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VI Comm: audizione Centri accoglienza minori non accompagnati

12.02.2015
17:37
(ACON) Trieste, 12 feb - RCM - Sono problematiche comuni e spesso senza soluzione, quelle che registrano i responsabili dei centri che accolgono i minori stranieri non accompagnati (Msna) che arrivano in Italia attraverso i tristemente noti "viaggi della speranza": Civiform, Fondazione Casa dell'Immacolata, Bosco di Muesis di Udine; Slovenski Dijaski dom, Associazione Casa famiglia Gesù bambino di Trieste; Ial di Pordenone. Le hanno raccontate alla III Commissione consiliare - presidente Franco Codega (Pd) - che li ha chiamati dietro richiesta di Roberto Novelli (FI).

Si comincia con il poter sapere se si tratti realmente di un minore (l'età - hanno spiegato - è stabilita non da noi ma dalle Forze dell'Ordine che solitamente, in caso di dubbio, si avvalgono della prova della radiografia del polso, ma non è un automatismo, infatti ci sono palesi maggiorenni che la polizia ha imposto siano ritenuti minorenni) e con il comunicare nella sua lingua, cosa non facile dato l'alto analfabetismo di questi ragazzi. Poi ci sono le intese con le Aziende sanitarie per fare loro le visite mediche e le analisi, intese che funzionano ma ci vuole comunque tempo perché le liste di attesa sono lunghe per tutti. Quindi si tratta di capirli e farsi capire: fondamentale è organizzare dei corsi di italiano, oggi insufficienti, anche perché sono la base per farli integrare con il resto della popolazione.

Difficile è anche trovare loro un corso professionale da frequentare, un lavoro adeguatamente retribuito, una struttura che se ne faccia carico quando diventano maggiorenni, un sostegno psicologico quando manifestano problematiche comportamentali (eppure mantenerli in carcere è più costoso - hanno fatto presente). Molti infatti sono educati, ma altri, sebbene siano la minoranza, non rispettano le leggi: nei loro confronti si dovrebbe poter intervenire, tramite Sistemi sociali e Forze dell'ordine, anche con il rimpatrio affinché i pochi non rovinino i più. I tempi delle richieste di asilo politico e di permesso di soggiorno, infine, sono troppo lunghi, molte volte il ragazzo intanto diventa maggiorenne.

A intervenire per pagare questi corsi di formazione è anche l'Ue con il Fondo sociale europeo, e la Regione con il programma Piano integrato di politiche per l'occupazione e per il lavoro (Pipol). I Comuni in cui sono stati rintracciati i minori sono obbligati a provvedere loro sino al raggiungimento della maggiore età. Se sono Comuni con meno di 15mila abitanti, sono rimborsati al 100% delle spese tramite la Regione (anche se i tempi sono lunghi e intanto il Comune deve pagare con risorse proprie), invece gli altri hanno dei rimborsi che dipendono dalla disponibilità delle risorse, ma a oggi hanno ottenuto circa il 90% delle spese. Poiché i nostri Comuni non possiedono strutture e personale adeguati, si rivolgono ai centri di accoglienza convenzionati. Tali centri sono pagati tra i 70 e gli 80 euro pro capite al giorno. Sono soldi che servono per tutto - hanno spiegato i responsabili - dai vestiti al vitto e alloggio, dai corsi all'euro o due che gli vengono dati di diaria, ma anche per ristrutturare le camere, perché non sono sempre lasciate in buone condizioni. Sono dunque soldi che ritornano tutti sul territorio regionale.

Il maggiore afflusso, per il Friuli Venezia Giulia, arriva da Tarvisio, poi Trieste, Cividale e Gorizia. Le case famiglia non li accettano perché sanno che sono soggetti difficili, che presentano solo problemi, e poi il costo del loro mantenimento aumenterebbe notevolmente per la Regione, anche sino a 120 euro. Il punto, però, su cui la politica secondo i gestori dei Centri convenzionati dovrebbe riflettere è perché debbano essere a carico dei Comuni.

(immagini tv)