Pres. Iacop a presentazione volume "I sindaci della Liberazione"
(ACON) Udine, 31 mag - MPB - "Il libro di Giannino Angeli e
Amos D'Antoni 'I Sindaci della liberazione' è un saggio che si
qualifica come uno straordinario contributo storico messo a
disposizione degli amministratori di oggi e di tutti i cittadini
con il racconto della vita e delle difficoltà incontrate dalle
Autonomie locali, in particolare nei primi anni del dopoguerra.
Un pezzo della storia contemporanea del Friuli Venezia Giulia
tracciato con rigore scientifico e una passione civile che
approfondisce questioni di carattere più generale entrando anche
nell'analisi sociologica, antropologica e culturale. Senza
trascurare cenni biografici di diversi dei 185 sindaci della
Liberazione e aneddoti che restituiscono uno spaccato della
nostra storia recente, rendendo quel tempo più vicino e il
confronto con l'attualità ancor più stringente".
Il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop ha così
espresso il plauso per il volume, la cui pubblicazione è stata
promossa dall'Associazione dei già sindaci del Friuli Venezia
Giulia di cui fanno parte i due autori, presentato a Udine nel
salone d'onore della Provincia davanti a una folta platea di
amministratori di ieri e di oggi.
"Numerosi dei nomi di quei sindaci sono nella memoria di molti di
noi, le loro vicende sono un patrimonio importante per
approfondire la storia dei nostri paesi: l'auspico è che il
lavoro dei due autori sia un'eredità feconda e possa trovare
continuità in altre iniziative, magari portate avanti da giovani
ricercatori" - ha concluso Iacop.
La stagione storica analizzata parte indicativamente dall'ottobre
del '45, anche se non mancano i riferimenti alla nascita delle
Autonomie locali in tempi remoti e lo scenario geografico è la
provincia di Udine che, all'epoca, comprendeva anche il
territorio che nel 1968 divenne la provincia di Pordenone: dai
sindaci "provvisori" indicati dai CLN e nominati, tramite i
Prefetti, dal Governatore militare, alle prime elezioni comunali,
dopo vent'anni di dittatura, svoltesi - in una decina di turni -
tra il marzo del '46 e il luglio dell'anno dopo. Sullo sfondo, la
preparazione del referendum monarchia-repubblica e le vicende dei
governi nazionali guidati da Bonomi, Parri e per quattro volte da
De Gasperi, ma anche il confronto fra le forze politiche in campo
e i primi appelli a Udine da parte di Tessitori per la Regione
autonoma.
Nell'elenco dei 185 sindaci si incontrano molti sconosciuti
scomparsi dalla scena dopo pochi mesi, ma anche personaggi noti,
che hanno fatto da garanti con il loro nome e in alcuni casi
hanno proseguito nella carriera politica. Per esempio, Giovanni
Cosattini a Udine, Luciano Fantoni a Gemona, Giovanni Brosadola a
Cividale, Pietro Tonchia a Tarcento, Zeffirino Tomé a Casarsa,
due uomini di scuola come Giobatta Passone a Bertiolo e Angelo
Filipuzzi a San Giorgio della Richinvelda, i nobili Mangilli a
Talmassons e Panciera a Zoppola. Il Sindaco della Liberazione più
giovane risultò Mario De Paoli, 22 anni, di Andreis, operaio
tornitore; il più anziano il professor Augusto Lizier, 76 anni,
già provveditore agli studi di Venezia, eletto sindaco a
Travesio, dove risiedeva. Non mancano le annotazioni circa i
mestieri e le professioni di quei sindaci della prima ora:
agricoltori per il 18%; insegnanti (15%); tecnici (ingegneri,
geometri, periti e ragionieri - 14%); operai (12%); artigiani
(9%); impiegati(8%); possidenti e liberi professionisti
(avvocati, medici, farmacisti - 7%); commercianti ed esercenti
(6%); il 4% industriali.
Tra i personaggi, a Udine troviamo ancora l'avvocato Giovanni
Cosattini, socialista, eletto alla Costituente e dal '48 anche
senatore della Repubblica, e a Pordenone l'ingegner Giuseppe
Garlato, democristiano, sindaco e parlamentare fino al 1969. A
Gemona confermato dal voto l'avvocato Fantoni (poi presidente
della Provincia e senatore) e a Cividale l'avvocato Brosadola.
A Buttrio primo sindaco eletto è stato l'ingegner Luigi Danieli,
fondatore delle omonime Acciaierie, mentre a Fagagna nasceva la
ventennale esperienza di Aldo Pecile, sindaco e amministratore
esemplare della località collinare.
Un altro Sindaco della Liberazione che fece molto, ma poi sparì
come una meteora, fu quello di Tolmezzo, Livio Pesce, socialista,
36 anni, commerciante, figlio di Anna Braidotti Coccolo, nota
agli udinesi perché aveva una fabbrica di fiammiferi in piazzale
Chiavris, dove ora c'è il giardino pubblico. Pesce riavviò i
buoni rapporti con la Carinzia, interrotti dalla guerra, e
propose iniziative non da poco
(spiaggia e piscina sul But, un progetto per l'emigrazione
carnica in Paraguay) che non riuscì a far proseguire per la
brevità del suo mandato.