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VI Comm: audizione assessore Torrenti su richiedenti asilo (1)

23.11.2015
15:15
(ACON) Trieste, 23 nov - RCM - Audizione dell'assessore Gianni Torrenti in VI Commissione consiliare - presidente Franco Codega del Pd - come chiesto dai consiglieri del centrodestra, Barbara Zilli della lega Nord in testa, per parlare una volta di più di immigrazione in Friuli Venezia Giulia, ovvero per conoscere il numero dei richiedenti asilo e il loro Paese di provenienza; lo stato dell'arte dei progetti di accoglienza diffusa; la trasformazione delle caserme dismesse in centri di accoglienza; le iniziative, anche di concerto con il Governo, per affrontare il fenomeno degli immigrati che arrivano dalla rotta balcanica.

Premesso - ha detto subito Torrenti - che si tratta di un fenomeno con dati fluttuanti, in continua evoluzione tra nuovi arrivi e nuove partenze, che cambiano ogni giorno e aggiorniamo ogni 15 giorni, al 12 novembre scorso avevamo 3.216 presenze (2.979 persone giunte autonomamente e 237 trasferite qui dal ministero): 788 in provincia di Gorizia, di cui 401 nel Centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Gradisca e 223 a cui dover ancora individuare una sistemazione); 513 nel Pordenonese, con 51 a cui ancora dover trovare un posto; 1.055 in provincia di Udine, di cui 300 nella ex caserma Cavarzerani di Udine e 96 da individuare; 860 in provincia di Trieste, con 105 ancora da sistemare. Abbiamo la disponibilità di 55 Comuni, ma a questo numero vanno aggiunti i Comuni in attesa del protocollo e quelli che non hanno le convenzioni attive.

Se guardiamo a quando il flusso è iniziato - ha proseguito Torrenti -, avevamo cominciato ospitando circa 800 persone, passate a oltre 1.600 alla fine del 2013 e più di 1.800 a fine 2014. Quindi oggi abbiamo quadruplicato il nostro numero, rispetto al livello nazionale che vede triplicati gli sbarchi rispetto agli inizi: 42.925 nel 2013, 170.100 nel 2014, 141.039 al 2 novembre scorso, seppure in calo se confrontati con lo scorso anno.

Come tipologia di arrivati in Italia, dagli sbarchi giungono soprattutto eritrei, il 27%, poi 14% nigeriani, 8% somali, 5% siriani; via terra invece entrano afghani e pakistani, in parte minore anche bengalesi e maliani. Il riconoscimento, a livello nazionale, è del 93%: i respingimenti sono in calo negli anni. E poi bisogna essere onesti su questo punto, non ha nascosto Torrenti: i rimandati a casa sono una inezia perché è difficilissimo poterli rimpatriare.

In queste settimane gli ingressi in FVG sono di afghani e pakistani, maschi e adulti, e non si sono incrementati in modo significativo rispetto al numero totale perché questi uomini hanno l'obiettivo di andare verso i Paesi del Nord, non di restare qui; in generale vedono Italia e Francia un impantanamento rispetto alle loro intenzioni finali. Tra coloro giunti a Tarvisio, alcuni avevano biglietti o per il Veneto o addirittura per la Sicilia, ma non per restare in FVG.

Dopo la firma di accordo che impone una accoglienza distribuita tra tutte le Regioni, a inizio novembre si è raggiunta una distribuzione bilanciata, mentre all'inizio più di metà erano ospitati dalla Sicilia. Ora è la Lombardia a ospitarne la quota in percentuale più alta, 13%, la Sicilia è scesa al 12%, il Lazio 9%, Campania 8%, Piemonte, Veneto e Toscana 7%, Emilia-Romagna e puglia 6%, Calabria 4%, Marche, FVG, Liguria e Sardegna 3%, Abruzzo, Trentino-Alto Adige, Molise e Umbria 2%, Basilicata 1%, Valle d'Aosta 0,2%.

Il vero ostacolo per i tempi dell'accoglienza - ha evidenziato Torrenti - è che non c'è allineamento tra domande esaminate e i permessi di viaggio che, invece, deve rilasciare la Questura. C'è stata una accelerazione agli esami, ma le Questure non sono ancora attrezzate per accelerare anche loro, comunque i tempi, oggi di 8-9 mesi, si stanno dimezzando.

Mentre un altro grosso problema riguarda i minori non accompagnati, per i quali non ci sono posti liberi. Si stanno cercando strutture riconosciute e specializzate, perché è necessario l'affiancamento al minore e i Comuni non sono attrezzati per ospitarli. A livello nazionale solo il 20% sono in strutture attrezzate, il resto è in situazioni temporanee e precarie.

I progetti di accoglienza integrata e di inserimento socio-economico avviati grazie allo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) fanno sì che molte situazioni temporanee e precarie possono diventare assolutamente accettabili.

In generale si attende un aumento degli arrivi, in Italia, nei prossimi due anni perché la situazione in Siria non sta migliorando e non migliorerà con i bombardamenti, che anzi spingeranno altri cittadini a scappare.

(foto; immagini tv)

(segue)