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50° Consiglio regionale: presidente Regione, Serracchiani (5)

26.05.2014
12:51
(ACON) Trieste, 26 mag - RC - L'attenzione del presidente della Corte costituzionale al cinquantenario del Friuli Venezia Giulia è stato tradotto dalla presidente della Regione, Debora Serracchiani, nel suo discorso in Aula come una esortazione a trasformare l'appuntamento odierno in un intenso momento di riflessione sul passato, ma al contempo in uno schietto esame delle sfide che ci attendono.

E del passato la Serracchiani ha ripercorso le tappe che hanno portato all'elaborazione prima e all'approvazione poi del nostro Statuto di specialità e autonomia, facendo una prima riflessione: "Quando si giunse all'adozione dello Statuto, ci si rese conto che non era solo la protezione delle minoranze linguistiche a richiedere la specialità, ma che bisognava far riferimento agli interventi sociali ed economici che si rendevano necessari per gestire la nuova unità della Regione". Ovvero non fu solo la presenza di tre ceppi linguistici a giustificare la scelta della socialità, ma la particolare collocazione geopolitica e la situazione economica.

Ecco che l'autonomia speciale dava la possibilità a coloro che avrebbero amministrato la Regione, di organizzarla con maggiore elasticità di quella derivante dagli Statuti di tutte le altre Regioni italiane.

La presidente non ha, quindi, mancato di spiegare i termini della finanza propria del Friuli Venezia Giulia, tra tributi propri, quote erariali e contributi statali speciali, e come la caduta dei confini politici europei impongano specifici strumenti di intervento. "Le nostre imprese - ha detto - subiscono la concorrenza dei Paesi vicini, dove vigono regimi di tassazione più favorevoli". Da ciò nasce l'importanza dell'introduzione della cosiddetta fiscalità di vantaggio.

Purtroppo negli ultimi anni - ha proseguito la Serracchiani - abbiamo assistito al deteriorarsi del rapporto di leale collaborazione con lo Stato, "con il mantenimento in capo alla Regione delle funzioni attribuite e una contestuale ingente diminuzione delle entrate e della capacità di spesa, conseguente alle manovre statali di stabilizzazione della finanza pubblica. È stato così violato il principio del congruo finanziamento della funzione da svolgere. Il contributo richiesto al Friuli Venezia Giulia per il risanamento della finanza pubblica è divenuto negli anni sempre più rilevante". Tanto che la presidente è arrivata ad affermare che le imposizioni statali "non son state ragionevoli, perché sviluppate per tagli lineari e senza la necessaria condivisione, violando quindi il principio di equità e di leale collaborazione".

Ai tavoli aperti con il Governo, la Regione dunque siede con lo spirito di chi vuole chiarire quali siano gli strumenti di intervento. "La Corte costituzionale - ha proseguito la Serracchiani - ha ribadito la necessità che le misure di contenimento della spesa per le autonomie speciali abbiano carattere transitorio".

Ma sia chiaro che la specialità non va intesa come il godimento di un privilegio, bensì come l'esercizio di una responsabilità: gestire meglio le competenze contenendo la spesa. Cosa che la Regione ha sempre fatto con virtuosità, come ad esempio dimostra il fare riferimento a un proprio Sistema sanitario regionale. E secondo una vocazione europea riconosciuta a livello statale con la legge n. 91 del 1991, che ci ha dotati di strumenti che permettono di sviluppare la cooperazione economica e finanziaria con l'Austria, i Paesi dell'Europa centrale e balcanica, nonché con l'Unione sovietica. La presidente pensa che l'ampliamento "degli indirizzi di quanto contenuto nella legge 19/1991 possa costituire un importante e non formale aggiornamento della specialità regionale".

Dall'esperienza pur tragica del terremoto del '76, infine, l'esempio concreto che il "federalismo solidale" e responsabile funziona. Lì dove lo Stato ha demandato alla Regione che, a sua volta, ha attribuito ai sindaci la competenza di "funzionari delegati", con la semplificazione delle procedure di spesa e più rapide erogazioni dei finanziamenti. "Il federalismo, la devoluzione, il decentramento politico - ha concluso la presidente - devono essere realizzati dando spazio al dialogo, nel rispetto reciproco e nella leale collaborazione tra i poteri pubblici".

(segue)