VI Comm: audizione assessore Torrenti su richiedenti asilo (1)
(ACON) Trieste, 23 nov - RCM - Audizione dell'assessore Gianni
Torrenti in VI Commissione consiliare - presidente Franco Codega
del Pd - come chiesto dai consiglieri del centrodestra, Barbara
Zilli della lega Nord in testa, per parlare una volta di più di
immigrazione in Friuli Venezia Giulia, ovvero per conoscere il
numero dei richiedenti asilo e il loro Paese di provenienza; lo
stato dell'arte dei progetti di accoglienza diffusa; la
trasformazione delle caserme dismesse in centri di accoglienza;
le iniziative, anche di concerto con il Governo, per affrontare
il fenomeno degli immigrati che arrivano dalla rotta balcanica.
Premesso - ha detto subito Torrenti - che si tratta di un
fenomeno con dati fluttuanti, in continua evoluzione tra nuovi
arrivi e nuove partenze, che cambiano ogni giorno e aggiorniamo
ogni 15 giorni, al 12 novembre scorso avevamo 3.216 presenze
(2.979 persone giunte autonomamente e 237 trasferite qui dal
ministero): 788 in provincia di Gorizia, di cui 401 nel Centro di
accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Gradisca e 223 a cui
dover ancora individuare una sistemazione); 513 nel Pordenonese,
con 51 a cui ancora dover trovare un posto; 1.055 in provincia di
Udine, di cui 300 nella ex caserma Cavarzerani di Udine e 96 da
individuare; 860 in provincia di Trieste, con 105 ancora da
sistemare. Abbiamo la disponibilità di 55 Comuni, ma a questo
numero vanno aggiunti i Comuni in attesa del protocollo e quelli
che non hanno le convenzioni attive.
Se guardiamo a quando il flusso è iniziato - ha proseguito
Torrenti -, avevamo cominciato ospitando circa 800 persone,
passate a oltre 1.600 alla fine del 2013 e più di 1.800 a fine
2014. Quindi oggi abbiamo quadruplicato il nostro numero,
rispetto al livello nazionale che vede triplicati gli sbarchi
rispetto agli inizi: 42.925 nel 2013, 170.100 nel 2014, 141.039
al 2 novembre scorso, seppure in calo se confrontati con lo
scorso anno.
Come tipologia di arrivati in Italia, dagli sbarchi giungono
soprattutto eritrei, il 27%, poi 14% nigeriani, 8% somali, 5%
siriani; via terra invece entrano afghani e pakistani, in parte
minore anche bengalesi e maliani. Il riconoscimento, a livello
nazionale, è del 93%: i respingimenti sono in calo negli anni. E
poi bisogna essere onesti su questo punto, non ha nascosto
Torrenti: i rimandati a casa sono una inezia perché è
difficilissimo poterli rimpatriare.
In queste settimane gli ingressi in FVG sono di afghani e
pakistani, maschi e adulti, e non si sono incrementati in modo
significativo rispetto al numero totale perché questi uomini
hanno l'obiettivo di andare verso i Paesi del Nord, non di
restare qui; in generale vedono Italia e Francia un
impantanamento rispetto alle loro intenzioni finali. Tra coloro
giunti a Tarvisio, alcuni avevano biglietti o per il Veneto o
addirittura per la Sicilia, ma non per restare in FVG.
Dopo la firma di accordo che impone una accoglienza distribuita
tra tutte le Regioni, a inizio novembre si è raggiunta una
distribuzione bilanciata, mentre all'inizio più di metà erano
ospitati dalla Sicilia. Ora è la Lombardia a ospitarne la quota
in percentuale più alta, 13%, la Sicilia è scesa al 12%, il Lazio
9%, Campania 8%, Piemonte, Veneto e Toscana 7%, Emilia-Romagna e
puglia 6%, Calabria 4%, Marche, FVG, Liguria e Sardegna 3%,
Abruzzo, Trentino-Alto Adige, Molise e Umbria 2%, Basilicata 1%,
Valle d'Aosta 0,2%.
Il vero ostacolo per i tempi dell'accoglienza - ha evidenziato
Torrenti - è che non c'è allineamento tra domande esaminate e i
permessi di viaggio che, invece, deve rilasciare la Questura. C'è
stata una accelerazione agli esami, ma le Questure non sono
ancora attrezzate per accelerare anche loro, comunque i tempi,
oggi di 8-9 mesi, si stanno dimezzando.
Mentre un altro grosso problema riguarda i minori non
accompagnati, per i quali non ci sono posti liberi. Si stanno
cercando strutture riconosciute e specializzate, perché è
necessario l'affiancamento al minore e i Comuni non sono
attrezzati per ospitarli. A livello nazionale solo il 20% sono in
strutture attrezzate, il resto è in situazioni temporanee e
precarie.
I progetti di accoglienza integrata e di inserimento
socio-economico avviati grazie allo Sprar (Sistema di protezione
per richiedenti asilo e rifugiati) fanno sì che molte situazioni
temporanee e precarie possono diventare assolutamente accettabili.
In generale si attende un aumento degli arrivi, in Italia, nei
prossimi due anni perché la situazione in Siria non sta
migliorando e non migliorerà con i bombardamenti, che anzi
spingeranno altri cittadini a scappare.
(foto; immagini tv)
(segue)