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VI Comm: illustrata pdl modifica norme su diritto allo studio

15.01.2013
15:58
(ACON) Trieste, 15 gen - MPB - Con primo firmatario Paolo Menis del PD, la proposta di legge contenente norme integrative in materia di diritto allo studio illustrata in VI Commissione (presidente Piero Camber, Pdl, presenti gli assessori all'istruzione Roberto Molinaro e alla cultura Elio De Anna) porta anche i nomi di tutti i consiglieri del Gruppo del Partito Democratico, di quelli dei Gruppi di Sinistra Arcobaleno e Italia dei Valori oltre al consigliere Piero Colussi (Cittadini-Libertà Civica).

Un provvedimento di un solo articolo per modificare la legge 14 del 1991, aggiungendo che destinatari degli interventi previsti dalla legge sono anche gli alunni iscritti e frequentanti scuole dell'obbligo e secondarie ubicate all'estero, purchè in grado di rilasciare un titolo di studio avente valore legale. E che la frequenza a una di queste scuole sia motivata da comprovate esigenze lavorative o di studio di almeno uno dei componenti il nucleo familiare cui appartiene il beneficiario del contributo.

L'iniziativa parte dalla considerazione - ha spiegato Menis illustrando le modifiche - che ci si trova in una nuova stagione dell'emigrazione: di cervelli e di braccia, con la valigia tecnologica che ha preso il posto di quella di cartone e tempi di viaggio molto più brevi, ma con un dato identico. La crisi economica, infatti, costringe singole persone, in maggioranza giovani e intere famiglie a trasferirsi all'estero. Costoro però - ha fatto notare Menis - in molti casi non perdono il legame con l'Italia, dove anzi progettano un rientro e considerano l'esperienza straniera un passaggio intermedio, mediamente di pochi anni. In particolare, le famiglie continuano a mantenere la residenza civile, oltre che la cittadinanza, nel nostro Paese nella speranza di far presto ritorno a casa, magari con una situazione economica migliore o con un nuova prospettiva lavorativa.

L'obiettivo ora è colmare una evidente lacuna legislativa nella normativa regionale sul diritto allo studio dei nostri ragazzi che frequentano le scuole pubbliche, le scuole paritarie (riconosciute o parificate) e una piccola parte anche le scuole estere. La legislazione regionale ha previsto che le famiglie degli studenti frequentanti le scuole paritarie accedano a contributi regionali, integrativi del diritto allo studio, per l'abbattimento del costo delle rette e questo sistema funziona da diversi anni piuttosto bene, consentendo alle famiglie la libera scelta sull'istruzione dei propri figli. I ragazzi, invece, che frequentano scuole estere a causa del trasferimento per motivi di lavoro dei propri genitori non sono tantissimi, ma certamente il loro numero è in costante crescita - ha evidenziato Menis. Essi frequentano le scuole delle città in cui abitano, indifferentemente dal fatto che siano pubbliche o private, e quasi sempre si trovano a pagare rette anche molto salate.

Gi uffici competenti - ha spiegato ancora il consigliere - negano loro l'accesso ai contributi per ragioni di natura esclusivamente formale (in quanto, appunto, le scuole risultano statali rispetto al Paese in cui si trovano), ma ciò non corrisponde, come avviene in Italia, al fatto che esse siano a frequenza gratuita.

Per chiarire l'assurdità della situazione il consigliere ha portato alcuni esempi tratti da esperienze concrete di nostri concittadini: quello di una mamma italiana, trasferitasi per lavoro in Tunisia, con un figlio frequentante una scuola statale locale (che prevede una corposa retta di iscrizione), discriminata rispetto alla sua collega che lavora invece in Italia e ha un figlio frequentante una scuola non statale (quindi per il nostro ordinamento privata) seppure entrambe siano a pagamento, anche se senza scopo di lucro; quello di un'altra giovane famiglia che da un paio d'anni vive a Shangai perché il capofamiglia è stato mandato in missione dalla sua azienda per seguire l'avviamento di un nuovo impianto industriale locale, non riceve alcun sostegno per iscrivere i propri figli all'istituto italiano, la cui retta di frequenza ammonta ad alcune migliaia di euro annui. C'è anche il caso di una coppia di ricercatori residente a Trieste, ma da qualche mese impegnata in un importantissimo centro di ricerche europeo a Vienna, che ha portato con sé i due figli, 4 e 9 anni, che potrebbero seguire le lezioni alle scuole primaria e internazionale se qualcuno li aiutasse a far fronte a una spesa di quasi 20.000 euro annui.

Tutte queste persone - è la sottolineatura di Menis - se invece di essere state costrette a cambiare Stato per motivi di lavoro avessero solo cambiato Regione, potrebbero accedere ai benefici previsti dalla legge regionale 14 del 1991, mentre oggi risultano escluse perché sono state costrette a emigrare all'estero.

L'assessore Molinaro, esprimendo condivisione per le finalità della proposta, ha sottolineato l'opportunità comunque di operare un ulteriore approfondimento testuale per la definizione dell'assimilazione delle scuole.

(immagini tv)