CR: Giorno del Ricordo, commemorazione di Lucia Bellaspiga (2)
(ACON) Trieste, 2 feb - AB - Conserva di Trieste uno dei primi
ricordi e poi il ritorno ai luoghi dei genitori, a Pola, in
Istria, che le hanno fatto scoprire le sue radici e capire
appieno che cosa significhi essere figlia di esuli.
Lucia Bellaspiga, scrittrice e giornalista, inviata di Avvenire,
figlia di esuli istriani, ha aperto in Consiglio regionale il suo
intervento per il Giorno del Ricordo con questa fotografia di un
passato vissuto in prima persona, che l'ha segnata profondamente,
dal quale sono uscite parole profonde, senza enfasi o rivalse,
parole che hanno fatto riflettere l'Aula di piazza Oberdan.
Di quel ritorno a Pola dopo tanti anni ha detto di ricordare
l'atmosfera, le parole sussurrate, il mare, le vie, la casa della
nonna, ma anche l'esilio dei parenti verso terre lontane,
l'Australia.
Quando vai via - ha osservato con tristezza - sai che è un addio
alle cose, alle abitudini, alle voci, ai rumori, ai sapori e agli
odori, un addio a te stesso. Sai che non rivedrai più la tua
casa, quella casa che hai lasciato senza nemmeno chiudere la
porta perché tanto il giorno dopo ci sarebbe entrato qualcun
altro.
E allora si ricomincia da zero, da un campo profughi. Da
giornalista - ha aggiunto - ho raccolto tanti racconti di allora,
racconti di sofferenza, di famiglie accampate, di sacchi riempiti
di foglie come giacigli, di lacrime che sgorgavano irrefrenabili.
La storia di un popolo è fatta dalle tante storie dei singoli e
questa ne fa parte di diritto. Proprio perché, mentre all'epoca
in Italia si costruiva la democrazia dopo la Liberazione, questa
storia avrebbe dovuto attendere ancora tanti anni prima che
venisse abbattuto il muro del silenzio che l'aveva confinata
nell'oblio.
Bisogna dare atto al presidente emerito Napolitano di aver
finalmente sdoganato questa parte di storia riconoscendo quel che
fino a quel momento si era taciuto: pulizia etnica, furia dei
partigiani di Tito, rastrellamenti notturni, processi sommari,
campi di concentramento, l'insediarsi di un nuovo regime
comunista, lo sradicamento della presenza italiana dalla Venezia
Giulia.
La strage sulla spiaggia di Vergarolla a Pola il 18 agosto 1946,
che provocò la morte di non meno di 80 persone, in gran parte
italiani - ha ammonito - è emblematica del clima di allora:
possiamo considerarla la prima strage della nostra Repubblica,
ben prima di piazza Fontana e della stazione di Bologna.
Cosa resta oggi di tutto questo? Si è chiesta Lucia Bellaspiga.
Quali responsabilità abbiamo noi delle seconde e terze
generazioni? Dobbiamo difendere una storia non ancora condivisa e
far capire a tutti che la guerra non è stata persa dai giuliano
dalmati, che nessuno deve più guardare talvolta con
superficialità, altre volte addirittura con fastidio, alle loro
giuste rivendicazioni, perché con le loro vite hanno riscattato
le nostre. È stato il nazifascismo che ha portato l'Italia nel
baratro, una guerra persa dunque da tutti gli italiani.
Ringrazio la presidente Serracchiani, il presidente Iacop, Giunta
e Consiglio per avermi dato questa opportunità, per essere qui,
in questa sede istituzionale che legittima senza se e senza ma la
vera storia, ha concluso la giornalista di Avvenire.
Oggi ci sono cinquanta comunità italiane, tra Slovenia e Croazia,
che continuano a tener viva la nostra cultura, la nostra lingua,
la nostra millenaria civiltà, anche grazie all'Università
popolare di Trieste. Gli esuli sono esempio di integerrima
onestà, persone che hanno saputo ricominciare da zero e farsi
valere. Spesso sono stati la parte migliore del Paese.
(foto, immagini tv)
(segue)