CR: legge difesa suolo e uso acque, relatore maggioranza Lauri (4)
(ACON) Trieste, 14 apr - RCM - "Gli studi propedeutici alla
redazione del progetto di Piano di tutela delle acque, approvato
dalla Giunta in questa legislatura con grave ritardo rispetto
alle altre Regioni italiane ed europee, dimostrano come, al netto
dell'inquinamento dovuto agli scarichi civili e ad altre attività
agricole e industriali che affronteremo in prossimi
provvedimenti, a causa degli eccessivi prelievi in montagna molti
corsi d'acqua siano ben al di sotto del loro deflusso minimo
vitale, come la falda freatica più superficiale dell'acquifero
presente nell'Alta pianura stia subendo un grave abbassamento, e
come le falde in pressione più antiche e di più elevata qualità
ai fini idropotabili della Bassa Pianura siano in corso di
esaurimento".
Così l'incipit del secondo relatore di maggioranza, Giulio Lauri
(SEL), del ddl n. 82, nato, a detta dello stesso Lauri, "con
l'ambizione di istituire una disciplina organica in materia di
difesa del suolo e utilizzazione delle acque, e fa fare alla
Regione in ciascuno di questi due campi importanti passi avanti".
Il consigliere ha, quindi, spiegato la valenza del "Sistema
informativo regionale per la difesa del suolo", coordinato dalla
Protezione civile, nella individuazione delle priorità e nella
pianificazione triennale degli interventi per la prevenzione
delle alluvioni e delle frane.
Con questo ddl, anche la definizione degli interventi di
manutenzione dei corsi d'acqua è riportata in capo alla Regione,
adottando quelli di movimentazione del materiale litoide in alveo
come prioritari rispetto a quelli di estrazione, finora proposti
per lo più unilateralmente dalle ditte estrattrici o dai loro
consorzi. Sarà la Regione, in sostanza, a programmare in via
prioritaria dove e quando scavare.
Altre scelte di fondo significative dal punto di vista ambientale
sono, per Lauri, quelle che riguardano da un lato la costituzione
e il ripristino della vegetazione ripariale, dall'altro la
semplificazione delle regole per il taglio della vegetazione che
impedisce la corretta officiosità idraulica dei corsi d'acqua.
Lauri non manca, però, di evidenziare alcune lacune del testo: il
riordino normativo avviene prima dell'approvazione del Piano di
tutela delle acque, che fisserà degli obiettivi quantitativi e
qualitativi di tutela della risorsa ancora da definire, ma in
tema di durata e rinnovo delle concessioni le normative
comunitarie e nazionali a cui la Regione si deve attenere non
sembrano tenere nella dovuta considerazione il valore
preminentemente pubblico della risorsa e la sua importanza per la
popolazione e per l'economia del territorio. Se ciò da un lato
non ha impedito di compiere una scelta importante per la
conoscenza degli usi domestici presenti in regione e dell'impatto
sulla risorsa idrica come quella, invocata da anni, di censire i
pozzi privati della Bassa pianura e affidando tale incarico alle
Autorità degli Ambiti territoriali ottimali, dall'altro in tema
di durata e rinnovo delle concessioni ha impedito finora di
definire nella legislazione regionale degli obiettivi più
stringenti di quelli già definiti da una normativa nazionale
molto datata, e di consentire sia una piena tutela delle
concessioni pubbliche o prive di fini di lucro già in essere, sia
l'individuazione di meccanismi per cui quelle private e a elevato
impatto ambientale determinino almeno delle ricadute economiche
soddisfacenti per il territorio.
In tema di difesa del suolo, ci sono aspetti che potrebbero
essere ulteriormente migliorati: per tutti gli interventi che
esulano dallo stato di emergenza di competenza della Protezione
civile, è necessario definire in modo inequivocabile il limite
reciproco fra i nuovi compiti di prevenzione e programmazione; è
necessario chiarire il ruolo della Direzione regionale
dell'ambiente nella definizione dell'urgenza degli interventi che
saranno segnalati progressivamente alla Protezione civile dove si
prevede di incardinare il Sistema informativo regionale per la
difesa del suolo; per gli interventi di difesa idraulica dal
rischio di alluvione e inondazione, è necessario ampliare e
dettagliare di più le procedure che la Regione intende assumere
per il mantenimento della stabilità dei versanti e la prevenzione
del rischio di frane in aree pericolose; stessa cosa va fatta per
quanto riguarda gli interventi di difesa delle coste; non sono
presenti misure finalizzate allo stop al consumo di suolo in
quanto la Giunta sta lavorando ad un testo specifico, perciò le
due norme andranno armonizzate; non si tiene nella dovuta
considerazione i pesanti cambiamenti climatici che il pianeta sta
subendo, con sottovalutazioni dei potenziali eventi di piena e
dei rischi che da questo può derivare.
Inoltre non affronta il tema della demolizione dei manufatti
inutilizzati presenti nei corsi d'acqua e di ostacolo alla loro
corretta officiosità idraulica; oggi gli interventi di estrazione
degli inerti con la sola autorizzazione avvengono fino a un
limite massimo di 5mila metri cubi, per quantitativi maggiori è
prevista la procedura della concessione. Tale limite è stato
triplicato portandolo a 15mila metri cubi. Si propone il
ripristino della proposta in 10mila metri cubi; manca un tema
delicato non solo per gli aspetti ecosistemici, ma anche per gli
aspetti idraulici, come quello relativo al transito dei mezzi a
motore all'interno degli alvei dei corsi d'acqua, e in
particolare quello degli eventi e delle gare motoristiche che
determinano anch'essi effetti sulla dinamica idraulica delle
acque e i processi di erosione.
Da ultimo, Lauri ha rilevato come gli obiettivi ambiziosi di
prevenzione e di difesa dal dissesto contenuti nel ddl
richiederanno non solo maggiori risorse negli esercizi finanziari
dei prossimi anni, ma anche il potenziamento delle risorse umane
utilizzate per la difesa del suolo, a cominciare dal
potenziamento del Servizio geologico. Si poteva, poi, fare
un'altra scelta: potenziare gli Uffici geologici territoriali da
incardinare all'interno delle UTI di prossima istituzione, e che
potrebbero costituire i principali segnalatori dei fenomeni di
dissesto.
(immagini tv)
(segue)