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CR: servizio idrico e rifiuti, relatore di minoranza Sergo (4)

17.03.2016
11:30
(ACON) Trieste, 17 mar - MPB - Considerazioni di metodo e di merito nella relazione presentata del relatore di minoranza Cristian Sergo (M5S), con la quale ha innanzitutto ribadito le lamentele avanzate in Commissione per la decisione di non voler audire alcuni sindaci e comitati che da anni si interessano delle tematiche legate al servizio idrico della nostra Regione, tanto più che presidente e vicepresidente della IV Commissione sono anche firmatari del testo. Altra lamentela riguarda la velocità, del tutto incomprensibile, con cui si vuole approvare questo testo. Quanto al merito, per Sergo la proposta non affronta l'interrelazione tra nome comunitarie, statali e potestà legislativa autonoma in materia di acquedotti, né si pone il problema di garantire l'autonomia almeno decisionale degli Enti locali su infrastrutture pubbliche di loro proprietà.

Così - per Sergo - si accentuerà il progressivo allontanamento degli organismi decisionali dai cittadini, veri e unici proprietari di tali risorse e anche la nostra specialità viene avvilita dal testo in discussione che si limita a proporre un sistema accentrato su scala regionale, data anche l'assenza di riferimenti alle competenze legislative primarie in tema di esercizio di funzioni dei Comuni in forma associata, di acquedotti di interesse locale e regionale, potestà legislativa concorrente e di utilizzazione delle acque pubbliche. L'assenza di disposizioni autonome e connotanti la specialità della nostra Regione non trova giustificazione nemmeno nell'esigenza di garantire i cittadini e il comparto produttivo.

Altra carenza - imperdonabile, per il relatore - è data dall'assenza di previsioni atte a supportare concretamente gli enti di ricerca che operano sul territorio. Poi, l'articolo 16 sull'affidamento dei servizi, pur contenendo la facoltà di affidare il servizio idrico integrato e il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani a società interamente pubbliche mediante affidamento diretto in caso di sussistenza di tutti i requisiti di legge, contiene anche disposizioni finalizzate a obiettivi diametralmente opposti o comunque di molteplice attuazione.

L'acqua è anzitutto un sistema locale di vita: la gestione pubblica e partecipata del servizio idrico a tutela dell'acqua come bene comune significa adottare una nuova economia, cioè rilanciare il ruolo delle città e la partecipazione dei cittadini: processo partecipativo che manca nella proposta. E ciò vale anche per quanto attiene la gestione dei rifiuti urbani.

Quanto all'assetto amministrativo dei servizi, organizzati secondo la proposta in un unico ambito territoriale regionale, la disciplina nazionale impone che i servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica debbano essere organizzati sulla base di ambiti o bacini territoriali ottimali e omogenei governati da specifici Enti, istituiti dalle Regioni, come pure la dimensione dell'ATO deve esser scelta dalla Regione. Al proposito il relatore fa notare che la scomparsa del riferimento alla coincidenza tra il territorio dell'ATO e quello della Provincia nell'attuale formulazione del Testo unico ambientale e le riforme ordinamentali in atto, dovrebbero far propendere per il superamento ideologico dell'ambito minimo di affidamento a livello provinciale, che invece viene espressamente individuato dall'art. 6 della pdl.

Inoltre, le due tipologie di servizi che si intendono accorpare prevedono peculiarità organizzative differenziate a seconda delle diversità territoriali servite (che non mancano nella nostra regione) e che mal si conciliano con un affidamento ad una gestione unica su tutto il territorio. Ma, evidenzia ancora Sergo nella relazione, la più grande contraddizione di questa proposta è nel voler individuare oltre che un'unica autorità anche un unico direttore generale, che dovrebbe avere competenze sia in materia di servizio idrico che di rifiuti. Se così non fosse, ci sarebbe il pericolo di veder penalizzato uno dei due sistemi integrati, se non addirittura entrambi.

Problematiche che emergono anche su disposizioni puntuali volte a garantire la specialità e a superare i deficit territoriali sempre presenti, sottolinea infine il relatore richiamando ad esempio quelle riferite alle zone montane.

Un testo, conclude la relazione di Sergo, che sembra calato da realtà lontane dalla nostra regione. (segue)