V Comm: Ciriani illustra sua pdl riforma Autonomie locali (1)
(ACON) Trieste, 4 nov - MPB - Il riordino del sistema
Regione-Autonomie locali all'attenzione della V Commissione che,
presieduta da Vincenzo Martines (Pd) e presente l'assessore Paolo
Panontin, prima di avviare la nutrita serie di audizioni
programmate sul disegno di legge della Giunta, ha ascoltato dal
consigliere Luca Ciriani (FdI/AN) l'illustrazione della sua
proposta di legge sull'argomento. "Norme per la gestione
associata di servizi e funzioni comunali" il titolo del
provvedimento di Ciriani - 7 articoli in tutto - che così si
aggiunge al progetto elaborato dall'Esecutivo e che sarà pertanto
oggetto delle osservazioni e valutazioni dei numerosi soggetti
convocati in audizione tra oggi e domani.
Un testo molto schematico - è la definizione dello stesso Ciriani
- che necessita di qualche approfondimento tecnico ma che mira a
offrire elementi di discussione e riflessione.
Rivedere l'organizzazione e la dimensione dei nostri enti locali
è necessario, ma i piccoli comuni vanno riformati non perché, o
solo perché, costano troppo - è la sottolineatura del consigliere
- ma perché non in grado di essere adeguati alle esigenze dei
cittadini.
La strada che propongo, diversamente dal ddl della Giunta che
pare la prosecuzione estrema del progetto fallimentare delle
Aster, mentre il sistema di governo delle prospettate unioni
territoriali ricorda quello delle Comunità montane in cui
ingovernabilità e inefficienza si alimentavano reciprocamente, è
quella - ha spiegato Ciriani - delle associazioni intercomunali,
già delineata a livello nazionale che però che va riscritta sulla
base della conoscenza della nostra specifica realtà regionale.
Prevede uffici comuni per gestire insieme quasi tutte le funzioni
e i servizi fondamentali attraverso una convenzione quadro che
sia definita dai Consigli comunali in piena libertà anche per
quanto riguarda la loro governance. Occorre spingere i sindaci a
stare assieme, a decidere e a risolvere assieme, secondo criteri
di flessibilità, gradualità e lungimiranza, in un bacino non
dispersivo come quello attualmente previsto di almeno 40 mila
abitanti. Per questo la mia proposta prevede per i comuni montani
il limite minimo di 3.000 abitanti e di 10.000 per tutti gli
altri.
Creando le condizioni di gestione associata dei comuni,
assegnando durata e responsabilità non reversibili, premi e
penalità, le fusioni - ha concluso il consigliere - saranno
l'esito virtuoso di questo percorso condiviso e non drogato da
incentivi finanziari scriteriati e abnormi.
(immagini tv)
(segue)