Pres. Iacop a Tavagnacco a cerimonia per Festa della Repubblica
(ACON) Tavagnacco, 1 giu - MPB - Il presidente del Consiglio
Franco Iacop alla cerimonia organizzata dal Comune di Tavagnacco
per la Festa della Repubblica ha legato la data della nascita
della Repubblica a quelle della Liberazione e dell'entrata in
vigore della Carta Costituzionale per sottolineare: La ricorrenza
del 2 giugno assume per me un valore particolare, a due settimane
dall'elezione a presidente dell'Assemblea legislativa del Friuli
Venezia Giulia che nella nuova legislatura deve riproporre una
comunanza d'intenti tra forze politiche diverse che dovranno
operare per il superamento delle difficoltà sociali ed economiche
che attraversano da diversi anni il nostro Paese.
Iacop, ricordando la Resistenza e l'impegno civile alla radice
della nascita della Repubblica, ha richiamato anche pagine di
quel momento storico in Friuli e il lavoro dell'Assemblea
Costituente per arrivare all'approvazione della Costituzione che
ha consentito la rinascita morale e materiale d'Italia, la
definizione di un sistema di equilibri tra poteri che ha
garantito e garantisce la libertà di tutti : l'impegno a
difendere i principi ed i valori che stanno alla base del nostro
dettato costituzionale, voluto da Padri costituenti consapevoli
della necessità di un'ampia intesa sui cui doveva essere
improntata la civile convivenza dell'intero Paese, deve
richiamarsi - ha sottolineato il presidente - al sacrificio di
coloro che scelsero la via del riscatto e della conquista della
libertà. L'impegno fu soprattutto volto al raggiungimento di una
vera democrazia che valorizzasse la dignità della persona, che si
esprime innanzitutto nella libertà di pensiero e nel diritto al
lavoro.
Con riferimento alla grande eredità ideale che i Padri della
Repubblica hanno lasciato al popolo italiano, Iacop si è
soffermato sulla prima parte della Costituzione, quella
riguardante i diritti dei cittadini, che postula principi volti a
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che,
"limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica,
economica e sociale del Paese". E richiamando le parole del Capo
dello Stato, ha sottolineato che esistono potenzialità di
sviluppo dei principi e dei valori contenuti nella Costituzione,
alla quale - ha detto - dobbiamo necessariamente rifarci per
affrontare il tema del nostro sistema repubblicano. Per questo
occorre che la Costituzione sia sempre più e meglio conosciuta
riuscendo a cogliere la sapienza e la ricchezza umana che da essa
si sprigionano.
In un contesto sociale e demografico molto cambiato in questi
ultimi anni - ha proseguito Iacop - dobbiamo chiederci cosa
significhi concretamente che "tutti i cittadini hanno pari
dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni sociale e personali" o quale
impegno e quante risorse è giusto impiegare nel "compito della
Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei
cittadini". Principi che rappresentano anche i capisaldi
dell'Unione Europea, per la cui costruzione l'Italia si è sempre
spesa senza riserve anche in ordine alla cessione di sovranità.
E ancora il presidente: Oggi non è a rischio l'unità d'Italia
nella sua dimensione territoriale ma che riforme non
sufficientemente meditate, motivate da ragioni contingenti, non
collegate in una visione d'insieme, alterino il disegno
costituzionale nei punti nevralgici: il rapporto tra poteri di
governo e rappresentanza democratica e tra governo centrale e
governo locale, compromettendo gli equilibri definiti nella
costituzione e consolidati nella giurisprudenza costituzionale e
nella legislazione.
E' un ordinamento, quello della Repubblica, che la Costituzione
definisce con proposizioni di principio, non riformabili. L'unità
- per Iacop - oggi si realizza non nello Stato, ma nella
Repubblica che comprende in sé Stato, Regioni e Autonomie locali,
secondo un ordine in cui lo Stato non sovrasta le Autonomie, ma
si colloca accanto ad esse.
Si possono - ha detto ancora il presidente del Consiglio
regionale - disegnare nuovi assetti istituzionali, equilibrare in
maniera diversa i poteri tra centro e periferia, senza
abbandonare il modello di una Repubblica unitaria delle
Autonomie. Anzi, l'unità della Repubblica non deve essere sentita
come un limite, ma come un principio che anima e rende dinamico
il sistema formato dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province,
dai Comuni. I poteri locali, quanto più forti diventano, tanto
più devono fare sistema con lo Stato, e lo Stato con essi,
nell'unità.
Cambiato lo scenario negli ultimi quindici anni, gli schieramenti
politici, seppur con accenti diversi, guardano a una riforma
costituzionale più aderente alle mutate esigenze derivanti dalla
vasta opera di decentramento e valorizzazione del sistema delle
Regioni e delle Autonomie locali, attuato con le modifiche
apportate al titolo V° della Costituzione, definendo le materie
riservate allo Stato, rispetto alle restanti assegnate alle
Regioni.
L'obiettivo - ha precisato Iacop - resta quello di intervenire su
alcune linee di riforma: il regionalismo, più o meno federalista;
funzioni delle due Camere; poteri del Governo e del suo
Presidente; legge elettorale.
Un processo - ha concluso il presidente - condiviso e preceduto
da provvedimenti legislativi con cui si è dato avvio a un ampio
decentramento di funzioni agli inizi del nuovo millennio e a una
revisione costituzionale che ha riconosciuto il Comune come
l'Ente locale più vicino ai cittadini; la potestà esclusiva delle
Regioni; il principio di sussidiarietà; il federalismo fiscale;
la nascita del Consiglio Autonomie locali come raccordo
permanente tra Regioni ed EE.LL.