VI Comm: audizione Centri accoglienza minori non accompagnati
(ACON) Trieste, 12 feb - RCM - Sono problematiche comuni e
spesso senza soluzione, quelle che registrano i responsabili dei
centri che accolgono i minori stranieri non accompagnati (Msna)
che arrivano in Italia attraverso i tristemente noti "viaggi
della speranza": Civiform, Fondazione Casa dell'Immacolata, Bosco
di Muesis di Udine; Slovenski Dijaski dom, Associazione Casa
famiglia Gesù bambino di Trieste; Ial di Pordenone. Le hanno
raccontate alla III Commissione consiliare - presidente Franco
Codega (Pd) - che li ha chiamati dietro richiesta di Roberto
Novelli (FI).
Si comincia con il poter sapere se si tratti realmente di un
minore (l'età - hanno spiegato - è stabilita non da noi ma dalle
Forze dell'Ordine che solitamente, in caso di dubbio, si
avvalgono della prova della radiografia del polso, ma non è un
automatismo, infatti ci sono palesi maggiorenni che la polizia ha
imposto siano ritenuti minorenni) e con il comunicare nella sua
lingua, cosa non facile dato l'alto analfabetismo di questi
ragazzi. Poi ci sono le intese con le Aziende sanitarie per fare
loro le visite mediche e le analisi, intese che funzionano ma ci
vuole comunque tempo perché le liste di attesa sono lunghe per
tutti. Quindi si tratta di capirli e farsi capire: fondamentale è
organizzare dei corsi di italiano, oggi insufficienti, anche
perché sono la base per farli integrare con il resto della
popolazione.
Difficile è anche trovare loro un corso professionale da
frequentare, un lavoro adeguatamente retribuito, una struttura
che se ne faccia carico quando diventano maggiorenni, un sostegno
psicologico quando manifestano problematiche comportamentali
(eppure mantenerli in carcere è più costoso - hanno fatto
presente). Molti infatti sono educati, ma altri, sebbene siano la
minoranza, non rispettano le leggi: nei loro confronti si
dovrebbe poter intervenire, tramite Sistemi sociali e Forze
dell'ordine, anche con il rimpatrio affinché i pochi non rovinino
i più. I tempi delle richieste di asilo politico e di permesso di
soggiorno, infine, sono troppo lunghi, molte volte il ragazzo
intanto diventa maggiorenne.
A intervenire per pagare questi corsi di formazione è anche l'Ue
con il Fondo sociale europeo, e la Regione con il programma Piano
integrato di politiche per l'occupazione e per il lavoro (Pipol).
I Comuni in cui sono stati rintracciati i minori sono obbligati a
provvedere loro sino al raggiungimento della maggiore età. Se
sono Comuni con meno di 15mila abitanti, sono rimborsati al 100%
delle spese tramite la Regione (anche se i tempi sono lunghi e
intanto il Comune deve pagare con risorse proprie), invece gli
altri hanno dei rimborsi che dipendono dalla disponibilità delle
risorse, ma a oggi hanno ottenuto circa il 90% delle spese.
Poiché i nostri Comuni non possiedono strutture e personale
adeguati, si rivolgono ai centri di accoglienza convenzionati.
Tali centri sono pagati tra i 70 e gli 80 euro pro capite al
giorno. Sono soldi che servono per tutto - hanno spiegato i
responsabili - dai vestiti al vitto e alloggio, dai corsi
all'euro o due che gli vengono dati di diaria, ma anche per
ristrutturare le camere, perché non sono sempre lasciate in buone
condizioni. Sono dunque soldi che ritornano tutti sul territorio
regionale.
Il maggiore afflusso, per il Friuli Venezia Giulia, arriva da
Tarvisio, poi Trieste, Cividale e Gorizia. Le case famiglia non
li accettano perché sanno che sono soggetti difficili, che
presentano solo problemi, e poi il costo del loro mantenimento
aumenterebbe notevolmente per la Regione, anche sino a 120 euro.
Il punto, però, su cui la politica secondo i gestori dei Centri
convenzionati dovrebbe riflettere è perché debbano essere a
carico dei Comuni.
(immagini tv)