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CR: legge difesa suolo e uso acque, relatore maggioranza Lauri (4)

14.04.2015
11:16
(ACON) Trieste, 14 apr - RCM - "Gli studi propedeutici alla redazione del progetto di Piano di tutela delle acque, approvato dalla Giunta in questa legislatura con grave ritardo rispetto alle altre Regioni italiane ed europee, dimostrano come, al netto dell'inquinamento dovuto agli scarichi civili e ad altre attività agricole e industriali che affronteremo in prossimi provvedimenti, a causa degli eccessivi prelievi in montagna molti corsi d'acqua siano ben al di sotto del loro deflusso minimo vitale, come la falda freatica più superficiale dell'acquifero presente nell'Alta pianura stia subendo un grave abbassamento, e come le falde in pressione più antiche e di più elevata qualità ai fini idropotabili della Bassa Pianura siano in corso di esaurimento".

Così l'incipit del secondo relatore di maggioranza, Giulio Lauri (SEL), del ddl n. 82, nato, a detta dello stesso Lauri, "con l'ambizione di istituire una disciplina organica in materia di difesa del suolo e utilizzazione delle acque, e fa fare alla Regione in ciascuno di questi due campi importanti passi avanti".

Il consigliere ha, quindi, spiegato la valenza del "Sistema informativo regionale per la difesa del suolo", coordinato dalla Protezione civile, nella individuazione delle priorità e nella pianificazione triennale degli interventi per la prevenzione delle alluvioni e delle frane.

Con questo ddl, anche la definizione degli interventi di manutenzione dei corsi d'acqua è riportata in capo alla Regione, adottando quelli di movimentazione del materiale litoide in alveo come prioritari rispetto a quelli di estrazione, finora proposti per lo più unilateralmente dalle ditte estrattrici o dai loro consorzi. Sarà la Regione, in sostanza, a programmare in via prioritaria dove e quando scavare.

Altre scelte di fondo significative dal punto di vista ambientale sono, per Lauri, quelle che riguardano da un lato la costituzione e il ripristino della vegetazione ripariale, dall'altro la semplificazione delle regole per il taglio della vegetazione che impedisce la corretta officiosità idraulica dei corsi d'acqua.

Lauri non manca, però, di evidenziare alcune lacune del testo: il riordino normativo avviene prima dell'approvazione del Piano di tutela delle acque, che fisserà degli obiettivi quantitativi e qualitativi di tutela della risorsa ancora da definire, ma in tema di durata e rinnovo delle concessioni le normative comunitarie e nazionali a cui la Regione si deve attenere non sembrano tenere nella dovuta considerazione il valore preminentemente pubblico della risorsa e la sua importanza per la popolazione e per l'economia del territorio. Se ciò da un lato non ha impedito di compiere una scelta importante per la conoscenza degli usi domestici presenti in regione e dell'impatto sulla risorsa idrica come quella, invocata da anni, di censire i pozzi privati della Bassa pianura e affidando tale incarico alle Autorità degli Ambiti territoriali ottimali, dall'altro in tema di durata e rinnovo delle concessioni ha impedito finora di definire nella legislazione regionale degli obiettivi più stringenti di quelli già definiti da una normativa nazionale molto datata, e di consentire sia una piena tutela delle concessioni pubbliche o prive di fini di lucro già in essere, sia l'individuazione di meccanismi per cui quelle private e a elevato impatto ambientale determinino almeno delle ricadute economiche soddisfacenti per il territorio.

In tema di difesa del suolo, ci sono aspetti che potrebbero essere ulteriormente migliorati: per tutti gli interventi che esulano dallo stato di emergenza di competenza della Protezione civile, è necessario definire in modo inequivocabile il limite reciproco fra i nuovi compiti di prevenzione e programmazione; è necessario chiarire il ruolo della Direzione regionale dell'ambiente nella definizione dell'urgenza degli interventi che saranno segnalati progressivamente alla Protezione civile dove si prevede di incardinare il Sistema informativo regionale per la difesa del suolo; per gli interventi di difesa idraulica dal rischio di alluvione e inondazione, è necessario ampliare e dettagliare di più le procedure che la Regione intende assumere per il mantenimento della stabilità dei versanti e la prevenzione del rischio di frane in aree pericolose; stessa cosa va fatta per quanto riguarda gli interventi di difesa delle coste; non sono presenti misure finalizzate allo stop al consumo di suolo in quanto la Giunta sta lavorando ad un testo specifico, perciò le due norme andranno armonizzate; non si tiene nella dovuta considerazione i pesanti cambiamenti climatici che il pianeta sta subendo, con sottovalutazioni dei potenziali eventi di piena e dei rischi che da questo può derivare.

Inoltre non affronta il tema della demolizione dei manufatti inutilizzati presenti nei corsi d'acqua e di ostacolo alla loro corretta officiosità idraulica; oggi gli interventi di estrazione degli inerti con la sola autorizzazione avvengono fino a un limite massimo di 5mila metri cubi, per quantitativi maggiori è prevista la procedura della concessione. Tale limite è stato triplicato portandolo a 15mila metri cubi. Si propone il ripristino della proposta in 10mila metri cubi; manca un tema delicato non solo per gli aspetti ecosistemici, ma anche per gli aspetti idraulici, come quello relativo al transito dei mezzi a motore all'interno degli alvei dei corsi d'acqua, e in particolare quello degli eventi e delle gare motoristiche che determinano anch'essi effetti sulla dinamica idraulica delle acque e i processi di erosione.

Da ultimo, Lauri ha rilevato come gli obiettivi ambiziosi di prevenzione e di difesa dal dissesto contenuti nel ddl richiederanno non solo maggiori risorse negli esercizi finanziari dei prossimi anni, ma anche il potenziamento delle risorse umane utilizzate per la difesa del suolo, a cominciare dal potenziamento del Servizio geologico. Si poteva, poi, fare un'altra scelta: potenziare gli Uffici geologici territoriali da incardinare all'interno delle UTI di prossima istituzione, e che potrebbero costituire i principali segnalatori dei fenomeni di dissesto.

(immagini tv)

(segue)