III Comm: audiz. educatori non qualificati e operatori salute mentale
(ACON) Trieste, 11 feb - RCM - Audizione, in III Commissione
consiliare regionale presieduta da Franco Rotelli (Pd), di
Legacoopsociali, AGCI solidarietà FVG, Confcooperative,
Cooperativa sociale Itaca, Circolo ACLI "La nuova cooperazione",
Gruppo spontaneo educatori di Pordenone, sulla situazione confusa
e complessa degli oltre 1.600 educatori non qualificati del
Friuli Venezia Giulia, dei laureati in Scienza dell'educazione,
degli operatori della salute mentale e di quelli dell'inserimento
lavorativo, per un totale che sfiora le 3.000 unità.
Stiamo parlando - hanno spiegato i presenti - degli educatori
dell'area della disabilità e dei minori, degli operatori della
salute mentale e degli operatori sociali della cooperazione
sociale B: si tratta di un'area molto vasta, con prevalenti
funzioni educative/riabilitative. Sono persone per lo più
laureate, ma senza dubbio tutte con decenni di servizio, che
hanno frequentato corsi di aggiornamento e specializzazione
organizzati dalle cooperative o da enti pubblici.
Un primo intervento regionale risale al 1996 - hanno quindi
ricordato gli intervenuti - con una legge quadro per
l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone
handicappate, e nel '97 con una delibera di Giunta dove, per
l'assistenza a tali soggetti, si parla di personale con funzioni
socio-educative e personale con mansioni socio-assistenziali.
Due anni dopo arriva il decreto del ministero della Sanità che
regola la figura dell'educatore professionale, ovvero colui che
ha il titolo di laurea di operatore sanitario che deriva
esclusivamente da un corso di facoltà di Medicina e non di altro
genere. La Regione interviene nel '98 e negli anni a seguire con
dei corsi di qualificazione che equiparano gli operatori già in
servizio ai laureati, e dunque dà loro un titolo equipollente.
Nel 2001 è istituito a livello nazionale il corso di laurea in
Educazione professionale, corso che in regione parte a Udine solo
tre anni dopo. Oggi si hanno dai 35 ai 40 laureati all'anno. Poi
la Regione, nel 2006, interviene con la legge n. 6 disciplinando
la figura dell'educatore, ovvero dell'operatore del sistema
integrato, e prevede sulla carta corsi di formazione ma poi, in
realtà, il buio - hanno chiosato i presenti.
In mancanza di un regolamento di attuazione della legge regionale
6/2006 in relazione alle risorse umane, gli Ambiti distrettuali
della provincia di Pordenone - si è poi appreso - nei loro bandi
di accreditamento per l'affidamento dei servizi richiedono
requisiti, al personale, che si differenziano da Ambito e Ambito.
La situazione non è affatto omogenea.
La soluzione dei corsi organizzati dalle cooperative non basta -
hanno rimarcato - e chiediamo: il riconoscimento di base del
contributo prestato dagli operatori non qualificati, in termini
di anzianità di servizio, aggiornamento e titoli posseduti,
nonché in termini di "diritti acquisiti" a svolgere determinate
mansioni di tipo educativo/riabilitativo nel territorio
regionale, ad esaurimento degli organici ora in servizio (nel
caso in cui la Regione scelga invece l'obbligo di
riqualificazione, si propone un percorso di studio per ottenere
una qualifica di II livello post diploma con frequenza modulare);
la definizione di accordi con le Università per avviare percorsi
di riqualificazione; una generalità di Giunta che tuteli pro
tempore la conservazione del posto di lavoro per gli educatori
non qualificati finché non si arrivi alla concretizzazione dei
provvedimenti definitivi che la Regione esprimerà in materia.
Discorso a parte per i tecnici dell'inserimento lavorativo di
persone svantaggiate: si tratta di personale in maggioranza privo
di titoli accademici in quanto reclutato e formato sulla base di
precise professionalità. La soluzione di percorsi formativi di
tipo accademico è incongrua - hanno affermato i proponenti -,
mentre si auspica l'organizzazione di corsi obbligatori di
formazione continua per il personale già occupato.
La Giunta si sta già facendo carico di questa problematica -
hanno reso noto alcuni consiglieri - e sarà nostra cura, come III
Commissione, seguire l'andamento delle decisioni che saranno
prese a riguardo.
(immagini tv)