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Citt: Ausa-Corno,opportunità per Bassa Friulana e Monfalconese

28.06.2014
15:17
(ACON) Trieste, 28 giu - COM/MPB - Il nuovo piano di sviluppo industriale regionale e le sue ricadute nella Bassa friulana sono stati al centro dell'incontro-dibattito organizzato dal Gruppo consiliare dei Cittadini all'hotel Internazionale di Cervignano.

A fare gli onori di casa il consigliere regionale Pietro Paviotti, capogruppo dei Cittadini, profondo conoscitore della realtà locale e, in particolare, dei temi legati alla zona dell'Ausa Corno. Non a caso, infatti, all'invito dei Cittadini hanno risposto decine di addetti ai lavori del settore pubblico (sindaci, assessori e consiglieri comunali, provinciali e regionali) e di quello privato (imprenditori, sindacalisti e amministratori di consorzi, anche del vicino Monfalconese), tutti interessati a conoscere le prospettive economiche di un territorio non certo secondario nel panorama industriale regionale.

Attese che sono state soddisfatte dagli interventi dei relatori, a cominciare dalla professoressa Chiara Mio, docente della Ca' Foscari di Venezia, che ha lanciato una proposta a dir poco interessante: "Alla piattaforma dell'Ausa-Corno serve un grosso investimento industriale. Credere che l'attuale situazione di difficoltà possa essere superata dall'insediamento di nuove piccole-medie imprese, significa non avere ben presente qual è la situazione economica del nostro Paese. Niente sarà più come prima. E' giusto intervenire con azioni di sostegno mirate al breve-medio termine, ma pensiamo al futuro e progettiamolo pensando ai prossimi 15 anni. Le regole dell'economia sono cambiate e la Bassa friulana non fa eccezione. Il rilancio potrà esserci soltanto ragionando in una prospettiva più ampia che coinvolga l'area del Monfalconese fino a Trieste. La piattaforma dell'Ausa-Corno - ha sottolineato Mio - è l'unica, in tutto il nord Italia, in grado di ospitare nuovi insediamenti industriali significativi, magari di qualche multinazionale di semilavorati: c'è una naturale posizione logistica che definirei ideale, ci sono ampi spazi liberi da occupare, non mancano le buone infrastrutture di servizio (autostrade, anche del mare, ferrovia, porti di Nogaro, Monfalcone e Trieste con le giuste profondità) che possono essere facilmente integrate e migliorate, ci sono maestranze qualificate e centri di ricerca, c'è un tessuto sociale sano, c'è insomma un'organizzazione generale che poche altre aree in Italia possono vantare. Ma in quella che potrebbe essere una grande opportunità bisognerà crederci tutti, a cominciare da Regione e governo nazionale. La nostra prospettiva può stare soltanto in questa dimensione e la politica deve convincersi che può e deve vendere ai grandi investitori stranieri un sistema-Paese fatto di storia, cultura e capacità".

Una proposta che ha raccolto, oltre a quella dei Cittadini, anche l'approvazione di Matteo Rossini, commissario straordinario dell'Ausa-Corno, cui è spettato il compito di illustrare lo stato attuale ma anche le prospettive del Consorzio. "Ha ragione Mio, la nostra è una piattaforma eccezionale inserita in un territorio regionale ben organizzato e con indubbie potenzialità: l'area ideale per grandi imprese che vogliono investire. Il Consorzio, per il quale sarebbe opportuno rivedere alcuni aspetti organizzativi, continuerà ad erogare servizi, a gestire le attività di bonifica e a cercare di richiamare nuovi insediamenti, ma la prospettiva tracciata dai Cittadini nel lungo periodo mi sembra l'unica possibile".

Sulla stessa lunghezza d'onda di Mio e Rossini si è espresso anche l'ex consigliere regionale Renzo Travanut, memoria storica della Bassa friulana, che ha sostenuto e appoggiato la tesi della Ausa-Corno "piattaforma ideale" sulla base di una sua lunga esperienza politica e amministrativa.

L'incontro ha poi offerto un approfondimento anche sul nuovo piano industriale regionale. "Di concerto con associazioni di categoria e rappresentanze sindacali - ha aggiunto Pietro Paviotti, che in sala era accompagnato dal collega dei Cittadini, Gino Gregoris - la Regione sta elaborando un nuovo piano di sviluppo industriale che sarà presto approvato dalla Giunta. Il nostro gruppo ha individuato come prioritaria la necessità di molte imprese di fare rete aggregandosi non più in base a un'appartenenza di carattere geografico (distretto), ma per affinità produttiva e capacità di collaborazione (filiera) nel proporre un prodotto finito al mercato. Un passaggio, quello dai distretti alle filiere, che rappresenterà un'opportunità da cogliere e sfruttare per le sue grandi potenzialità". Una tesi illustrata nei dettagli da Daniela Fontana. Responsabile dei Distretti Unionfiliere: "Dobbiamo accelerare su alcuni ambiti perché il futuro è già presente. Passare dai distretti alle filiere significa prevedere logiche che vanno verso l'aggregazione, vuol dire mettersi insieme e sfruttare tutte le sinergie possibili in una visione interregionale e transfrontaliera. Per generare valore è necessario un salto di qualità in termini di logiche di relazione, di strumenti di supporto e di soggetti attuatori. La nostra proposta per il Friuli Venezia Giulia è il superamento degli 8 distretti attuali con l'individuazione di 4 filiere: meccanica meccatronica, agroalimentare, abitare sostenibile (legno, arredo, domotica...) e nautica".