III Comm: relazione Commissione regionale amianto
(ACON) Trieste, 15 gen - RC - Trieste e Isontino le zone dove
la popolazione è più colpita da malattie correlate all'asbesto,
più noto come amianto o anche eternit, cemento-amianto. Ciò al
pari della Liguria, ovvero dove c'è tradizione di cantieristica.
In totale, il Registro regionale parla di oltre 9.000 esposti.
Ma l'area più contaminata, perché senza controlli e utilizzata
dalla popolazione per liberarsi di ogni ingombro, è il greto del
Cellina Meduna, mentre l'unica discarica per i rifiuti da
amianto, quella di Porcia, dove ne sono stipate 60.000
tonnellate, è a rischio chiusura con il 2014 perché satura e non
vi sono altre discariche, in Friuli Venezia Giulia, che possano
gestire tali rifiuti. E la Germania, punto di smaltimento anche
per noi, già un anno fa ha contingentato le importazioni.
Sono alcuni dei dati emersi nelle Commissioni consiliari III e IV
in seduta congiunta - presiedute rispettivamente da Giorgio
Venier Romano (UDC) e Alessandro Colautti (Pdl) - dalla relazione
della Commissione regionale sull'amianto, istituita dalla legge
regionale n. 22 del 2001 e che oggi ha terminato il mandato
quadriennale.
Dal presidente, Mauro Melato, e dal vicepresidente, Vittorio
Franco, nonché dai referenti dei settori ambiente, sanità e
normativo, sono stati resi noti gli esiti della quinta conferenza
regionale sull'amianto, tenutasi a Gorizia a fine giugno scorso,
e sulle proposte operative che ne sono nate, in primis quella di
prevedere che la tessera sanitaria codifichi l'ex lavoratore
esposto ad amianto come tale e ciò ne identifichi immediatamente
i percorsi diagnostici, farmaci gratuiti inclusi.
Le politiche che incentivano allo smaltimento dell'asbesto sono
buone - hanno quindi affermato - ma sono differenti nelle varie
province, mentre si auspica una loro regolamentazione a livello
regionale. Altro punto, non c'è alcuna legge che vieti la
rimozione arbitraria privata dell'amianto e suoi derivati, con la
conseguenza di gravi rischi sia per la persona sia per
l'ambiente. E l'abbandono in aree non idonee è in aumento, causa
anche la crisi economica.
Abbiamo suggerito la revisione del Protocollo di vigilanza
sanitaria - hanno proseguito - affinché diventi di sorveglianza
sanitaria e serva a mettere in luce i casi di malattie
professionali misconosciute, non solo patologie tumorali e a
carico dell'apparato respiratorio, creando un pool di esperti a
tal scopo. Ma il nostro suggerimento è stato respinto. Al pari,
sosteniamo la necessità di maggiore promozione della salute con
azioni incentrate sull'informazione del rischio di patologie
correlate all'amianto, e sullo stile di vita da condurre per chi
ne è stato contagiato. Aperta anche la situazione di chi si è
iscritto nel registro degli esposti da motivi non professionali
(domestici, ambientali o hobbistici).
E ancora, si potrebbe prevedere che gli iscritti nel Registro
degli esposti si vedano riconosciuta la posizione anche da Inail
e Inps, al pari i registrati dai due istituti siano
automaticamente inseriti nel Registro regionale. Così come si
auspica un collegamento in rete tra i medici di base e i Servizi
di prevenzione delle Aziende sanitarie; piani sanitari dedicati
per gli esposti a livello regionale e non decisi dalle singole
Ass.
Il rappresentante dell'Agenzia per l'ambiente Arpa ha, quindi,
reso noto che nel periodo 2006-2007 in regione si contavano circa
2 milioni di metri quadrati di coperture in eternit, concentrate
ovviamente nelle aree più urbanizzate. Né Arpa né Aziende
sanitarie, però, sono in grado di dire quanti siano gli edifici
pubblici in cui vi sia amianto in quanto manca un censimento
recente, ma soprattutto nessuno, essendo immobili demaniali, ha
mai potuto verificare la situazione delle caserme. Ancora dal
rappresentante delle Ass, infine, è stato ricordato che le
tettoie vanno tenute in buono stato per obbligo di legge, il che
significa anche incapsularle se necessario.
(foto; immagini tv)