Commissione regionale pari opportunità su omicidio di Basiliano
(ACON) Trieste, 10 dic - COM/AB - La Commissione regionale pari
opportunità vive con profondo turbamento e dolore la notizia
dell'omicidio di Lisa. Cosa sta succedendo in questa nostra
società? Sopruso e violenza sembrano diventati comportamenti
abituali tra le persone e sono quasi sempre le donne a rimetterci
la salute, ma troppo spesso, come nel caso di Villaorba di
Basiliano, ci rimettono la vita.
La nostra Costituzione ha non solo riconosciuto, ma anche
garantito il godimento dei diritti inviolabili a ogni cittadino e
certamente tra questi il diritto alla vita e la tutela della
salute alle donne. È vero che sono state introdotte norme a
tutela della vita e dell'integrità delle donne e dei minori, ma
ciò non toglie o diminuisce la verità dei fatti: le vittime di
stalking in Italia stanno aumentando in modo esponenziale.
Tutti siamo informati sulla natura degli atti persecutori che
realizzano il reato di stalking e che possono portare alla morte,
ma siamo anche consapevoli, purtroppo, che la difesa delle
vittime è del tutto inadeguata se non assente. Il Consiglio
superiore della magistratura ha sottolineato come sia importante
un livello di formazione capillare di tutti gli operatori che, in
ragione della singola professionalità ricoperta, vengono a
contatto con il fenomeno della violenza su soggetti, non deboli
ma inermi, in particolare su donne e minori e ciò per eliminare
ogni possibile improvvisazione sul piano dell'accoglienza, del
colloquio e della protezione della vittima. Vorremmo essere
assicurati che dalle buone intenzioni sono scaturiti fatti
concreti e preparazione adeguata.
Il reato di stalking, prevedendo una pena massima fino a 4 anni
di reclusione, consente l'adozione di misure restrittive a carico
del persecutore e quindi dà la possibilità di prevedere un piano
concreto di protezione della vittima. A questo punto non basta
affermare che è impossibile proteggere tutte le vittime di
stalking: cosa è successo nel caso di Lisa che viene considerato
come una morte annunciata? Siamo d'accordo sul principio che le
denunce di reati o delitti volontari contro la persona devono
essere perseguiti immediatamente e con la massima severità? La
violenza e i soprusi non devono appartenere ai comportamenti dei
cittadini di questo nostro Paese.
Troppo spesso le denunce delle donne, siano esse madri, mogli,
compagne, lavoratrici, non trovano adeguata attenzione da parte
delle Istituzioni, viene loro a mancare la puntuale risposta
nell'applicazione delle leggi. Pordenone e Trieste hanno
sottoscritto un protocollo di intesa fra Prefettura, Tribunale,
Questura, Comando provinciale Carabinieri e Guardia di finanza,
Azienda per i servizi sanitari - gli Ambiti - Caritas e i Centri
antiviolenza, e questo è sicuramente un esempio da seguire. Anche
Udine ha recentemente sottoscritto un accordo tra le Istituzioni
e i servizi locali, ma evidentemente non basta la dichiarazione
di comunione di intenti per contrastare i comportamenti violenti
e gli omicidi di donne ovvero femminicidi.
Nella nostra mente resta sempre un dubbio: per il caso di
Basiliano è stato fatto tutto il possibile per aiutare questa
donna?
La violenza sulle donne sta diventando un'emergenza ed è quindi
da considerarsi un problema sociale la cui soluzione deve
diventare dovere comune, responsabilità di tutti. Si devono
diffondere e consolidare comportamenti che attuino principi
costituzionali come la dignità della persona, il rispetto
dell'altro, la libertà individuale. Quindi è necessaria un'azione
a livello culturale, scuola e famiglia dovrebbero essere un
veicolo fondamentale per l'innesto di questi principi. Dovere
della Regione è agevolare con misure economiche e provvidenze il
funzionamento di questi veicoli di formazione dei cittadini.
La Commissione regionale pari opportunità, per il 25 novembre,
giornata contro la violenza sulle donne, ha fatto affiggere nei
comuni al di sopra dei 15.000 abitanti una serie di manifesti per
sensibilizzare le donne sull'importanza della denuncia, mezzo per
tentare di uscire dalla violenza, ma se le Istituzioni non
rispondono all'appello coraggioso di queste donne dobbiamo
piangerle come due volte vittime, cioè non solo della brutalità
del carnefice, ma anche della mancata risposta alla loro
coraggiosa e fiduciosa richiesta di aiuto.
Notizie dell'ultima riportano di altri quattro atti di violenza
su donne, di cui tre mortali. Il nostro quindi vuole essere un
grido di aiuto perché si faccia di più e meglio.