IV Comm: audizione responsabile progetto banda ultra larga RuNe
(ACON) Trieste, 19 gen - RCM - La Commissione europea ha
approvato il progetto RuNe (Rural Networks), volto alla creazione
di una rete di fibra ottica transfrontaliera nella macro regione
formata da Friuli Venezia Giulia, Slovenia e due contee della
Croazia con la finalità di garantire una copertura a banda larga
che colleghi ogni singola abitazione facente parte delle zone
identificate come "aree bianche", ovvero a fallimento di mercato.
Il progetto rientra tra quelli finanziati dal Piano Junker e
prevede la collaborazione pubblico-privato, con il controllo
della Banca Mondiale, della Banca europea d'Investimento (Bei) e
della Commissione europea, che ne seguiranno e approveranno tutte
le fasi. Ma c'è il rischio che, per l'immobilismo della Giunta
Serracchiani, i fondi europei vadano persi.
È partendo da queste considerazioni che Roberto Revelant (AR),
Alessandro Colautti (Ncd) ed Elena Bianchi (M5S) hanno chiesto
un'audizione urgente, in IV Commissione consiliare, del
responsabile del progetto RuNe, Goran Zivec, già proprietario
della rete di telecomunicazioni slovena Vahta, e gli assessori
regionali competenti. L'audizione si è svolta nel pomeriggio,
alla presenza dell'assessore Paolo Panontin.
Agenda digitale europea - ha spiegato Zivec - prevede che entro
il 2020 tutti i cittadini possano disporre di una rete Internet
ultra veloce grazie a una struttura con capacità di almeno 30Mbps
(Megabit per secondo) e che almeno il 50% della popolazione sia
connessa a servizi con almeno 100Mbps. Lo scorso anno, l'Italia
ha approvato un Piano di investimento per lo sviluppo della banda
ultra larga (Piano Bul) va oltre, prevedendo la copertura delle
reti ultra veloci a oltre 100Mbps fino all'85% della popolazione.
A luglio 2014 - così ancora Zivec -, la Commissione europea ha
svolto un'indagine per sapere se esistevano iniziative per
progetti di banda e sviluppare così uno strumento di
finanziamento adeguato. La risposta è andata oltre le
aspettative, con oltre 140 idee, tra cui anche una a firma Friuli
Venezia Giulia, una da una Contea croata e due della Slovenia.
Ecco che la Commissione Juncker crea il Fondo europeo per gli
investimenti strategici, del valore di 315 miliardi di
investimenti nell'infrastruttura privata, e accoglie 14 dei 140
progetti.
Un anno fa, a Zivech viene l'idea di unire il progetto per il FVG
con quello per la Slovenia e quello per le due Contee croate.
Nasce, così, RuNe (costruzione e manutenzione di una
infrastruttura in fibra attiva per dare servizio al 97% delle
aree bianche nelle zone rurali; non è offerta di servizi di banda
larga agli utenti finali, ma è un puro operatore di
infrastruttura) che prevede un investimento di fondi europei per
il FVG di 135.168.504 euro, per la Slovenia di 189.462.340 euro e
per la Croazia di 69.771.246 euro (totale quasi 400 milioni); la
spesa prevista per il funzionamento e il mantenimento della rete
per 20 anni è stato calcolato rispettivamente in 104.238.343
euro, 118.629.150 euro e 55.740.886 euro (totale quasi 280
milioni).
Poiché la Ce non ha ingerenza sul territorio e poiché la Bei e la
Banca Mondiale non si muovono senza il consenso delle autorità
locali, ecco che è fondamentale - ha rimarcato Zivec - che ci sia
il consenso delle autorità locali, a cui non si chiede alcun
contributo finanziario, seppure non lo si vieti. I soci di RuNe
sono 4, due società slovene e due croate, nessun socio è del FVG
perché a oggi il FVG non fa parte di RuNe in quanto la Regione
non ha ancora manifestato l'interesse a partecipare.
I tempi, dettati dalla Banca Mondiale, parlano di un documento
preliminare del progetto pronto entro la fine di gennaio, massimo
metà febbraio, per redigere un documento finale entro giugno
prossimo - ha chiosato Zivec.
Molte le domande e le preoccupazioni dei consiglieri e anche
dell'assessore Panontin, dal significato di un consenso della
Regione a cui si chiede una manifestazione di interesse (la
Regione non può aiutare un cittadino a scapito di altri, facendo
così favoritismi) alla esistenza di un altro progetto di banda
larga alle zone rurali a cui sta pensando la Regione e che
dovrebbe costare 280 milioni di euro, da come è garantito il
prestito europeo a chi è il proprietario finale
dell'infrastruttura e cosa succede se questo fallisce.
Ci sono tutti gli accorgimenti per non ledere gli interessi di
nessuno - è stata la risposta; inoltre si va a intervenire in
zone non ancora coperte da infrastrutture e dunque non c'è
interesse di altri (è il 76% del territorio del FVG). Il prestito
comunitario è tramutato in obbligazioni che saranno comperate
dalla Bei per un rendimento garantito del 3%, ma non a vita: dopo
il periodo di costruzione e due anni dove verificheranno se è
stato raggiunto l'obiettivo minore (il collegamento del 25% delle
utenze al servizio) le obbligazioni saranno mutate in fondi a
lunghissimo termine e basso rischio. Se dopo due anni l'obiettivo
minore risultasse non essere stato raggiunto, allora
convertirebbero le obbligazioni in azioni e le venderebbero per
riavere i propri soldi, ma per esperienza di quanto già accaduto
in Slovenia, Zivec si è detto certo che ciò non accadrà.
L'assessore Panontin ha soprattutto espresso preoccupazione che
il progetto di banda ultra larga che è si sta delineando con lo
Stato, che lo finanzierà interamente, potrebbe risultare
incompatibile con il RuNe. Poiché dalla Banca Mondiale è arrivata
l'assicurazione che entro la settimana arriverà una richiesta
formale di consenso al RuNe - ha concluso Panontin -, la Regione
valuterà il progetto verificando soprattutto pro e contro, ovvero
pregiudiziali, rispetto al progetto dello Stato.
(immagini tv)