CR: servizio idrico e rifiuti, relatore di minoranza Sergo (4)
(ACON) Trieste, 17 mar - MPB - Considerazioni di metodo e di
merito nella relazione presentata del relatore di minoranza
Cristian Sergo (M5S), con la quale ha innanzitutto ribadito le
lamentele avanzate in Commissione per la decisione di non voler
audire alcuni sindaci e comitati che da anni si interessano delle
tematiche legate al servizio idrico della nostra Regione, tanto
più che presidente e vicepresidente della IV Commissione sono
anche firmatari del testo. Altra lamentela riguarda la velocità,
del tutto incomprensibile, con cui si vuole approvare questo
testo. Quanto al merito, per Sergo la proposta non affronta
l'interrelazione tra nome comunitarie, statali e potestà
legislativa autonoma in materia di acquedotti, né si pone il
problema di garantire l'autonomia almeno decisionale degli Enti
locali su infrastrutture pubbliche di loro proprietà.
Così - per Sergo - si accentuerà il progressivo allontanamento
degli organismi decisionali dai cittadini, veri e unici
proprietari di tali risorse e anche la nostra specialità viene
avvilita dal testo in discussione che si limita a proporre un
sistema accentrato su scala regionale, data anche l'assenza di
riferimenti alle competenze legislative primarie in tema di
esercizio di funzioni dei Comuni in forma associata, di
acquedotti di interesse locale e regionale, potestà legislativa
concorrente e di utilizzazione delle acque pubbliche. L'assenza
di disposizioni autonome e connotanti la specialità della nostra
Regione non trova giustificazione nemmeno nell'esigenza di
garantire i cittadini e il comparto produttivo.
Altra carenza - imperdonabile, per il relatore - è data
dall'assenza di previsioni atte a supportare concretamente gli
enti di ricerca che operano sul territorio. Poi, l'articolo 16
sull'affidamento dei servizi, pur contenendo la facoltà di
affidare il servizio idrico integrato e il servizio di gestione
integrata dei rifiuti urbani a società interamente pubbliche
mediante affidamento diretto in caso di sussistenza di tutti i
requisiti di legge, contiene anche disposizioni finalizzate a
obiettivi diametralmente opposti o comunque di molteplice
attuazione.
L'acqua è anzitutto un sistema locale di vita: la gestione
pubblica e partecipata del servizio idrico a tutela dell'acqua
come bene comune significa adottare una nuova economia, cioè
rilanciare il ruolo delle città e la partecipazione dei
cittadini: processo partecipativo che manca nella proposta. E ciò
vale anche per quanto attiene la gestione dei rifiuti urbani.
Quanto all'assetto amministrativo dei servizi, organizzati
secondo la proposta in un unico ambito territoriale regionale, la
disciplina nazionale impone che i servizi pubblici locali a rete
di rilevanza economica debbano essere organizzati sulla base di
ambiti o bacini territoriali ottimali e omogenei governati da
specifici Enti, istituiti dalle Regioni, come pure la dimensione
dell'ATO deve esser scelta dalla Regione. Al proposito il
relatore fa notare che la scomparsa del riferimento alla
coincidenza tra il territorio dell'ATO e quello della Provincia
nell'attuale formulazione del Testo unico ambientale e le riforme
ordinamentali in atto, dovrebbero far propendere per il
superamento ideologico dell'ambito minimo di affidamento a
livello provinciale, che invece viene espressamente individuato
dall'art. 6 della pdl.
Inoltre, le due tipologie di servizi che si intendono accorpare
prevedono peculiarità organizzative differenziate a seconda delle
diversità territoriali servite (che non mancano nella nostra
regione) e che mal si conciliano con un affidamento ad una
gestione unica su tutto il territorio. Ma, evidenzia ancora Sergo
nella relazione, la più grande contraddizione di questa proposta
è nel voler individuare oltre che un'unica autorità anche un
unico direttore generale, che dovrebbe avere competenze sia in
materia di servizio idrico che di rifiuti. Se così non fosse, ci
sarebbe il pericolo di veder penalizzato uno dei due sistemi
integrati, se non addirittura entrambi.
Problematiche che emergono anche su disposizioni puntuali volte a
garantire la specialità e a superare i deficit territoriali
sempre presenti, sottolinea infine il relatore richiamando ad
esempio quelle riferite alle zone montane.
Un testo, conclude la relazione di Sergo, che sembra calato da
realtà lontane dalla nostra regione.
(segue)