Gorizia: finanza pubblica, Peroni e altri interventi conclusivi (2)
(ACON) Gorizia, 21 nov - RCM - A trarre le conclusioni al
convegno goriziano della Conferenza delle Assemblee legislative
regionali, anche il presidente della Commissione parlamentare per
le questioni regionali, Gianpiero D'Alia, l'assessore regionale
alle Finanze del FVG, Francesco Peroni, e il presidente della
Corte dei conti, Raffaele Squitieri.
La riforma del Titolo V della Costituzione è un fallimento, più
che un passo indietro - ha esclamato D'Alia -, perché non si è
attuato il tanto promesso federalismo fiscale, mentre si passa
dalle competenze concorrenti delle Regioni a quella esclusiva
dello Stato.
Il presidente si è, quindi, soffermato sulle modifiche in
particolare dell'articolo 117, sul sovraccarico di lavoro della
Corte costituzionale di ricostruzione del sistema delle materie e
delle funzioni amministrative statali collegata a quella riforma
del sistema delle competenze delle amministrazioni locali che,
però, non è avvenuta. Il tutto - ha detto D'Alia - ha determinato
un'espansione della spesa pubblica causa un aumento degli
apparati al posto di una loro diminuzione, e tutto senza una
strategia chiara.
Intanto - ha aggiunto - il cittadino si è trovato senza certezze
su quanto e cosa paga con il sistema fiscale, la magistratura
penale ha ampliato il proprio controllo e alla fine il sistema
così com'è non funziona. Abbiamo perso un'occasione. Il futuro è
l'amministrazione digitale, non l'eccesso di controlli. Abbiamo
sovraccaricato le piccole amministrazioni di riferimenti
burocratici, ma per conoscerne i risultai bisogna attendere. Si
può asciugare la finanza pubblica allargata solo con procedimenti
che garantiranno tempi certi e un controllo sociale dell'attività
pubblica attraverso la rete, alla quale far convergere ciascuno i
propri dati; solo così avremo risparmi di spesa che nessuna legge
finanziaria saprà fare se non con tagli lineari.
Dobbiamo avere la cultura e il rispetto delle entrate, e questo
non c'è riforma che lo insegni - ha chiosato D'Alia affermando
che il raccordo della fiscalità è legato anche alla riforma del
Senato, a cosa risulterà essere in concreto.
Da parte sua, l'assessore Peroni ha parlato di deficit di
coordinamento che si ritrova osservando il panorama legislativo,
di equilibrio di bilancio tema focale nel 2012, e di ridisegno
dei controlli con il nuovo ruolo alla Corte dei conti. Senza
dimenticare la riforma costituzionale; il ruolo delle Regioni,
soprattutto delle speciali, nel futuro della loro autonomia; la
riperimetrazione degli enti locali.
Quanto al ruolo della Corte dei conti, ha accusato la percezione
di un controllo quasi inquisitorio che determina una sorta di
timore o diffidenza nei confronti della Corte stessa. Le
difficoltà da lui registrate sono una impreparazione degli
apparati tecnici ad adeguarsi alla riforma, vista anche la sua
complessità, ed elementi di frizione ordinamentale non di
dettaglio, come le partecipazioni societarie pubbliche e relativo
accesso agli atti.
L'autonomia differenziata si giustifica - ha aggiunto - se si
accompagna a una forte adesione al principio di sussidiarietà, ma
anche qui si registra una criticità forte: il coordinamento della
finanza pubblica è una linea che va dalla periferia al centro, ma
c'è anche una direzione inversa nel senso che questo
coordinamento riposa nei paradigmi della responsabilità politica
dei risultati, della loro rendicontazione che deve risultare
coerente, ma non da meno il principio della responsabilità è
legato alla certezza delle risorse a disposizione.
A seguire, il presidente Squitieri ha affermato che il
coordinamento della finanza pubblica che passa nelle mani dello
Stato è un uovo di Colombo, dove il contrappeso è la riforma del
Senato. Per lui, in realtà non c'è bisogno di dotarsi di una
nuova struttura perché oggi ne manca una efficiente e dotata:
questa esiste già ed è proprio la Corte dei conti, che opera da
anni; questo va pensato prima di creare un nuovo apparato e
relativi costi.
Per lui, il federalismo fiscale è partito male ma non perché
concepito male, bensì perché sfortunato in quanto avviato in
contemporanea con la crisi economica, con un debito pubblico che
aumentava di giorno in giorno e dunque con la necessità, per il
Governo, di attivare misure restrittive. Ora che ci sono segnali
di ripresa, il suo auspicio è che quel discorso si riprenda,
anche se il termine "fiscale" è riduttivo.
Sulla partecipazione in società, si tratta di un'attività
indispensabile per le Regioni, ma ci sono problemi dove quelle
società sono state trasformate in "assuntifici", hanno pagato
consulenze per milioni di euro, sono andate contro le regole
europee, e questo la Corte dei conti non può accettarlo. Perciò
sono arrivati controlli più mirati e incisivi.
Infine, la Corte dei conti è già chiamata dal legislatore
nazionale a esprimere un parere nella formulazione delle leggi di
bilancio, perché non farlo anche per le leggi regionali. Ed è
vero che i giudici sono dei controllori, ma sono i legislatori
che utilizzano i soldi dei cittadini e questa è una enorme
responsabilità.
(immagini tv)
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