CR: pdl stranieri immigrati, articolato e dati (7)
(ACON) Trieste, 28 ott - MPB - La proposta di legge si compone
complessivamente di 28 articoli. Fissati finalità della legge e
principi normativi all'articolo 1, definiti i destinatari della
legge all'articolo 2, con gli articoli 3, 4 e 5 raccolti nel Capo
II inerente l'assetto istituzionale e la programmazione regionale
si definiscono i ruoli delle diverse istituzioni territoriali.
Il Capo III tratta di partecipazione programmazione: il piano
triennale e quello annuale per l'integrazione, rispettivamente
agli articoli 6 e 7, mentre l'articolo 8 prevede il monitoraggio
delle politiche di immigrazione; con gli articoli 9 e 10 si
istituisce la Consulta regionale per l'integrazione e se ne
definisce composizione e funzionamento.
Gli interventi per il diritto d'asilo e la tutela contenuti nel
Capo IV vedono all'articolo 11 trattato il ruolo della Regione ,
mentre gli articoli 12, 13 e 14 puntualizzano le modalità
-rispettivamente - per la lotta alla discriminazione, per le
iniziative di rientro e reinserimento nei paesi di origine e
assicurano agli Enti locali le risorse per iniziative di tutela
dei minori non accompagnati.
Negli articoli successivi sono previsti interventi di settore,
compresi nel Capo V: è confermato l'accesso alle prestazioni
sociali secondo quanto già previsto dalla legge regionale 6 del
2006 (articolo 15); è sostenuta l'azione dei Comuni nell'avviare
servizi territoriali di informazione e consulenza (16); la
Regione promuove e sostiene i luoghi di accoglienza provvisoria,
l'inserimento abitativo, le Agenzie Sociali della Casa (17).
L'articolo 18 prevede incentivi alle istituzioni scolastiche e
agli enti locali per interventi per la formazione alla
cittadinanza italiana e all'apprendimento della lingua italiana;
con il 19 si favorisce la collaborazione istituzionale in materia
di istruzione e ricerca; con il 20 gli interventi di integrazione
e comunicazione interculturale; nel 21 è ribadita l'assistenza
sanitaria a tutti i cittadini regolarmente presenti e, nei casi
di emergenza, anche ai non regolari. L'articolo 22 riguarda
l'inserimento lavorativo e il 23 la formazione professionale; il
24 prevede la clausola valutativa; gli ultimi 4 fanno parte delle
disposizioni transitorie, finanziarie e finali, raccolte nel Capo
VI.
Molti i dati forniti dai relatori di maggioranza circa la
presenza e l'incidenza degli immigrati nell'economia regionale.
La popolazione immigrata residente in Friuli Venezia Giulia al 31
dicembre 2013 (annuario della regione) era di 107.917 persone. La
popolazione straniera incide sul totale
della popolazione residente per il 9% e rappresenta il 2,3% degli
immigrati residenti su tutto il territorio nazionale. La
popolazione è così suddivisa nelle varie province: 12.067 persone
a Gorizia, 35.129 a Pordenone, 19.163 a Trieste, 41.558 a Udine.
In Friuli Venezia Giulia l'età media della popolazione è di 45,9
anni e il 23,4% ha oltre 65 anni. L'età media degli stranieri
residenti è di 32,5 anni. La presenza degli immigrati
pertanto aiuta a riequilibrare la struttura per età della
popolazione. A causa di un tasso di mortalità superiore a quello
di natalità, la crescita naturale della popolazione autoctona è
negativa (-3,4 per mille nel 2011, -3,8 nel 2012 e -3,9 nel
2013). La crescita totale si volge al positivo grazie ai tassi di
crescita della popolazione immigrata residente (-1,4 per mille
nel 2011, +3,3 nel 2012, +6,1 nel 2013). Proprio questa presenza
evita pertanto il lento declino demografico della nostra regione.
Per quanto riguarda l'occupazione, secondo l'ultimo Dossier della
Fondazione Leone Moressa, sono 53.000 gli occupati stranieri
nella nostra regione, il 10,6% del totale, con un
gettito Irpef stimabile in circa 170 milioni. La gran parte degli
occupati risulta impiegata nel settore dei servizi (48,3%),
all'interno del quale rientrano l'attività alberghiera e di
ristorazione, i servizi alle imprese, il commercio al dettaglio e
i servizi alla persona. Particolarmente
significativo il dato relativo alle badanti: sono circa 13.000 le
persone che svolgono questo lavoro assicurando di fatto una bella
fetta del welfare regionale. Undicimila (l'11% del totale)
sono poi le imprese, sempre secondo l'analisi della Fondazione
Moressa, a conduzione di stranieri nella nostra regione, imprese
che producono un reddito attorno ai due miliardi di euro.
È di circa 115 milioni ogni anno l'apporto alle casse delle
Regione che gli stessi immigrati fanno pervenire in termini di
compartecipazione tributaria dell'Irpef, cui vanno
aggiunte altre diverse decine di milioni in termini di
compartecipazione alle altre forme tributarie dovute dalle
imprese. Considerando poi anche i contributi previdenziali che i
lavoratori stranieri presenti in regione versano per pensioni
che, tra l'altro, pochi di loro godranno in futuro, sono altri
200 milioni che arrivano a rimpinguare le casse dell'Inps, tutto
a nostro vantaggio.
Quanto al blocco dei flussi migratori attraverso il
potenziamento della cooperazione allo sviluppo verso i Paesi di
provenienza, i primi ad "aiutarli a casa loro" sono gli stessi
immigrati, visto che, sempre secondo la Fondazione Moressa,
ammontano a circa 60 milioni le rimesse che gli immigrati della
nostra regione mandano a casa loro ogni anno. È un fenomeno che
fa il parallelo con quanto avviene a livello mondiale: secondo i
dati della Banca Mondiale, sono ormai diversi anni che le rimesse
della popolazione immigrata del nord del pianeta valgono quattro
volte il valore di tutto l'aiuto pubblico allo sviluppo dei Paesi
dell'emisfero nord: nel 2013 si tratta di 5 miliardi e 500
milioni di rimesse contro i 180-200 milioni di aiuto pubblico.
(segue)