Pdl: Novelli, sul CIE di Gradisca basta strumentalizzazioni
(ACON) Trieste, 9 ott - COM/AB - "Basta con le
strumentalizzazioni: sul CIE di Gradisca è necessario fare
chiarezza e precisare qual è la reale situazione all'interno
della struttura, sia dei trattenuti che delle Forze dell'Ordine
che ci lavorano".
Ad affermarlo è il consigliere regionale del Pdl Roberto Novelli,
che ha tenuto una conferenza stampa sul tema insieme al
segretario provinciale del SIULP (Sindacato Italiano Unitario
Lavoratori Polizia) di Gorizia Giovanni Sammito ed al segretario
provinciale del SAP (Sindacato Autonomo di Polizia) di Gorizia
Angelo Obit.
"Ringrazio fin da subito la Questura, la Prefettura e i sindacati
delle Forze dell'ordine - ha rilevato Novelli - che mi hanno
fornito i dati sul CIE di Gradisca e che hanno voluto partecipare
alla conferenza stampa. Una conferenza stampa, dove si è voluto
portare anche la testimonianza di chi al CIE di Gradisca ci
lavora e opera".
"Innanzitutto va chiarito che i CIE non vanno confusi con i CARA,
dove arrivano gli immigrati che chiedono asilo politico nel
nostro Paese. Nel CIE di Gradisca, infatti, il 98% dei trattenuti
sono persone con precedenti penali e in attesa di essere espulse
dall'Italia. Sono queste le persone che poi creano disordini
all'interno della struttura, alimentando un clima inospitale e
cercando di fare passare il messaggio che si tratta di veri e
propri lager".
"Questo è falso - ha proseguito l'esponente del Pdl - com'è falso
che vi sono stati eccessi da parte delle Forze dell'ordine. Anzi,
il numero di agenti all'interno della struttura è talmente basso
che gli stessi vanno incontro a possibili pericoli per la loro
incolumità e togliendo anche fondamentali risorse al territorio".
"È bene ribadire che l'immigrazione ha un costo notevole: sembra
che lo scorso anno l'Italia abbia speso 1,6 miliardi per fermare
il fenomeno dell'immigrazione clandestina. Una cifra e
un'emergenza (come si è visto con la gravissima tragedia di
Lampedusa) che, è evidente, non possiamo fronteggiare da soli. È
necessaria una risposta dall'Europa, ma anche una maggiore
collaborazione da parte dei Paesi di provenienza degli immigrati,
che il più della volte rimandano il riconoscimento e il
conseguente rimpatrio".