Garante: a Trento convegno su famiglie con coppie stesso sesso
(ACON) Trieste, 12 ott - COM/AB - Walter Citti, componente
dell'Ufficio regionale del Garante per i diritti della persona
con funzione di garanzia per le persone a rischio di
discriminazione, parteciperà mercoledì e giovedì, a Trento, al
convegno internazionale conclusivo del progetto europeo "Rainbow
Families. Rights on the move. Famiglie arcobaleno. Diritti in
movimento", organizzato dall'Università degli Studi di Trento
assieme a CGIL Nuovi diritti, Università di Tolosa P. Sabatier,
Universitat Autònoma de Barcelona, Peace Institute di Ljubljana e
Cara-Friend, con sede a Belfast.
Il seminario, finanziato nell'ambito del programma "Diritti
Fondamentai e Cittadinanza europea" dell'Ue, analizzerà la tutela
in ambito europeo dei diritti delle famiglie formate da coppie di
persone dello stesso sesso che si spostano da uno Stato all'altro
e che risiedono all'interno dell'Ue, con particolare attenzione a
tematiche quali il riconoscimento dello status familiare, sia
esso il matrimonio o una forma di unione civile, l'accesso alle
tecniche di procreazione medicalmente assistita, l'adozione e la
tutela giuridica in situazioni critiche (crisi familiare, morte).
Con riferimento al dibattito sviluppatosi anche nella nostra
regione su tali questioni, si registra questo intervento di
Walter Citti:
"Meritano alcune precisazioni e riflessioni le vicende legate
alle coppie nazionalmente miste formate da persone dello stesso
sesso, unitesi in matrimonio nei Paesi ove tale istituto è stato
esteso anche alle coppie omosessuali, e che hanno stabilito la
loro residenza nella nostra regione.
Innanzitutto va precisato che il rilascio dell'autorizzazione al
soggiorno del cittadino di Paese terzo non costituisce affatto
una scelta discrezionale da parte degli Uffici immigrazione delle
Questure, come lascerebbe invece intendere l'annuncio di
interrogazioni parlamentari, bensì un atto dovuto derivante dal
rispetto di precise norme di legge, a sua volta espressione di
obblighi a livello europeo.
Con la "legge europea 2013" (L.n. 97/13), il legislatore italiano
ha emendato la normativa di recepimento e attuazione della
direttiva europea sulla libera circolazione e soggiorno dei
cittadini Ue e dei loro familiari. Le nuove disposizioni hanno
esteso il diritto alla libera circolazione e al soggiorno anche
al partner con cui il cittadino dell'Unione europea abbia una
stabile relazione attestata da documentazione ufficiale, con
conseguente rilascio della carta di soggiorno di familiare di
cittadino Ue, nel caso in cui il primo sia cittadino di un Paese
terzo.
Le nuove disposizioni sono state introdotte solo dopo che la
Commissione europea aveva avviato nel 2011 una procedura di
infrazione nei confronti dell'Italia per mancato adempimento
della direttiva europea in materia di libera circolazione.
Il mancato riconoscimento del diritto al soggiorno del cittadino
di Paese terzo, coniuge o partner dello stesso sesso del
cittadino dell'Unione, costituiva un obiettivo ostacolo alla
libera circolazione delle persone nello spazio comune europeo.
Oltretutto, la lacuna normativa determinava una violazione del
diritto fondamentale spettante a ciascuna persona a vivere
liberamente una relazione di coppia, senza discriminazioni
fondate sull'orientamento sessuale, quale parte integrante del
diritto al rispetto della vita personale e familiare, così come
nel frattempo riconosciuto tanto dalla Corte europea dei diritti
dell'Uomo (sentenza Schalk and Kopf v. Austria del 24 giugno
2010) quanto dalla stessa Corte costituzionale italiana (sentenza
n. 138/2010).
La norma di cui alla "legge europea 2013" costituisce pertanto un
passo in avanti verso il riconoscimento del diritto di ciascuna
persona a vivere liberamente la propria relazione di coppia senza
discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale. Nel nostro
Paese, tuttavia, tale riconoscimento è allo stato attuale ancora
del tutto insufficiente, mancando una legislazione sulle unioni
civili che il Parlamento deve adottare urgentemente, come la
Corte costituzionale ha nuovamente ricordato con la recente
sentenza n. 170/2014.
La questione della trascrizione degli atti di matrimonio
contratti all'estero da coppie formate da persone dello stesso
sesso rivela l'insostenibilità dell'attuale situazione italiana.
I Comuni sono infatti chiamati ad applicare una normativa che
secondo le direttive del ministero dell'Interno e
l'interpretazione finora seguita dalla Cassazione (sentenza n.
4184/2012) impedirebbe tale trascrizione; normativa che,
tuttavia, in mancanza di alcun organico riconoscimento giuridico
delle stabili relazioni all'interno di una coppia omosessuale che
tuteli adeguatamente diritti e obblighi della coppia medesima, si
espone al possibile se non probabile giudizio di
incostituzionalità.
Sono tuttora pendenti dinanzi alla Corte europea di Strasburgo
sei ricorsi riguardanti il rifiuto delle autorità italiane di
registrare matrimoni omosessuali contratti all'estero e
l'impossibilità delle coppie formate da persone dello stesso
sesso di contrarre matrimonio in Italia o ad avere accesso ad
altre modalità di unioni civili. Sarebbe auspicabile - conclude
Citti - che il Parlamento italiano adottasse una legislazione
sulle unioni civili non solo a seguito delle condanne e delle
pressioni provenienti dagli organismi e delle corti europee,
quanto piuttosto di un'acquisita maturità della sua società
civile e politica verso i diritti civili della persona a vivere
liberamente le proprie relazioni personali e familiari in
un'ottica di uguaglianza e non discriminazione".