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Pres. Iacop a Tavagnacco a cerimonia per Festa della Repubblica

01.06.2013
14:03
(ACON) Tavagnacco, 1 giu - MPB - Il presidente del Consiglio Franco Iacop alla cerimonia organizzata dal Comune di Tavagnacco per la Festa della Repubblica ha legato la data della nascita della Repubblica a quelle della Liberazione e dell'entrata in vigore della Carta Costituzionale per sottolineare: La ricorrenza del 2 giugno assume per me un valore particolare, a due settimane dall'elezione a presidente dell'Assemblea legislativa del Friuli Venezia Giulia che nella nuova legislatura deve riproporre una comunanza d'intenti tra forze politiche diverse che dovranno operare per il superamento delle difficoltà sociali ed economiche che attraversano da diversi anni il nostro Paese.

Iacop, ricordando la Resistenza e l'impegno civile alla radice della nascita della Repubblica, ha richiamato anche pagine di quel momento storico in Friuli e il lavoro dell'Assemblea Costituente per arrivare all'approvazione della Costituzione che ha consentito la rinascita morale e materiale d'Italia, la definizione di un sistema di equilibri tra poteri che ha garantito e garantisce la libertà di tutti : l'impegno a difendere i principi ed i valori che stanno alla base del nostro dettato costituzionale, voluto da Padri costituenti consapevoli della necessità di un'ampia intesa sui cui doveva essere improntata la civile convivenza dell'intero Paese, deve richiamarsi - ha sottolineato il presidente - al sacrificio di coloro che scelsero la via del riscatto e della conquista della libertà. L'impegno fu soprattutto volto al raggiungimento di una vera democrazia che valorizzasse la dignità della persona, che si esprime innanzitutto nella libertà di pensiero e nel diritto al lavoro.

Con riferimento alla grande eredità ideale che i Padri della Repubblica hanno lasciato al popolo italiano, Iacop si è soffermato sulla prima parte della Costituzione, quella riguardante i diritti dei cittadini, che postula principi volti a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, "limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". E richiamando le parole del Capo dello Stato, ha sottolineato che esistono potenzialità di sviluppo dei principi e dei valori contenuti nella Costituzione, alla quale - ha detto - dobbiamo necessariamente rifarci per affrontare il tema del nostro sistema repubblicano. Per questo occorre che la Costituzione sia sempre più e meglio conosciuta riuscendo a cogliere la sapienza e la ricchezza umana che da essa si sprigionano.

In un contesto sociale e demografico molto cambiato in questi ultimi anni - ha proseguito Iacop - dobbiamo chiederci cosa significhi concretamente che "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni sociale e personali" o quale impegno e quante risorse è giusto impiegare nel "compito della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini". Principi che rappresentano anche i capisaldi dell'Unione Europea, per la cui costruzione l'Italia si è sempre spesa senza riserve anche in ordine alla cessione di sovranità.

E ancora il presidente: Oggi non è a rischio l'unità d'Italia nella sua dimensione territoriale ma che riforme non sufficientemente meditate, motivate da ragioni contingenti, non collegate in una visione d'insieme, alterino il disegno costituzionale nei punti nevralgici: il rapporto tra poteri di governo e rappresentanza democratica e tra governo centrale e governo locale, compromettendo gli equilibri definiti nella costituzione e consolidati nella giurisprudenza costituzionale e nella legislazione.

E' un ordinamento, quello della Repubblica, che la Costituzione definisce con proposizioni di principio, non riformabili. L'unità - per Iacop - oggi si realizza non nello Stato, ma nella Repubblica che comprende in sé Stato, Regioni e Autonomie locali, secondo un ordine in cui lo Stato non sovrasta le Autonomie, ma si colloca accanto ad esse.

Si possono - ha detto ancora il presidente del Consiglio regionale - disegnare nuovi assetti istituzionali, equilibrare in maniera diversa i poteri tra centro e periferia, senza abbandonare il modello di una Repubblica unitaria delle Autonomie. Anzi, l'unità della Repubblica non deve essere sentita come un limite, ma come un principio che anima e rende dinamico il sistema formato dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province, dai Comuni. I poteri locali, quanto più forti diventano, tanto più devono fare sistema con lo Stato, e lo Stato con essi, nell'unità.

Cambiato lo scenario negli ultimi quindici anni, gli schieramenti politici, seppur con accenti diversi, guardano a una riforma costituzionale più aderente alle mutate esigenze derivanti dalla vasta opera di decentramento e valorizzazione del sistema delle Regioni e delle Autonomie locali, attuato con le modifiche apportate al titolo V° della Costituzione, definendo le materie riservate allo Stato, rispetto alle restanti assegnate alle Regioni.

L'obiettivo - ha precisato Iacop - resta quello di intervenire su alcune linee di riforma: il regionalismo, più o meno federalista; funzioni delle due Camere; poteri del Governo e del suo Presidente; legge elettorale.

Un processo - ha concluso il presidente - condiviso e preceduto da provvedimenti legislativi con cui si è dato avvio a un ampio decentramento di funzioni agli inizi del nuovo millennio e a una revisione costituzionale che ha riconosciuto il Comune come l'Ente locale più vicino ai cittadini; la potestà esclusiva delle Regioni; il principio di sussidiarietà; il federalismo fiscale; la nascita del Consiglio Autonomie locali come raccordo permanente tra Regioni ed EE.LL.