50° Consiglio regionale: presidente Regione, Serracchiani (5)
(ACON) Trieste, 26 mag - RC - L'attenzione del presidente della
Corte costituzionale al cinquantenario del Friuli Venezia Giulia
è stato tradotto dalla presidente della Regione, Debora
Serracchiani, nel suo discorso in Aula come una esortazione a
trasformare l'appuntamento odierno in un intenso momento di
riflessione sul passato, ma al contempo in uno schietto esame
delle sfide che ci attendono.
E del passato la Serracchiani ha ripercorso le tappe che hanno
portato all'elaborazione prima e all'approvazione poi del nostro
Statuto di specialità e autonomia, facendo una prima riflessione:
"Quando si giunse all'adozione dello Statuto, ci si rese conto
che non era solo la protezione delle minoranze linguistiche a
richiedere la specialità, ma che bisognava far riferimento agli
interventi sociali ed economici che si rendevano necessari per
gestire la nuova unità della Regione". Ovvero non fu solo la
presenza di tre ceppi linguistici a giustificare la scelta della
socialità, ma la particolare collocazione geopolitica e la
situazione economica.
Ecco che l'autonomia speciale dava la possibilità a coloro che
avrebbero amministrato la Regione, di organizzarla con maggiore
elasticità di quella derivante dagli Statuti di tutte le altre
Regioni italiane.
La presidente non ha, quindi, mancato di spiegare i termini della
finanza propria del Friuli Venezia Giulia, tra tributi propri,
quote erariali e contributi statali speciali, e come la caduta
dei confini politici europei impongano specifici strumenti di
intervento. "Le nostre imprese - ha detto - subiscono la
concorrenza dei Paesi vicini, dove vigono regimi di tassazione
più favorevoli". Da ciò nasce l'importanza dell'introduzione
della cosiddetta fiscalità di vantaggio.
Purtroppo negli ultimi anni - ha proseguito la Serracchiani -
abbiamo assistito al deteriorarsi del rapporto di leale
collaborazione con lo Stato, "con il mantenimento in capo alla
Regione delle funzioni attribuite e una contestuale ingente
diminuzione delle entrate e della capacità di spesa, conseguente
alle manovre statali di stabilizzazione della finanza pubblica. È
stato così violato il principio del congruo finanziamento della
funzione da svolgere. Il contributo richiesto al Friuli Venezia
Giulia per il risanamento della finanza pubblica è divenuto negli
anni sempre più rilevante". Tanto che la presidente è arrivata ad
affermare che le imposizioni statali "non son state ragionevoli,
perché sviluppate per tagli lineari e senza la necessaria
condivisione, violando quindi il principio di equità e di leale
collaborazione".
Ai tavoli aperti con il Governo, la Regione dunque siede con lo
spirito di chi vuole chiarire quali siano gli strumenti di
intervento. "La Corte costituzionale - ha proseguito la
Serracchiani - ha ribadito la necessità che le misure di
contenimento della spesa per le autonomie speciali abbiano
carattere transitorio".
Ma sia chiaro che la specialità non va intesa come il godimento
di un privilegio, bensì come l'esercizio di una responsabilità:
gestire meglio le competenze contenendo la spesa. Cosa che la
Regione ha sempre fatto con virtuosità, come ad esempio dimostra
il fare riferimento a un proprio Sistema sanitario regionale. E
secondo una vocazione europea riconosciuta a livello statale con
la legge n. 91 del 1991, che ci ha dotati di strumenti che
permettono di sviluppare la cooperazione economica e finanziaria
con l'Austria, i Paesi dell'Europa centrale e balcanica, nonché
con l'Unione sovietica. La presidente pensa che l'ampliamento
"degli indirizzi di quanto contenuto nella legge 19/1991 possa
costituire un importante e non formale aggiornamento della
specialità regionale".
Dall'esperienza pur tragica del terremoto del '76, infine,
l'esempio concreto che il "federalismo solidale" e responsabile
funziona. Lì dove lo Stato ha demandato alla Regione che, a sua
volta, ha attribuito ai sindaci la competenza di "funzionari
delegati", con la semplificazione delle procedure di spesa e più
rapide erogazioni dei finanziamenti. "Il federalismo, la
devoluzione, il decentramento politico - ha concluso la
presidente - devono essere realizzati dando spazio al dialogo,
nel rispetto reciproco e nella leale collaborazione tra i poteri
pubblici".
(segue)