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Gorizia: finanza pubblica, Peroni e altri interventi conclusivi (2)

21.11.2015
17:38
(ACON) Gorizia, 21 nov - RCM - A trarre le conclusioni al convegno goriziano della Conferenza delle Assemblee legislative regionali, anche il presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali, Gianpiero D'Alia, l'assessore regionale alle Finanze del FVG, Francesco Peroni, e il presidente della Corte dei conti, Raffaele Squitieri.

La riforma del Titolo V della Costituzione è un fallimento, più che un passo indietro - ha esclamato D'Alia -, perché non si è attuato il tanto promesso federalismo fiscale, mentre si passa dalle competenze concorrenti delle Regioni a quella esclusiva dello Stato.

Il presidente si è, quindi, soffermato sulle modifiche in particolare dell'articolo 117, sul sovraccarico di lavoro della Corte costituzionale di ricostruzione del sistema delle materie e delle funzioni amministrative statali collegata a quella riforma del sistema delle competenze delle amministrazioni locali che, però, non è avvenuta. Il tutto - ha detto D'Alia - ha determinato un'espansione della spesa pubblica causa un aumento degli apparati al posto di una loro diminuzione, e tutto senza una strategia chiara.

Intanto - ha aggiunto - il cittadino si è trovato senza certezze su quanto e cosa paga con il sistema fiscale, la magistratura penale ha ampliato il proprio controllo e alla fine il sistema così com'è non funziona. Abbiamo perso un'occasione. Il futuro è l'amministrazione digitale, non l'eccesso di controlli. Abbiamo sovraccaricato le piccole amministrazioni di riferimenti burocratici, ma per conoscerne i risultai bisogna attendere. Si può asciugare la finanza pubblica allargata solo con procedimenti che garantiranno tempi certi e un controllo sociale dell'attività pubblica attraverso la rete, alla quale far convergere ciascuno i propri dati; solo così avremo risparmi di spesa che nessuna legge finanziaria saprà fare se non con tagli lineari.

Dobbiamo avere la cultura e il rispetto delle entrate, e questo non c'è riforma che lo insegni - ha chiosato D'Alia affermando che il raccordo della fiscalità è legato anche alla riforma del Senato, a cosa risulterà essere in concreto.

Da parte sua, l'assessore Peroni ha parlato di deficit di coordinamento che si ritrova osservando il panorama legislativo, di equilibrio di bilancio tema focale nel 2012, e di ridisegno dei controlli con il nuovo ruolo alla Corte dei conti. Senza dimenticare la riforma costituzionale; il ruolo delle Regioni, soprattutto delle speciali, nel futuro della loro autonomia; la riperimetrazione degli enti locali.

Quanto al ruolo della Corte dei conti, ha accusato la percezione di un controllo quasi inquisitorio che determina una sorta di timore o diffidenza nei confronti della Corte stessa. Le difficoltà da lui registrate sono una impreparazione degli apparati tecnici ad adeguarsi alla riforma, vista anche la sua complessità, ed elementi di frizione ordinamentale non di dettaglio, come le partecipazioni societarie pubbliche e relativo accesso agli atti.

L'autonomia differenziata si giustifica - ha aggiunto - se si accompagna a una forte adesione al principio di sussidiarietà, ma anche qui si registra una criticità forte: il coordinamento della finanza pubblica è una linea che va dalla periferia al centro, ma c'è anche una direzione inversa nel senso che questo coordinamento riposa nei paradigmi della responsabilità politica dei risultati, della loro rendicontazione che deve risultare coerente, ma non da meno il principio della responsabilità è legato alla certezza delle risorse a disposizione.

A seguire, il presidente Squitieri ha affermato che il coordinamento della finanza pubblica che passa nelle mani dello Stato è un uovo di Colombo, dove il contrappeso è la riforma del Senato. Per lui, in realtà non c'è bisogno di dotarsi di una nuova struttura perché oggi ne manca una efficiente e dotata: questa esiste già ed è proprio la Corte dei conti, che opera da anni; questo va pensato prima di creare un nuovo apparato e relativi costi.

Per lui, il federalismo fiscale è partito male ma non perché concepito male, bensì perché sfortunato in quanto avviato in contemporanea con la crisi economica, con un debito pubblico che aumentava di giorno in giorno e dunque con la necessità, per il Governo, di attivare misure restrittive. Ora che ci sono segnali di ripresa, il suo auspicio è che quel discorso si riprenda, anche se il termine "fiscale" è riduttivo.

Sulla partecipazione in società, si tratta di un'attività indispensabile per le Regioni, ma ci sono problemi dove quelle società sono state trasformate in "assuntifici", hanno pagato consulenze per milioni di euro, sono andate contro le regole europee, e questo la Corte dei conti non può accettarlo. Perciò sono arrivati controlli più mirati e incisivi.

Infine, la Corte dei conti è già chiamata dal legislatore nazionale a esprimere un parere nella formulazione delle leggi di bilancio, perché non farlo anche per le leggi regionali. Ed è vero che i giudici sono dei controllori, ma sono i legislatori che utilizzano i soldi dei cittadini e questa è una enorme responsabilità.

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