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SA-PRC:Kocijancic,crisi finanziaria,ripercussioni su porti regionali

23.12.2012
10:50
(ACON) Trieste, 23 dic - COM/MPB - Il consigliere regionale Igor Kocijancic (SA-PRC) ha presentato una interrogazione al presidente della regione Renzo Tondo, la quale trae spunto dal recente saggio 'Il crack che viene dal mare' , a firma di Sergio Bologna, uno dei massimi esperti nazionali nel settore dell'economia marittima e della logistica.

Nel saggio si paventa il forte rischio di una bolla finanziaria provocata dall'eccessiva finanziarizzazione anche nel settore dello shipping e dei traffici marittimi containerizzati, (esposizione debitoria delle maggiori compagnie mondiali del settore per complessivi 90 miliardi di dollari e impossibilità di pagamento degli interessi sui debiti a causa del calo di domanda, di traffici, di noli che fa registrare forti perdite di esercizio e di valore alle grandi portacontainer da capacità di 10.000 teu o più) che, oltre ad avere ripercussioni su scala mondiale, avrebbe delle forti ricadute anche in sede locale se non si rivedono drasticamente alcuni indirizzi di investimenti mirati all'ingrandimento dei porti che anche a livello regionale si continuano a proporre e propugnare.

Kocijancic, premettendo che la crisi dei traffici containerizzati ha investito, con un "ritardo tecnico" di un anno rispetto alla crisi finanziaria, gli scali portuali europei e nazionali appena nel secondo trimestre del 2012 e rilevando chela bolla dello shipping nel settore dei container - dopo quelle immobiliare e dei mutui subprime - sarebbe già scoppiata con epicentro europeo in Amburgo, vuole sapere da Tondo se intenda opportuno agire tempestivamente verso una revisione generale delle politiche e degli indirizzi volti agli interventi previsti per i porti del Friuli Venezia Giulia e in particolare per il porto di Trieste.

Il consigliere, inoltre, chiede se sia ritenuto necessario concentrare le risorse disponibili nel potenziamento e miglioramento dell'infrastruttura ferroviarie di servizio alle aree industriali e avviare invece nel sistema portuale regionale un potente sforzo di miglioramento ed implementazione della infrastruttura e dei servizi telematici, in modo da collocare i nostri porti nella sfera della knowledge economy e sottrarli ai puri appetiti dei signori del cemento.

A sostegno di quanto chiesto nell'interrogazione Kocijancic sottolinea che, in base all'unanime giudizio dei maggiori analisti internazionali, il crack sarebbe causato dalla corsa, da parte delle compagnie di navigazione, a ordinare navi sempre più grandi e costose provocando in tal modo l'eccesso di offerta che ha causato la disastrosa caduta dei noli e la conseguente perdita di valore delle navi stesse, al punto che il valore di molte navi è sceso ai livelli dei prezzi di demolizione.

Tale condotta - evidenzia il consigliere - risponde più a logiche finanziarie che industriali, volte ad alimentare un rapporto privilegiato con le banche che sostengono queste grandi società sulla base delle quote di mercato e del valore degli asset e senza tener conto minimamente della domanda di mercato. Queste compagnie di navigazione, too big to fail (troppo grandi per fallire), come la CMA CGM francese o la Hapag LLoyd tedesca, costringono gli Stati a interventi straordinari per salvarle oppure per salvare le banche che si sono esposte troppo con loro, com'è il caso della banca pubblica HSH Nordbank, che può essere considerata la Lehman Brother del settore.

Per questo - secondo Kocijancic - vanno ripensati in parte, e abbandonati per altra parte progetti fantasiosi d'investimento in opere portuali che ad altro non porterebbero se non a un ulteriore indebolimento delle infrastrutture esistenti, oltre che a un vergognoso spreco di risorse pubbliche.