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IV Comm: illustrata pdl gestione servizi idrico e rifiuti urbani

16.02.2016
11:23
(ACON) Trieste, 16 feb - RCM- Riformare il sistema idrico integrato e il sistema di gestione integrata dei rifiuti urbani, continuando nel solco dei principi della legge Galli sanciti già nel 1994 (ciascuno sarebbe stato chiamato, da quel momento in avanti, a rispondere dell'intero processo di utilizzo dell'acqua, in antitesi a un mero appagamento immediato di un bisogno) ma che sono stati recepiti con grande difficoltà sia a livello nazionale che nella nostra Regione.

Ecco, allora, che nasce la proposta di legge del presidente della IV Commissione consiliare, Vittorino Boem (Pd), controfirmata dai capigruppo di maggioranza Lauri (Sel), Paviotti (Citt) e Moretti (Pd), dal titolo: "Organizzazione delle funzioni relative al servizio idrico integrato e al servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani".

Prima della legge Galli - ha spiegato Boem agli altri componenti della IV Commissione - esistevano circa 13.000 società a livello nazionale, molte delle quali gestite in economia dai singoli Comuni. A vent'anni dalla promulgazione di quella norma, sono rimaste circa 300 società, di cui circa 220 di piccole dimensioni, e 1.900 gestioni in economia, soprattutto nel Centro-Sud. Seppure la razionalizzazione sia stata importante, è ancora distante il consolidamento del sistema per renderlo compatibile con un modello industriale davvero capace di sostenere gli investimenti sulle reti di distribuzione, di collettamento e sulla depurazione.

In Friuli Venezia Giulia, la legge Galli del 1994 è stata recepita con la legge regionale 13/2005, ovvero con più di dieci anni di ritardo. La nostra è la sesta Regione per dispersioni idriche di rete, considerando che il 40% dei volumi immessi non raggiunge le utenze finali. A ciò si aggiunge l'inadeguatezza del sistema regionale di trattamento delle acque reflue: siamo secondi (dietro la Sicilia) per carichi inquinanti civili non trattati (oltre il 50%). Ciò ha portato all'apertura di ingenti procedure di infrazione: il ministero dell'Ambiente stima che le potenziali sanzioni comunitarie a carico del FVG si aggirino intorno ai 66 milioni (la terza Regione in Italia per entità assoluta, dopo la Sicilia e la Lombardia).

Passando al settore rifiuti, Boem ha sottolineato che la gestione dei rifiuti differisce per oggetto rispetto al servizio di gestione integrata dei rifiuti: la sua proposta di legge non ha come obiettivo quello di innovare disposizioni in materia di trattamento, trasporto o smaltimento dei rifiuti (seppure - ha detto - una riforma di questo settore sarebbe opportuna), bensì unicamente quello della governance di regolazione del sistema, un settore dove la normativa regionale è piuttosto polverizzata.

Nei fatti, un vero e proprio ente di governo dell'Ambito territoriale ottimale (Ato) dei rifiuti urbani in Friuli Venezia Giulia non esiste: sono i singoli Comuni ad affidare il servizio, esponendo il sistema a rilevanti rischi di disintegrazione della gestione per aree omogenee. Rispetto all'elaborazione dei contratti di servizio, sempre i Comuni si trovano in difficoltà e ricorrono, impropriamente, al supporto delle stesse società di gestione per la loro elaborazione.

Da tutto ciò, la necessità di una profonda revisione dei due sistemi attraverso i seguenti articoli: l'1 e il 2 illustrano le finalità del provvedimento; nel 3 è individuato un unico Ato coincidente con l'intero territorio regionale, sia per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, sia per il servizio idrico integrato. In particolare per quest'ultimo, si preserva la possibilità, tramite accordo con la Regione Veneto, di integrare nell'Ato i Comuni delle provincie di Venezia e Treviso attualmente compresi nella Consulta d'ambito interregionale CATOI Lemene; dal 4 al 15 si specifica l'ente di governo dell'Ato, denominato "Autorità unica per i servizi idrici e rifiuti" (Ausir): un'agenzia cui partecipano obbligatoriamente tutti i Comuni per l'esercizio delle funzioni assegnate da normativa statale in materia di servizio idrico integrato e gestione dei rifiuti urbani, dove al 15 si declinano i contenuti del Piano per la crisi idropotabile; il 16 prevede le modalità di affidamento dei servizi e rimanda alle normative nazionale e comunitaria di settore (tale materia, infatti, riguardando il mercato e i principi di concorrenza, compete esclusivamente allo Stato); nel 17 si richiama la disciplina delle convenzioni di servizio tra l'Ausir e le società di gestione dei servizi; il 18 introduce, per le zone montane, disposizioni specifiche per il mantenimento sia di presidi territoriali operativi per la gestione dei servizi, sia di appositi luoghi di confronto diretti tra società di gestione ed enti locali montani; il 19 richiama la disciplina sulla Carta dei servizi; il 20 dispone l'istituzione del Comitato consultivo degli utenti, assegnandone specifiche funzioni; nel 21 è prevista l'assunzione del personale dell'Ausir; il 22 rende conto della diversa disciplina tariffaria del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, attualmente in capo ai Comuni; gli articoli da 23 a 26 disciplinano la fase di attivazione e transitoria dell'Ausir e delle nuove disposizioni, prevedendo la confluenza delle funzioni delle attuali Consulte d'ambito al nuovo ente; il 27 norma i poteri sostitutivi; il 28 elenca le abrogazioni.

Un provvedimento davvero importante, è stato quindi definito dall'assessore regionale all'Ambiente, Sara Vito. Si tratta - ha aggiunto - di una riforma che va a colmare una debolezza, quando non una mancanza, in materia di gestione rifiuti. E' un provvedimento di cui si aveva bisogno, nato da un lavoro di squadra e non è stata una scelta casuale aver unito i due servizi, anzi si può dire che è uno dei suoi elementi forti.

Dopodomani, giovedì 18 febbraio, giornata di audizioni per approfondire la tematica con i soggetti più direttamente coinvolti, poi la proposta tornerà all'attenzione della Commissione a marzo.

(foto, immagini tv)