il friulano è uno patrimonio importantissimo che ci fa dialogare con l'Europa; quanto ai passi avanti in tema di tutela e valorizzazione del plurilinguismo, ha ricordato fra l'altro gli interventi del Comune per la cartellonistica e per lo sportello del friulano e ha invitato a investire nella politica linguistica non solo perchè riguarda la specialità e l'autonomia della Regione, ma anche cercando di valorizzare associazionismo, volontariato e organismi di cooperazione che rappresentano posti di lavoro, impegno personale, scelte di vita.

Per il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini, impropria l'espressione di minoranza linguistica per il friulano, la realtà più forte e compatta nel panorama italiano: sui 136 comuni della provincia udinese, 125 si sono dichiarati di lingua friulana; il 63% dei genitori ha chiesto l'insegnamento della lingua friulana nella scuola pubblica, due dati che dicono come in questa realtà forte sia la domanda di tutela da parte di istituzioni e cittadini e che evidenziano una offerta ancora insufficiente. Occorrono nuovi strumenti, ha insistito Fontanini, dichiarandosi critico su come la Regione ha distribuito i fondi fra le tre Province.

Non solo il punto di quanto fatto, e non fatto, ma anche una previsione sulla meta futura. Per l'assessore regionale all'Istruzione Roberto Molinaro occorre però la consapevolezza che alle spalle abbiamo una lunga strada, che qui il punto di partenza è stata la legge 15 del 1996, e che anche la legge 29 del 2007 è una tappa, uno strumento nel quadro di una strategia generale. E i criteri di base sono che lingua e cultura vanno insieme, che nelle procedure da mettere in campo si deve guardare alla semplificazione, che l'azione di tutela non può essere un impegno solo delle istituzioni ma richiede il coinvolgimento di molti altri soggetti, in primis autonomie locali e forze sociali. Con la constatazione che le risorse statali sono insufficienti: in 10 anni di attuazione della legge 492 si sono ridotte a un decimo dello stanziamento iniziale.

Tre i filoni dell'uso del friulano, pubblico, nei massa media, a scuola dove da quest'anno è lingua curricolare; su quest'ultimo punto, ove la competenza è dello Stato, si è cercata l'intesa con l'Ufficio scolastico regionale e si punta a un rapporto strutturale con il ministero perchè l'esigenza è estendere l'insegnamento a tutto l'obbligo scolastico. Misurandosi anche con la scarsità delle risorse: l'operazione costa 2 milioni di euro l'anno. Quanto al rapporti della Regione con l'Università, fondamentale per la didattica (formazione docenti) e per la ricerca, l'obiettivo è una convenzione, puntando a far evolvere anche i rapporti tra Arlef e ateneo.

Parlando del friulano - ha concluso Molinaro - si tocca il fondamento del nostro essere diversi nel panorama italiano. Una diversità anche istituzionale e promuovere la tutela di questa lingua oggi conviene in senso lato perchè attraverso l'autonomia si possono fare molte cose.

(segue)