Citt: Ausa-Corno,opportunità per Bassa Friulana e Monfalconese
(ACON) Trieste, 28 giu - COM/MPB - Il nuovo piano di sviluppo
industriale regionale e le sue ricadute nella Bassa friulana sono
stati al centro dell'incontro-dibattito organizzato dal Gruppo
consiliare dei Cittadini all'hotel Internazionale di Cervignano.
A fare gli onori di casa il consigliere regionale Pietro
Paviotti, capogruppo dei Cittadini, profondo conoscitore della
realtà locale e, in particolare, dei temi legati alla zona
dell'Ausa Corno. Non a caso, infatti, all'invito dei Cittadini
hanno risposto decine di addetti ai lavori del settore pubblico
(sindaci, assessori e consiglieri comunali, provinciali e
regionali) e di quello privato (imprenditori, sindacalisti e
amministratori di consorzi, anche del vicino Monfalconese), tutti
interessati a conoscere le prospettive economiche di un
territorio non certo secondario nel panorama industriale
regionale.
Attese che sono state soddisfatte dagli interventi dei relatori,
a cominciare dalla professoressa Chiara Mio, docente della Ca'
Foscari di Venezia, che ha lanciato una proposta a dir poco
interessante: "Alla piattaforma dell'Ausa-Corno serve un grosso
investimento industriale. Credere che l'attuale situazione di
difficoltà possa essere superata dall'insediamento di nuove
piccole-medie imprese, significa non avere ben presente qual è la
situazione economica del nostro Paese. Niente sarà più come
prima. E' giusto intervenire con azioni di sostegno mirate al
breve-medio termine, ma pensiamo al futuro e progettiamolo
pensando ai prossimi 15 anni. Le regole dell'economia sono
cambiate e la Bassa friulana non fa eccezione. Il rilancio potrà
esserci soltanto ragionando in una prospettiva più ampia che
coinvolga l'area del Monfalconese fino a Trieste. La piattaforma
dell'Ausa-Corno - ha sottolineato Mio - è l'unica, in tutto il
nord Italia, in grado di ospitare nuovi insediamenti industriali
significativi, magari di qualche multinazionale di semilavorati:
c'è una naturale posizione logistica che definirei ideale, ci
sono ampi spazi liberi da occupare, non mancano le buone
infrastrutture di servizio (autostrade, anche del mare, ferrovia,
porti di Nogaro, Monfalcone e Trieste con le giuste profondità)
che possono essere facilmente integrate e migliorate, ci sono
maestranze qualificate e centri di ricerca, c'è un tessuto
sociale sano, c'è insomma un'organizzazione generale che poche
altre aree in Italia possono vantare. Ma in quella che potrebbe
essere una grande opportunità bisognerà crederci tutti, a
cominciare da Regione e governo nazionale. La nostra prospettiva
può stare soltanto in questa dimensione e la politica deve
convincersi che può e deve vendere ai grandi investitori
stranieri un sistema-Paese fatto di storia, cultura e capacità".
Una proposta che ha raccolto, oltre a quella dei Cittadini, anche
l'approvazione di Matteo Rossini, commissario straordinario
dell'Ausa-Corno, cui è spettato il compito di illustrare lo stato
attuale ma anche le prospettive del Consorzio. "Ha ragione Mio,
la nostra è una piattaforma eccezionale inserita in un territorio
regionale ben organizzato e con indubbie potenzialità: l'area
ideale per grandi imprese che vogliono investire. Il Consorzio,
per il quale sarebbe opportuno rivedere alcuni aspetti
organizzativi, continuerà ad erogare servizi, a gestire le
attività di bonifica e a cercare di richiamare nuovi
insediamenti, ma la prospettiva tracciata dai Cittadini nel lungo
periodo mi sembra l'unica possibile".
Sulla stessa lunghezza d'onda di Mio e Rossini si è espresso
anche l'ex consigliere regionale Renzo Travanut, memoria storica
della Bassa friulana, che ha sostenuto e appoggiato la tesi della
Ausa-Corno "piattaforma ideale" sulla base di una sua lunga
esperienza politica e amministrativa.
L'incontro ha poi offerto un approfondimento anche sul nuovo
piano industriale regionale. "Di concerto con associazioni di
categoria e rappresentanze sindacali - ha aggiunto Pietro
Paviotti, che in sala era accompagnato dal collega dei Cittadini,
Gino Gregoris - la Regione sta elaborando un nuovo piano di
sviluppo industriale che sarà presto approvato dalla Giunta. Il
nostro gruppo ha individuato come prioritaria la necessità di
molte imprese di fare rete aggregandosi non più in base a
un'appartenenza di carattere geografico (distretto), ma per
affinità produttiva e capacità di collaborazione (filiera) nel
proporre un prodotto finito al mercato. Un passaggio, quello dai
distretti alle filiere, che rappresenterà un'opportunità da
cogliere e sfruttare per le sue grandi potenzialità". Una tesi
illustrata nei dettagli da Daniela Fontana. Responsabile dei
Distretti Unionfiliere: "Dobbiamo accelerare su alcuni ambiti
perché il futuro è già presente. Passare dai distretti alle
filiere significa prevedere logiche che vanno verso
l'aggregazione, vuol dire mettersi insieme e sfruttare tutte le
sinergie possibili in una visione interregionale e
transfrontaliera. Per generare valore è necessario un salto di
qualità in termini di logiche di relazione, di strumenti di
supporto e di soggetti attuatori. La nostra proposta per il
Friuli Venezia Giulia è il superamento degli 8 distretti attuali
con l'individuazione di 4 filiere: meccanica meccatronica,
agroalimentare, abitare sostenibile (legno, arredo, domotica...)
e nautica".