IV Comm: illustrata pdl gestione servizi idrico e rifiuti urbani
(ACON) Trieste, 16 feb - RCM- Riformare il sistema idrico
integrato e il sistema di gestione integrata dei rifiuti urbani,
continuando nel solco dei principi della legge Galli sanciti già
nel 1994 (ciascuno sarebbe stato chiamato, da quel momento in
avanti, a rispondere dell'intero processo di utilizzo dell'acqua,
in antitesi a un mero appagamento immediato di un bisogno) ma che
sono stati recepiti con grande difficoltà sia a livello nazionale
che nella nostra Regione.
Ecco, allora, che nasce la proposta di legge del presidente della
IV Commissione consiliare, Vittorino Boem (Pd), controfirmata dai
capigruppo di maggioranza Lauri (Sel), Paviotti (Citt) e Moretti
(Pd), dal titolo: "Organizzazione delle funzioni relative al
servizio idrico integrato e al servizio di gestione integrata dei
rifiuti urbani".
Prima della legge Galli - ha spiegato Boem agli altri componenti
della IV Commissione - esistevano circa 13.000 società a livello
nazionale, molte delle quali gestite in economia dai singoli
Comuni. A vent'anni dalla promulgazione di quella norma, sono
rimaste circa 300 società, di cui circa 220 di piccole
dimensioni, e 1.900 gestioni in economia, soprattutto nel
Centro-Sud. Seppure la razionalizzazione sia stata importante, è
ancora distante il consolidamento del sistema per renderlo
compatibile con un modello industriale davvero capace di
sostenere gli investimenti sulle reti di distribuzione, di
collettamento e sulla depurazione.
In Friuli Venezia Giulia, la legge Galli del 1994 è stata
recepita con la legge regionale 13/2005, ovvero con più di dieci
anni di ritardo. La nostra è la sesta Regione per dispersioni
idriche di rete, considerando che il 40% dei volumi immessi non
raggiunge le utenze finali. A ciò si aggiunge l'inadeguatezza del
sistema regionale di trattamento delle acque reflue: siamo
secondi (dietro la Sicilia) per carichi inquinanti civili non
trattati (oltre il 50%). Ciò ha portato all'apertura di ingenti
procedure di infrazione: il ministero dell'Ambiente stima che le
potenziali sanzioni comunitarie a carico del FVG si aggirino
intorno ai 66 milioni (la terza Regione in Italia per entità
assoluta, dopo la Sicilia e la Lombardia).
Passando al settore rifiuti, Boem ha sottolineato che la gestione
dei rifiuti differisce per oggetto rispetto al servizio di
gestione integrata dei rifiuti: la sua proposta di legge non ha
come obiettivo quello di innovare disposizioni in materia di
trattamento, trasporto o smaltimento dei rifiuti (seppure - ha
detto - una riforma di questo settore sarebbe opportuna), bensì
unicamente quello della governance di regolazione del sistema, un
settore dove la normativa regionale è piuttosto polverizzata.
Nei fatti, un vero e proprio ente di governo dell'Ambito
territoriale ottimale (Ato) dei rifiuti urbani in Friuli Venezia
Giulia non esiste: sono i singoli Comuni ad affidare il servizio,
esponendo il sistema a rilevanti rischi di disintegrazione della
gestione per aree omogenee. Rispetto all'elaborazione dei
contratti di servizio, sempre i Comuni si trovano in difficoltà e
ricorrono, impropriamente, al supporto delle stesse società di
gestione per la loro elaborazione.
Da tutto ciò, la necessità di una profonda revisione dei due
sistemi attraverso i seguenti articoli:
l'1 e il 2 illustrano le finalità del provvedimento; nel 3 è
individuato un unico Ato coincidente con l'intero territorio
regionale, sia per il servizio di gestione integrata dei rifiuti
urbani, sia per il servizio idrico integrato. In particolare per
quest'ultimo, si preserva la possibilità, tramite accordo con la
Regione Veneto, di integrare nell'Ato i Comuni delle provincie di
Venezia e Treviso attualmente compresi nella Consulta d'ambito
interregionale CATOI Lemene; dal 4 al 15 si specifica l'ente di
governo dell'Ato, denominato "Autorità unica per i servizi idrici
e rifiuti" (Ausir): un'agenzia cui partecipano obbligatoriamente
tutti i Comuni per l'esercizio delle funzioni assegnate da
normativa statale in materia di servizio idrico integrato e
gestione dei rifiuti urbani, dove al 15 si declinano i contenuti
del Piano per la crisi idropotabile; il 16 prevede le modalità di
affidamento dei servizi e rimanda alle normative nazionale e
comunitaria di settore (tale materia, infatti, riguardando il
mercato e i principi di concorrenza, compete esclusivamente allo
Stato); nel 17 si richiama la disciplina delle convenzioni di
servizio tra l'Ausir e le società di gestione dei servizi; il 18
introduce, per le zone montane, disposizioni specifiche per il
mantenimento sia di presidi territoriali operativi per la
gestione dei servizi, sia di appositi luoghi di confronto diretti
tra società di gestione ed enti locali montani; il 19 richiama la
disciplina sulla Carta dei servizi; il 20 dispone l'istituzione
del Comitato consultivo degli utenti, assegnandone specifiche
funzioni; nel 21 è prevista l'assunzione del personale
dell'Ausir; il 22 rende conto della diversa disciplina tariffaria
del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani,
attualmente in capo ai Comuni; gli articoli da 23 a 26
disciplinano la fase di attivazione e transitoria dell'Ausir e
delle nuove disposizioni, prevedendo la confluenza delle funzioni
delle attuali Consulte d'ambito al nuovo ente; il 27 norma i
poteri sostitutivi; il 28 elenca le abrogazioni.
Un provvedimento davvero importante, è stato quindi definito
dall'assessore regionale all'Ambiente, Sara Vito. Si tratta - ha
aggiunto - di una riforma che va a colmare una debolezza, quando
non una mancanza, in materia di gestione rifiuti. E' un
provvedimento di cui si aveva bisogno, nato da un lavoro di
squadra e non è stata una scelta casuale aver unito i due
servizi, anzi si può dire che è uno dei suoi elementi forti.
Dopodomani, giovedì 18 febbraio, giornata di audizioni per
approfondire la tematica con i soggetti più direttamente
coinvolti, poi la proposta tornerà all'attenzione della
Commissione a marzo.
(foto, immagini tv)