NCD: Colautti, separare banche commerciali da banche d'affari
(ACON) Trieste, 8 feb - COM/AB - "Impedire che gli errori
commessi dalla banche siano scaricati sui contribuenti attraverso
la separazione dell'attività bancaria di trading da quella della
raccolta attraverso i depositi con una riforma legislativa.
Considerando che questa crisi ha carattere strutturale e affonda
le sue radici nelle disfunzioni del sistema bancario-finanziario
e nel suo contrastato rapporto con la cosiddetta economia reale
che sta portando al collasso le imprese e le famiglie, è
opportuno che la Giunta regionale si attivi quanto prima nei
confronti del Governo per far approvare una normativa, a tutela
delle famiglie e delle imprese, che affermi la separazione tra
banca commerciale e banca d'affari secondo i principi della legge
Glass-Steagall, voluta dal presidente USA Roosevelt, che
stabiliva una separazione tra attività bancaria e attività di
investimento degli Istituti di credito, impedendo, di fatto, che
l'economia reale fosse direttamente esposta al pericolo di eventi
negativi derivanti dalla speculazione finanziaria".
È strutturata e complessa la mozione che il capogruppo del Nuovo
Centro Destra in Consiglio Regionale Alessandro Colautti ha
elaborato e che è stata sottoscritta anche dai colleghi Tondo,
Dipiazza, Ciriani, Riccardi.
"Le banche - chiarisce Colautti - dovrebbero investire i risparmi
depositati dalla gente a servizio dell'economia reale,
remunerando i depositi e concedendo i prestiti. Gli organi di
vigilanza nazionali, internazionali e i mercati finanziari hanno
contribuito a generare la crisi attraverso la creazione di un
eccesso di rischio ed a prolungarla attraverso l'assorbimento di
fondi pubblici destinati al salvataggi bancari".
"Non sono le banche di piccole e medie dimensioni che raccolgono
risparmi privati e danno credito principalmente alle attività
economiche del territorio ad aver creato la crisi, bensì i grandi
colossi che hanno abdicato alla funzione di sostegno all'economia
per dedicarsi alla finanza speculativa. Solo il riconoscimento
del ruolo delle banche commerciali - sottolinea Alessandro
Colautti - sarebbe un vero strumento per la crescita e la
ripresa, perché permetterebbe di distinguere gli investimenti
destinati alle attività produttive dai fondi immessi nel sistema
bancario solo per coprire le perdite derivanti dalla
speculazione".
"In Italia nel 1993 è stata abolita la legge bancaria del 1936
che introduceva il sistema americano della legge Glass Steagall
che, a tutela dei risparmiatori e imprese, stabiliva la
separazione tra attività di trading e di raccolta.
Successivamente, con la legge Amato (1992) e Draghi (1998) si è
passati a un regime in cui le banche sono impegnate in tutti i
tipi di attività e il Fondo di tutela dei depositi si trova ora a
proteggere istituti di credito che mettono a repentaglio i
risparmi dei cittadini speculando sui mercati finanziari".
"La Commissione UE lo scorso 29 gennaio ha dato avvio alla
riforma del settore bancario che vieta ai 30 istituti di credito
più grandi, di cui tre italiani (Unicredit, Intesa e Mps) di
dedicarsi al trading per conto proprio e alla speculazione su
strumenti finanziari e commodities. Si vuole rafforzare la
stabilità finanziaria e far si che le conseguenze degli errori
commessi dalle banche non siano scaricati sui contribuenti".
"La Giunta - conclude Colautti - ha la possibilità di attivarsi
nei confronti del Governo e della Commissione UE durante il
semestre di presidenza italiana, per dare impulso a una riforma
che stabilisca la separazione tra banca commerciale e banca
d'affari. Così facendo si potranno concretamente aiutare e
sostenere le nostre imprese e famiglie. Tale riforma, inoltre,
deve vedere l'impegno della Giunta per valorizzare un modello di
banca tradizionale, non speculativa, riconoscendone la
specificità ed il ruolo economico e sociale".