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III Comm: relazione Commissione regionale amianto

15.01.2013
15:28
(ACON) Trieste, 15 gen - RC - Trieste e Isontino le zone dove la popolazione è più colpita da malattie correlate all'asbesto, più noto come amianto o anche eternit, cemento-amianto. Ciò al pari della Liguria, ovvero dove c'è tradizione di cantieristica. In totale, il Registro regionale parla di oltre 9.000 esposti.

Ma l'area più contaminata, perché senza controlli e utilizzata dalla popolazione per liberarsi di ogni ingombro, è il greto del Cellina Meduna, mentre l'unica discarica per i rifiuti da amianto, quella di Porcia, dove ne sono stipate 60.000 tonnellate, è a rischio chiusura con il 2014 perché satura e non vi sono altre discariche, in Friuli Venezia Giulia, che possano gestire tali rifiuti. E la Germania, punto di smaltimento anche per noi, già un anno fa ha contingentato le importazioni.

Sono alcuni dei dati emersi nelle Commissioni consiliari III e IV in seduta congiunta - presiedute rispettivamente da Giorgio Venier Romano (UDC) e Alessandro Colautti (Pdl) - dalla relazione della Commissione regionale sull'amianto, istituita dalla legge regionale n. 22 del 2001 e che oggi ha terminato il mandato quadriennale.

Dal presidente, Mauro Melato, e dal vicepresidente, Vittorio Franco, nonché dai referenti dei settori ambiente, sanità e normativo, sono stati resi noti gli esiti della quinta conferenza regionale sull'amianto, tenutasi a Gorizia a fine giugno scorso, e sulle proposte operative che ne sono nate, in primis quella di prevedere che la tessera sanitaria codifichi l'ex lavoratore esposto ad amianto come tale e ciò ne identifichi immediatamente i percorsi diagnostici, farmaci gratuiti inclusi.

Le politiche che incentivano allo smaltimento dell'asbesto sono buone - hanno quindi affermato - ma sono differenti nelle varie province, mentre si auspica una loro regolamentazione a livello regionale. Altro punto, non c'è alcuna legge che vieti la rimozione arbitraria privata dell'amianto e suoi derivati, con la conseguenza di gravi rischi sia per la persona sia per l'ambiente. E l'abbandono in aree non idonee è in aumento, causa anche la crisi economica.

Abbiamo suggerito la revisione del Protocollo di vigilanza sanitaria - hanno proseguito - affinché diventi di sorveglianza sanitaria e serva a mettere in luce i casi di malattie professionali misconosciute, non solo patologie tumorali e a carico dell'apparato respiratorio, creando un pool di esperti a tal scopo. Ma il nostro suggerimento è stato respinto. Al pari, sosteniamo la necessità di maggiore promozione della salute con azioni incentrate sull'informazione del rischio di patologie correlate all'amianto, e sullo stile di vita da condurre per chi ne è stato contagiato. Aperta anche la situazione di chi si è iscritto nel registro degli esposti da motivi non professionali (domestici, ambientali o hobbistici).

E ancora, si potrebbe prevedere che gli iscritti nel Registro degli esposti si vedano riconosciuta la posizione anche da Inail e Inps, al pari i registrati dai due istituti siano automaticamente inseriti nel Registro regionale. Così come si auspica un collegamento in rete tra i medici di base e i Servizi di prevenzione delle Aziende sanitarie; piani sanitari dedicati per gli esposti a livello regionale e non decisi dalle singole Ass.

Il rappresentante dell'Agenzia per l'ambiente Arpa ha, quindi, reso noto che nel periodo 2006-2007 in regione si contavano circa 2 milioni di metri quadrati di coperture in eternit, concentrate ovviamente nelle aree più urbanizzate. Né Arpa né Aziende sanitarie, però, sono in grado di dire quanti siano gli edifici pubblici in cui vi sia amianto in quanto manca un censimento recente, ma soprattutto nessuno, essendo immobili demaniali, ha mai potuto verificare la situazione delle caserme. Ancora dal rappresentante delle Ass, infine, è stato ricordato che le tettoie vanno tenute in buono stato per obbligo di legge, il che significa anche incapsularle se necessario.

(foto; immagini tv)