VI Comm: illustrata pdl modifica norme su diritto allo studio
(ACON) Trieste, 15 gen - MPB - Con primo firmatario Paolo Menis
del PD, la proposta di legge contenente norme integrative in
materia di diritto allo studio illustrata in VI Commissione
(presidente Piero Camber, Pdl, presenti gli assessori
all'istruzione Roberto Molinaro e alla cultura Elio De Anna)
porta anche i nomi di tutti i consiglieri del Gruppo del Partito
Democratico, di quelli dei Gruppi di Sinistra Arcobaleno e Italia
dei Valori oltre al consigliere Piero Colussi (Cittadini-Libertà
Civica).
Un provvedimento di un solo articolo per modificare la legge 14
del 1991, aggiungendo che destinatari degli interventi previsti
dalla legge sono anche gli alunni iscritti e frequentanti scuole
dell'obbligo e secondarie ubicate all'estero, purchè in grado di
rilasciare un titolo di studio avente valore legale. E che la
frequenza a una di queste scuole sia motivata da comprovate
esigenze lavorative o di studio di almeno uno dei componenti il
nucleo familiare cui appartiene il beneficiario del contributo.
L'iniziativa parte dalla considerazione - ha spiegato Menis
illustrando le modifiche - che ci si trova in una nuova stagione
dell'emigrazione: di cervelli e di braccia, con la valigia
tecnologica che ha preso il posto di quella di cartone e tempi di
viaggio molto più brevi, ma con un dato identico. La crisi
economica, infatti, costringe singole persone, in maggioranza
giovani e intere famiglie a trasferirsi all'estero. Costoro però
- ha fatto notare Menis - in molti casi non perdono il legame con
l'Italia, dove anzi progettano un rientro e considerano
l'esperienza straniera un passaggio intermedio, mediamente di
pochi anni. In particolare, le famiglie continuano a mantenere la
residenza civile, oltre che la cittadinanza, nel nostro Paese
nella speranza di far presto ritorno a casa, magari con una
situazione economica migliore o con un nuova prospettiva
lavorativa.
L'obiettivo ora è colmare una evidente lacuna legislativa nella
normativa regionale sul diritto allo studio dei nostri ragazzi
che frequentano le scuole pubbliche, le scuole paritarie
(riconosciute o parificate) e una piccola parte anche le scuole
estere. La legislazione regionale ha previsto che le famiglie
degli studenti frequentanti le scuole paritarie accedano a
contributi regionali, integrativi del diritto allo studio, per
l'abbattimento del costo delle rette e questo sistema funziona da
diversi anni piuttosto bene, consentendo alle famiglie la libera
scelta sull'istruzione dei propri figli. I ragazzi, invece, che
frequentano scuole estere a causa del trasferimento per motivi di
lavoro dei propri genitori non sono tantissimi, ma certamente il
loro numero è in costante crescita - ha evidenziato Menis. Essi
frequentano le scuole delle città in cui abitano,
indifferentemente dal fatto che siano pubbliche o private, e
quasi sempre si trovano a pagare rette anche molto salate.
Gi uffici competenti - ha spiegato ancora il consigliere - negano
loro l'accesso ai contributi per ragioni di natura esclusivamente
formale (in quanto, appunto, le scuole risultano statali rispetto
al Paese in cui si trovano), ma ciò non corrisponde, come avviene
in Italia, al fatto che esse siano a frequenza gratuita.
Per chiarire l'assurdità della situazione il consigliere ha
portato alcuni esempi tratti da esperienze concrete di nostri
concittadini: quello di una mamma italiana, trasferitasi per
lavoro in Tunisia, con un figlio frequentante una scuola statale
locale (che prevede una corposa retta di iscrizione),
discriminata rispetto alla sua collega che lavora invece in
Italia e ha un figlio frequentante una scuola non statale (quindi
per il nostro ordinamento privata) seppure entrambe siano a
pagamento, anche se senza scopo di lucro; quello di un'altra
giovane famiglia che da un paio d'anni vive a Shangai perché il
capofamiglia è stato mandato in missione dalla sua azienda per
seguire l'avviamento di un nuovo impianto industriale locale, non
riceve alcun sostegno per iscrivere i propri figli all'istituto
italiano, la cui retta di frequenza ammonta ad alcune migliaia di
euro annui. C'è anche il caso di una coppia di ricercatori
residente a Trieste, ma da qualche mese impegnata in un
importantissimo centro di ricerche europeo a Vienna, che ha
portato con sé i due figli, 4 e 9 anni, che potrebbero seguire le
lezioni alle scuole primaria e internazionale se qualcuno li
aiutasse a far fronte a una spesa di quasi 20.000 euro annui.
Tutte queste persone - è la sottolineatura di Menis - se invece
di essere state costrette a cambiare Stato per motivi di lavoro
avessero solo cambiato Regione, potrebbero accedere ai benefici
previsti dalla legge regionale 14 del 1991, mentre oggi risultano
escluse perché sono state costrette a emigrare all'estero.
L'assessore Molinaro, esprimendo condivisione per le finalità
della proposta, ha sottolineato l'opportunità comunque di operare
un ulteriore approfondimento testuale per la definizione
dell'assimilazione delle scuole.
(immagini tv)