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V Comm: Ciriani illustra sua pdl riforma Autonomie locali (1)

04.11.2014
15:53
(ACON) Trieste, 4 nov - MPB - Il riordino del sistema Regione-Autonomie locali all'attenzione della V Commissione che, presieduta da Vincenzo Martines (Pd) e presente l'assessore Paolo Panontin, prima di avviare la nutrita serie di audizioni programmate sul disegno di legge della Giunta, ha ascoltato dal consigliere Luca Ciriani (FdI/AN) l'illustrazione della sua proposta di legge sull'argomento. "Norme per la gestione associata di servizi e funzioni comunali" il titolo del provvedimento di Ciriani - 7 articoli in tutto - che così si aggiunge al progetto elaborato dall'Esecutivo e che sarà pertanto oggetto delle osservazioni e valutazioni dei numerosi soggetti convocati in audizione tra oggi e domani.

Un testo molto schematico - è la definizione dello stesso Ciriani - che necessita di qualche approfondimento tecnico ma che mira a offrire elementi di discussione e riflessione. Rivedere l'organizzazione e la dimensione dei nostri enti locali è necessario, ma i piccoli comuni vanno riformati non perché, o solo perché, costano troppo - è la sottolineatura del consigliere - ma perché non in grado di essere adeguati alle esigenze dei cittadini.

La strada che propongo, diversamente dal ddl della Giunta che pare la prosecuzione estrema del progetto fallimentare delle Aster, mentre il sistema di governo delle prospettate unioni territoriali ricorda quello delle Comunità montane in cui ingovernabilità e inefficienza si alimentavano reciprocamente, è quella - ha spiegato Ciriani - delle associazioni intercomunali, già delineata a livello nazionale che però che va riscritta sulla base della conoscenza della nostra specifica realtà regionale. Prevede uffici comuni per gestire insieme quasi tutte le funzioni e i servizi fondamentali attraverso una convenzione quadro che sia definita dai Consigli comunali in piena libertà anche per quanto riguarda la loro governance. Occorre spingere i sindaci a stare assieme, a decidere e a risolvere assieme, secondo criteri di flessibilità, gradualità e lungimiranza, in un bacino non dispersivo come quello attualmente previsto di almeno 40 mila abitanti. Per questo la mia proposta prevede per i comuni montani il limite minimo di 3.000 abitanti e di 10.000 per tutti gli altri.

Creando le condizioni di gestione associata dei comuni, assegnando durata e responsabilità non reversibili, premi e penalità, le fusioni - ha concluso il consigliere - saranno l'esito virtuoso di questo percorso condiviso e non drogato da incentivi finanziari scriteriati e abnormi.

(immagini tv)

(segue)