CR: ddl attività culturali, relazioni maggioranza (1b)
(ACON) Trieste, 28 lug - MPB - All'attenzione del Consiglio
regionale, presieduto da Franco Iacop, il disegno di legge 56,
contente norme in materia di attività culturali e chel'Aula è
chiamata a licenziare domani. "Un ddl - ha ricordato Vincenzo
Martines (Pd), relatore di maggioranza e presidente della V
Commissione dove il provvedimento è stato esaminato - che punta a
disciplinare questo settore attraverso sia delle norme che una
rinnovata organizzazione politico-amministrativa e un nuovo e
semplificato sistema di erogazione del finanziamento pubblico
delle attività culturali".
Quattro i Titoli in cui il provvedimento è strutturato.
Il primo riguarda le disposizioni generali (finalità, oggetto e
principi).
Il secondo concerne programmazione, strumenti e organismi di
governo della cultura, e contiene, inoltre, ai fini della
configurazione di una nuova gestione-amministrazione delle
attività culturali, la previsione di un Documento triennale di
politica culturale della regionale (art. 4), quale momento di
analisi e di programmazione delle attività culturali regionali,
nonché l'Osservatorio regionale della cultura (art. 5) quale
organismo di raccolta e monitoraggio delle informazioni
statistiche relative alla domanda e all'offerta di attività
culturali e di spettacolo in Friuli Venezia Giulia.
Il terzo tratta le attività culturali in specifici Capi -
spettacolo dal vivo; attività cinematografica e audiovisiva; arti
figurative, visive della fotografia e della
multimedialità; divulgazione della cultura umanistica, storica,
giuridica, economica, delle scienze sociali e politiche e della
cultura scientifica; mantenimento della memoria storica; teatro
amatoriale, folclore, cori e bande; partenariato; residenze
multidisciplinari; distretti culturali.
Il quarto contiene le disposizioni finali, transitorie,
abrogative e finanziarie.
Abbinato, nell'esame in Commissione, alla proposta di legge 8 su
Nuove norme in materia di beni e attività culturali nella Regione
Friuli Venezia Giulia, primo firmatario il consigliere De Anna,
ha visto affidare a un gruppo di lavoro composto, con Martines e
De Anna, anche dai consiglieri Lauri e Paviotti e dall'assessore
Torrenti, il compito di elaborare una serie di emendamenti per
l'Aula.
"Il tema cultura, vissuto in passato come campo di battaglia
degli appetiti di chi, nessuno escluso, rappresentava il
territorio, viene ridiscusso a partire da nuove e condivise
considerazioni - ha affermato Martines citando l'esperienza
dell'oggi consigliere De Anna, assessore nella scorsa
legislatura, e il suo percorso di ascolto del settore, con anche
la richiesta del 'Movimento dell'1%' di alcune certezze in fatto
di partecipazione alla definizione dei processi per le strategie
pluriennali, di certezze progettuali minimo triennali e di
sostegno finanziario".
Un richiamo - di Martines - per dire da dove si è ripartiti per
la riforma. "Con la cultura non si mangia, ma il settore una
volta riorganizzato, messo in ordine, semplificato e finanziato
con tempi adeguati deve, ricevendo, restituire - ha sottolienato
Martines - quello che ha già fatto ma anche di più, inventando
strade alternative, vie di uscita nuove dalla crisi, che
identifichino il Friuli Venezia Giulia come una regione speciale
di confine che sa sconfianre dall'ordinario. Siamo partiti da una
proposta di Giunta un po' troppo spostata sull'aspetto della
pratica amministrativa e concentrata sulla gestione degli uffici
a un testo emendato tutti insieme - a meno delle giuste
eccezioni, e a parte il M5S che farà le sue considerazioni, ha
precisato il relatore - nella direzione di una riorganizzazione
che essendo supportato dal pubblico restituisca al territorio la
propria qualità in una triangolazione positiva tra operatori,
esecutivo, assemblea dei rappresentanti del territorio".
Il secondo relatore di maggioranza, Elio De Anna (FI), ricordando
che le premesse del testo di legge in esame sono state poste nel
2011 negli Stati Generali della cultura, ha sottolineato che la
cultura è la sintesi della condizione umana, di quella che è e di
quella che vorremmo. Se la cultura è la "spina dorsale" della
Regione, un'opportunità di investimento e non centro di spesa,
cartina di tornasole per una valutazione dello stato di salute
del benessere della comunità regionale, allora esso ha valenza
politico-programmatica. Disciplinarla e amministrarla con un
nuovo corpo normativo, anche se parziale (LR 68/1981 attuale
riferimento) presuppone una nuova e straordinaria responsabilità
programmatoria; una rimodellata organizzazione
politico-amministrativa regionale capace di erogare il
finanziamento pubblico diversamente dal passato; innovazione non
solo in termini di strumenti, ma anche sotto l'aspetto dei
presupposti giuridici e delle relazioni che intercorrono tra la
Regione e gli organismi culturali; semplificazione legislativa,
con l'abrogazione di numerose norme sedimentatesi nel tempo;
consultazione permanente tra pubblico e privato; selettività
della spesa pubblica.
Questo - ha aggiunto De Anna - non è un Testo unico su tutto il
fronte culturale, nel senso che alcune materie del patrimonio
culturale (biblioteche e musei in primis, e pure valorizzazione
dei beni mobili, archeologia industriale, architettura
fortificata, beni archeologici ed altri beni immobili) restano
disciplinate dalle rispettive normative vigenti di settore. Circa
l'istituzione dei Centri pubblici socio-culturali denominati
"Spazio cultura" e declinati come servizi d'interesse economico
generale (SIEG) prevista nella pdl 8, per De Anna - poichè è in
fase di presentazione un ddl organico da parte dell'assessore
alle Autonomie locali sul riordino dell'architettura
istituzionale della Regione, con assegnazione delle funzioni o
nuove funzioni della cultura a Regione e Comuni in forma singola
o associata - la proposta SIEG potrebbe essere trasformata in OdG
che impegni la Giunta a riconsiderare l'argomento dopo
l'approvazione del ddl in esame.
Infine l'intervento di Giulio Lauri (SEL), terzo relatore di
maggioranza.
Per Lauri il peso della la cultura nella vita di una comunità non
è solo un indice della sua civiltà, ma un fattore di crescita dal
punto di vista intellettuale e dal punto di vista economico e al
proposito il relatore cita molti dati per dire che la cultura e
la costruzione dell'immaginario non costituiscano affatto un
centro di un costo, ma al contrario siano un fattore produttivo
dell'economia immateriale e dell'occupazione. Un esempio per
tutti l'esperienza di FVG Film Commission e, più in generale,
l'intero ambito delle attività e delle manifestazioni
cinematografiche nella regione.
Parallelamente - ha fatto notare Lauri - non è diminuito quel
pullulare di piccole e grandi iniziative e attività culturali su
tutto il territorio regionale che scandiscono il tempo
libero dei cittadini del Friuli Venezia Giulia e che, pur non
avendo come orizzonte percorsi di professionalizzazione e venendo
svolte in forma volontaria o semivolontaria, alimentano
l'humus culturale e la ricchezza sociale della comunità regionale.
Entrambi gli aspetti ricordati spiegano alcuni dei principi e
degli obiettivi che hanno ispirato dopo trentaquattro anni la
stesura di questo testo, con lo scopo di circoscrivere gli enti
le attività e le manifestazioni di effettivo interesse regionale
già avviate verso percorsi di progressiva professionalizzazione e
in grado di trasformarsi in vere e proprie imprese culturali.
Delineando il confronto tra il nuovo e il precedente sistema
degli enti locali, Lauri indica la partecipazione,
programmazione, innovazione, semplificazione legislativa e la
selettività della spesa pubblica, come punti qualificanti ed
essenziali della riforma.
(immagini tv)
(segue)